Questo articolo è il primo di una trilogia di monografie sulle liste “antisistema” che prenderanno parte alle prossime elezioni politiche. Per la “anzianità di servizio”, la visibilità mediatica, la possibilità di oltrepassare lo sbarramento del 3% dei voti, è ItalExit a inaugurare la rassegna: la settimana prossima toccherà ad Italia Sovrana e Popolare e a Vita.
Giuseppe Russo
Avanti.it
Il partito denominatosi ItalExit venne fondato nell’estate 2021 da Gianluigi Paragone, già direttore del quotidiano leghista la Padania, poi telepredicatore “antisistema” su La7, dal 2018 fino all’espulsione senatore del Movimento 5 Stelle. Il progetto “sovranista” di Paragone, nato sull’onda della Brexit e dei successi elettorali di Nigel Farage nel Regno Unito, puntava con lungimiranza ad occupare una nicchia elettorale rimasta senza rappresentanza dopo le defezioni di Lega e 5 Stelle, ma fin dai primi passi è stato caratterizzato da pressappochismo e spregiudicatezza. A poche ore dalla conferenza stampa di lancio dell’iniziativa politica, un video di Luca Donadel faceva emergere i legami di Paragone con Gianluca Luciano, imprenditore operante nel settore dell’accoglienza e del supporto ai migranti; visto che il presidio dei confini è uno dei temi portanti del programma di ItalExit, Luciano, che gestisce una serie di siti che forniscono servizi agli stranieri, parrebbe poco compatibile con la “lotta all’immigrazione selvaggia” di Paragone; ad ogni modo, nonostante quest’ultimo abbia derubricato il connubio a “rapporti d’affari”, Gianluca Luciano si ritrova oggi candidato con ItalExit in un collegio senatoriale milanese. Questa vicenda, che attesta la spregiudicatezza politica di Gianluigi Paragone, è stata da molti, a torto o a ragione, considerata la prova che egli assolva il ruolo di gatekeeper e che la sua creatura sia uno strumento di “dissenso controllato”. ItalExit è stata sin da subito una mera appendice del suo leader, il quale ha promosso o disdetto battaglie sulla base dei sondaggi e dell’agenda massmediatica. Rispetto alle misure “pandemiche” adottate dai governi Conte e Draghi, per fare un esempio, Gianluigi Paragone ha avuto un atteggiamento fluttuante: dapprima si è mostrato allineato alla “narrazione”, sfoggiando mascherone e guanti di lattice a Palazzo Madama ed organizzando proteste di piazza nel rispetto del “distanziamento sociale”, poi è passato ad un approccio più “critico” (ma sempre restando nel perimetro del pensiero unico pandemico), fase in cui ha perorato la causa dei tamponi gratis per tutti. Nel frattempo, tutti i “negazionisti” erano stati epurati dal nascente partito, con Paragone che preferiva strizzare l’occhio a schegge politiche in fuga dal centrodestra, come gli scissionisti leghisti del movimento Grande Nord. Presente a macchia di leopardo alle elezioni amministrative degli ultimi due anni, ItalExit ha ottenuto risultati significativi solo nelle regioni settentrionali, mentre da Roma in giù il partito appare evanescente. In vista delle elezioni politiche, dopo aver assorbito i reduci di Vox Italia, Paragone aveva stretto un accordo con Alternativa, il gruppo di deputati fuoriusciti dal Movimento 5 Stelle in opposizione al governo Draghi, ma nell’imminenza della presentazione delle liste l’accordo è saltato a causa della candidatura di Carlotta Chiaraluce, storica militante di CasaPound capolista in due collegi romani alla Camera (per Paragone è stato tutto più prosaico: gli uomini di Cabras hanno mollato poiché avevano ricevuto pochi posti in lista). Altro esponente della stessa area candidato nelle liste di ItalExit è Massimo Cristiano in Calabria, a testimonianza che quello con la “destra non conforme” non è un fugace flirt estivo, ma un solido matrimonio, fatto che non poteva andar giù a Pino Cabras e soci. Fra le altre candidature nelle posizioni “eleggibili” della Camera, la gerarchia è determinata dal numero di circoscrizioni in cui si è testa di lista. A fare la parte del leone in tal senso sono lo stesso Paragone, che capeggia le liste in quattro circoscrizioni lombarde ed una pugliese, e