La Cina ha notificato alle ambasciate straniere e alle organizzazioni internazionali di non esibire “propaganda politicizzata” sui loro edifici, un’istruzione che secondo i diplomatici stranieri è rivolta alle diverse missioni estere in Cina che hanno issato la bandiera ucraina, o mostrato la sua immagine in manifesti e luci, in seguito all’avvio dell’operazione militare russa in Ucraina del febbraio 2022.
“Non utilizzare le pareti esterne delle strutture dell’edificio per mostrare propaganda politicizzata per evitare di incitare controversie tra paesi”, ha affermato il ministero degli esteri cinese il 10 maggio. Ufficialmente, però, in quell’avviso il ministero non ha menzionato bandiere ucraine o particolari manifestazioni di “propaganda”, nonostante sia comprensibile il riferimento all’esposizione di bandiere ucraine. In ogni caso il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin ha affermato che le ambasciate e gli uffici delle organizzazioni internazionali hanno il dovere di rispettare le leggi e i regolamenti cinesi.
La Cina ha chiesto la pace in Ucraina ma si è astenuta dal condannare la Russia, suscitando critiche da parte dei paesi occidentali, le cui missioni (quelle di Unione Europea, Gran Bretagna, Germania e Polonia) hanno esposto a Pechino immagini di bandiere ucraine insieme a quelle di celebrazione (nei paesi occidentali) della giornata internazionale contro l’omofobia.
È curioso che i media e le ambasciate statunitensi ed europee critichino il governo cinese di poca democrazia perché non gli consente di esporre le bandiere di un paese in guerra, in cui un governo nazista ha messo in piedi dei veri e propri campi di concentramento e messo fuori leggi sindacati e organizzazioni politiche. Un governo che di democratico non ha proprio niente. Del resto la censura e l’intossicazione dell’informazione sono specialità ben coltivate proprio a Bruxelles e a Washington.
Lascia un commento