
La manipolazione dell’informazione e l’intossicazione delle coscienze sono un pilastro degli attuali regimi politici dei paesi cosiddetti “avanzati”. Dietro il paravento della difesa dell’opinione pubblica da fake news e della tutela degli interessi nazionali e internazionali, sempre più, i tanto declamati diritti di cronaca, informazione ed espressione vengono sottomessi agli interessi privati dei governi, delle multinazionali e degli altri centri di potere.
Un esempio? La Commissione Ue ha inserito Google, Apple, Facebook, Amazon, Twitter, Instagram e TikTok sulla lista delle 19 grandi piattaforme digitali sotto sorveglianza a partire dal 25 agosto. Fanno parte di questo elenco anche AliExpress, Bing, Booking, LinkedIn, Pinterest, Snapchat, Wikipedia, YouTube, Zalando. Le piattaforme avranno quattro mesi per allinearsi al regolamento Ue, pena multe fino al 6% del fatturato annuo e, in caso di recidiva, il divieto di operare sul territorio europeo. Un altro colpo dato dalla tecnocrazia europea ai colossi digitali del capitalismo della sorveglianza, teso, come fatto nel recente passato, a non permettergli di accumulare indiscriminatamente i dati degli utenti, e che ha già visto le reazioni piccate dei colossi tech, che hanno finora fatto i padroni in casa altrui, come nei recenti casi di Italia e Bolivia.
Il regolamento, oltre a una serie di misure sul divieto di profilazione degli utenti e la segnalazione di contenuti vietati ai minori, traccia una linea di demarcazione molto netta sul tema libertà di informazione. In sostanza le principali piattaforme digitali dovranno dare accesso a dei “controllori” perché monitorino i contenuti anche scegliendo quali di questi sono o non sono fake news o lesivi di minoranze, orientamento politico e altro. Una censura e un controllo dell’informazione in piena regola che certamente non metterà in difficoltà le grandi piattaforme ma chi in esse propaga informazioni, contenuti e notizie che sui medi ufficiali non trovano spazio.
Oltre a denunciare questa misura di controllo e manipolazione dell’informazione e dell’opinione pubblica e quindi della necessità di distruggere l’Unione Europea e tutto quello che oggi rappresenta, l’obiettivo che devono porsi tutti quelli che fanno informazione è anche quello di formare un’opinione pubblica, dare una visione delle cose e spiegare cosa accade nel mondo e contribuire con entusiasmo a cambiarlo, senza paura di andare contro corrente.
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