la giornalista Mediaset Raffaella Regoli, che si autosospese dal lavoro al tempo dell’obbligo di Green Pass e che si trova a sua volta in corsa in cinque collegi plurinominali in Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Puglia. Quattro candidature ciascuno sono andate a due medici “ribelli” alle direttive governative: Giovanni Frajese ed Andrea Stramezzi. Il primo, nipote dello scomparso giornalista RAI Paolo Frajese, è un endocrinologo, nonché docente universitario, a sua volta autosospeso in seguito alla mancata ottemperanza degli obblighi vaccinali; il suo nome è stato associato alla galassia della resistenza vaccinale a partire dallo scorsa primavera, quando ha preso parte a conferenze organizzate nei due rami del parlamento per esprimere scetticismo verso l’efficacia delle inoculazioni ai minori nel primo incontro, un più articolato studio sui danni al sistema immunitario prodotti dal siero di stato nel secondo. Successivamente Frajese ha trovato spazio nei telesalotti come “no vax” pacato e ragionevole, finendo per essere intercettato dai radar di Paragone, che ne ha promosso la candidatura in due collegi plurinominali nel Lazio, uno in Piemonte ed uno in Veneto. Andrea Stramezzi è invece un medico fautore delle cure domiciliari per il Covid a base di idrossiclorochina ed ivermectina: attivo sulla rete già dal 2021, è stato più volte oggetto di linciaggio mediatico per via della pratica di prescrivere i farmaci “proibiti”. Folgorato a sua volta sulla strada che porta a Montecitorio, Stramezzi guida le liste di ItalExit in quattro circoscrizioni fra Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Lazio. Due donne mediaticamente meno conosciute si sono accaparrate tre candidature: l’ex leghista Giorgia Gonnelli (Abruzzo, Lazio 2 e Lombardia 2) e la coordinatrice regionale del partito in Emilia-Romagna Mia Gandini, che fra primo e secondo posto è candidata in tutti i collegi plurinominali della sua regione. A due “star” della galassia più o meno “sovranista” sono andati al contrario due posti a testa: in Campania e in Veneto per Francesco Amodeo, in Emilia-Romagna e in Trentino-Alto Adige per Stefano Puzzer. Amodeo è un giornalista e prolifico saggista napoletano (La Matrix Europea la sua opera più nota) che, dopo una parentesi da direttore generale di Emotion Power Station, azienda che si poneva come fine quello di realizzare “un network di stazioni di ricarica intelligenti” per i veicoli a trazione elettrica, si è “buttato in politica” finendo alfine fra le accoglienti braccia di Paragone e spendendosi in una generosa campagna elettorale all’insegna dello slogan “Da sempre. Dalla parte. Del popolo.” L’annuncio dell’avvenuta candidatura è stato accolto da mugugni e perplessità da parte di alcuni dei suoi numerosi follower sui social (abbondanza di cui Amodeo non perde occasione di parlare con malcelato orgoglio), ai quali l’aspirante deputato italexista ha così replicato sul suo canale Telegram: “Mi avevano avvertito. Non mostrare a certi italiani degli spiragli di luce che ti assaliranno. Vogliono vivere nelle tenebre, nel disfattismo, nel lamento continuo. Se gli mostri una strada possibile ti vedranno come un nemico.” Puzzer, dal canto suo, l’ex portuale nonché controverso “antieroe” dei fatti triestini dell’autunno 2021, (qui e qui due esaustivi contributi sull’argomento), ha svolto una campagna dai toni piuttosto dimessi: la sua dichiarazione più significativa è stata “Visto che in Italia quello che conta di più è il calcio facciamo un gioco. ITALEXIT (Inter) VITA (Milan) ITALIA SOVRANA (Juventus) UCDL (Lazio). Tutti assieme ora siamo la nazionale del dissenso, quindi ora pensiamo alla nazionale andiamo a firmare e a votare la nazionale. Comunque forza INTER.” L’uomo che le telecamere avevano elevato a leader nazionale del movimento No Green Pass, e che aveva usato la popolarità acquisita per “spegnere” l’infuocata piazza triestina, già protagonista di iniziative politiche paradossali come il banchetto con le sedioline per Draghi e per il papa, che avrebbero dovuto sedersi a convegno con lui in Piazza del Popolo assieme ai rappresentati di Russia e Stati Uniti, o la “missione” a Ginevra per consegnare una petizione all’ONU, aveva pure affermato, in tempi non sospetti: “prendo il mio ditino, lo pungiamo, e vi firmo con il sangue che non andrò mai alle elezioni”. Nelle liste di Paragone trovano spazio anche fuoriusciti a 5 Stelle dell’ultima o della penultima ora, come il marchigiano Massimo Gianangeli o il siciliano Mario Michele Giarrusso, senatore uscente ripresentatosi però alla Camera in due circoscrizioni della sua regione. Questo perché al Senato, che nella prossima legislatura sarà composto da duecento membri, le possibilità di elezione sono assai inferiori a quelle della Camera, dove superando il 3% si prenderebbero dieci deputati o giù di lì. Ciò nonostante, fra gli aspiranti senatori c’è un altro nome di punta di ItalExit, Nunzia Alessandra Schilirò detta “Nandra”, la poliziotta che venne sospesa dal servizio dopo i suoi interventi alle manifestazioni contro il Green Pass, restando sotto i riflettori per una breve ma intensa stagione e tornando nel cono d’ombra dopo aver organizzato un raduno dai toni femministico-esoterici a Firenze. “Nandra” giganteggia nelle liste di ItalExit per il Senato con cinque candidature, dal Piemonte alla Sicilia di cui è originaria, fino a passare dal Lazio, ove ha servito la patria come vicequestore. Fra gli altri che corrono, con pochissime speranze di successo, per ItalExit nei collegi plurinominali del Senato, oltre al sopracitato Gianluca Luciano, figurano l’ex assessore leghista della regione Lombardia Massimo Zanello, l’avvocato Marco Mori, già in CasaPound (il 25 settembre capolista in Liguria e Toscana), l’infermiere e sindacalista Enzo Palladino, più volte ospite in televisione (caratteristica che accomuna tutti i candidati prescelti da Paragone) durante lo scorso autunno, quando gli venne affibbiata l’etichetta di “infermiere no vax” per eccellenza. Complessivamente, le truppe guidate da Gianluigi Paragone saranno presenti col loro simbolo in 26 circoscrizioni su 29 alla Camera (tutte meno Val d’Aosta, Molise e “circoscrizione estero”) e in 17 su 21 al Senato (non presentandosi in quelle già citate ed in Trentino-Alto Adige).
Leggendo il programma di ItalExit (liberamente scaricabile dal loro sito), emerge il fattore che più lo caratterizza rispetto ai programmi delle altre forze che si definiscono “antisistema”: l’attenzione ai processi macroeconomici e geopolitici, alle opportunità di sovranità monetaria che si produrrebbero uscendo dall’euro, al rilancio dell’economia “reale” travolta dalle crisi. Con l’uscita dell’Italia dall’UE e la rimozione del cosiddetto “vincolo esterno”, si potrebbe, a detta di Paragone e sodali, inaugurare un imponente piano di lavori pubblici, riportare sotto il controllo statale gli asset strategici, abbattere le aliquote fiscali per chi produce, paga le tasse e reinveste in Italia: tutto nel nome di John Maynard Keynes. Se notevole appare, all’interno del documento, l’attenzione riservata alla ragion d’essere del partito, ovvero quella che con il solito anglicismo è stata chiamata “Italexit”, l’uscita dalla NATO non è invece neppure menzionata: si scrive che il Patto Atlantico “non può essere una struttura dominata completamente dagli Stati Uniti e l’Italia non può ridursi a eseguire ordini esterni come accaduto con il governo Draghi”, ma l’adesione dell’Italia non viene messa in discussione. Particolarmente radicale si mostra il programma di ItalExit per quel che riguarda le questioni sanitarie: opposizione agli obblighi vaccinali ed alle certificazioni digitali, indennizzi ai lavoratori sospesi ed ai danneggiati da vaccino, istituzione di una commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia. Altri temi caratterizzanti sono la lotta alla “immigrazione selvaggia” (con buona pace di Gianluca Luciano), l’ostilità alla diffusione della “teoria gender nelle “scuole”, la riformulazione della legge sull’allontanamento dei minori dalle famiglie di origine, la “difesa delle fasce giovani dall’uso tossico dei Social Network”.
Paragone punta dunque a presidiare il fianco “destro” del sovranismo più o meno “antisistema”, in concorrenza con la lista denominata Alternativa per l’Italia – No Green Pass, fondata da Mario Adinolfi del Popolo della Famiglia e dall’altro ex di CasaPound Simone Di Stefano, lista che tuttavia è riuscita a raccogliere le firme per presentarsi solo in 7 circoscrizioni alla Camera e 10 al Senato. Già alle ultime amministrative, del resto, Paragone aveva dato vita in diverse realtà a coalizioni con liste locali di centrodestra. mentre solo a Genova era stata presentata una lista unitaria (coronata da relativo successo) assieme alle altre forze che si richiamano al dissenso costituzionale. Gli appelli all’unità di tali forze in vista delle elezioni politiche sono caduti nel vuoto: Paragone appare convinto che il brand con la sua faccia valga più di tutte le altre figurine messe insieme. Sondaggi piuttosto compiacenti (frutto forse delle relazioni che il nostro avrà saputo costruirsi in otto anni trascorsi fra RAI e La7) corroborano questa convinzione, dando la sua lista poco al di sopra o poco al di sotto del fatidico 3%, eppure Paragone si rivela ultimamente preda di un distruttivo nervosismo, come si evince dal recente video in cui si scaglia con toni esagitati contro “i cretini che invitano a non votare” (qui la replica del chiamato in causa Moreno Pasquinelli con la clip originale), temendo forse che l’astensionismo possa dilagare fra i “disobbedienti” della prima ora, delusi dalla mancata unità e disgustati dalle candidature di egomaniaci ed opportunisti. Alcuni endorsement degli ultimi giorni, tuttavia, dovrebbero rinfrancare il senatore ex leghista ed ex pentastellato, in primis quello di Diego Fusaro, il filosofo fresco di rottura con Francesco Toscano di Italia Sovrana e Popolare, del quale è stato mentore a libro paga: pare che il comizio congiunto della coppia Paragone-Fusaro in quel di Ancona sia stato un successone. In secundis, è arrivato l’augurio che non ci si aspetta: dagli schermi di La7 Mario Monti, descrivendo Paragone come “una delle voci più forti in Senato”, gli ha pubblicamente augurato di superare la soglia che gli garantirebbe la sopravvivenza politica. Se così non dovesse andare, infatti, ItalExit si squaglierebbe già nella mattinata del 26 settembre.
Giovanni dice
Descrizione con connotazione forzatamente negativa, contenente numerose inesattezze, frutto evidente di una ricerca superficiale. Un paio di esempi: “sfoggiando mascherone e guanti di lattice” è riferito ad una provocazione di Paragone. Fatto ormai arcinoto a tutti. Anche il tema Nato è incompleto, perchè secondo il programma di Italexit: “…per questo motivo il modello dell’alleanza atlantica – la NATO – non risulta più rispondente ad uno schema ormai non più presente a livello storico, essendosi configurato più di recente come una struttura di proiezione periferica di una potenza militare centrale (gli USA). Proponiamo quindi un percorso di alleggerimento della posizione italiana e l’incipit di un cammino di ottenimento dello status di Nazione Neutrale, come “Svizzera del Mediterraneo” in modo che lo status di neutralità sia una garanzia in ambito Mediterraneo”.
Luisa Andreoli dice
Sarebbe il sogno di tanti .. di tutti credo ! poter vivere in un mondo consapevole ed eticamente corretto e’ la nostra prerogativa , per noi , per i nostri figli e per tutta l’umanità. Confido in voi . Vorrei sottolineare che pur non conoscendo il motivo sul canale telegram mi hanno bloccata non potendo leggere i commenti o fare domande . Se qualcuno mi può’ aiutare non conosco il motivo . Grazie , in bocca al lupo per tutto e per tutti noi
Redazione dice
Salve, il canale Telegram dell’Avanti non ha i commenti attivati, solo le reaction