La commissione per l’industria, la ricerca e l’energia del Parlamento europeo ha dato il via libera alla proposta di revisione della direttiva sulle performance energetiche degli edifici, che ha l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra e il consumo di energia nel campo edile entro il 2030, e renderlo nullo entro il 2050.
Secondo il testo approvato in commissione, gli edifici residenziali devono raggiungere una prestazione energetica classe E entro il 2030 e classe D entro il 2033.
I rappresentanti della maggioranza, Fdl, Lega e FI all’interno della commissione Industria del Parlamento europeo hanno votato contro la proposta, mentre il Partito popolare europeo si è diviso tra favorevoli e contrari. La norma rischia di essere una stangata pesante per le tasche degli italiani, andrebbe infatti a scaricare i costi di efficientamento energetico interamente sui cittadini. Ad essere colpito in maniera più grave dalla normativa sarebbe proprio il nostro paese, dove oltre l’80% dei cittadini sono proprietari di case, e dove oltre il 60% del patrimonio immobiliare è di classe energetica F o G, tutti edifici che entro il 2030 dovranno adeguarsi con costi di ristrutturazione molto elevati, si parla di 13mila euro per appartamento. La misura è anche classista perché chi non potrà permettersi di ristrutturare l’abitazione subirà una svalutazione del patrimonio. Sono state introdotte delle esenzioni almeno per le dimore di interesse storico, tuttavia riguarda solo quelle protette ufficialmente e sottoposte a vincoli, escludendo quindi moltissimi altri edifici posti nei centri storici. In totale nei prossimi 10 anni gli italiani dovranno spendere 120 miliardi per ristrutturare tutte le abitazioni italiane, 12 miliardi all’anno. Inizialmente era stato proposto il divieto di comprare o vendere gli immobili non adeguati, proposta che poi non è passata, tuttavia gli immobili non a norma andranno incontro ad una riduzione del loro valore e questo andrebbe a colpire anche il sistema dei mutui e dunque il sistema bancario.
<<La direttiva Ue rappresenta un rischio che accomuna sia i proprietari di case sia le banche per le loro garanzie nel momento in cui avviene una riduzione generalizzata del valore dell’immobile italiano. Emergerebbe un problema creditizio>> dichiara Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia.
Secondo Isabella Tovaglieri, relatrice ombra del provvedimento si tratta di una misura peggiore della patrimoniale e totalmente sbilanciata sul lato della sostenibilità senza tenere conto di altri aspetti, come quello economico, produttivo, industriale o il mercato degli immobili: <<la patrimoniale è una tassa, depaupera i risparmi ma il patrimonio resta. Con l’obbligo di ristrutturazione legato all’efficienza energetica, la maggior parte degli immobili italiani rischia di perdere valore e le banche potrebbero iniziare presto a chiedere maggiori interessi sui mutui per queste abitazioni, che costituiscono la maggioranza degli immobili attualmente sul mercato>>. Secondo il presidente di Federproprietà-Arpe, Giovanni Bardanzellu, il programma di efficientamento non solo è irrealizzabile in Italia senza contributi economici dall’Ue per sovvenzionare gli interventi a favore dei ceti medio-bassi ma soprattutto comportando la svalutazione di tutto il patrimonio edilizio, creerebbe speculazioni immobiliari di cui potrebbero beneficiare soltanto fondi speculativi e società finanziare internazionali.
L’intervento dell’Unione Europea forse serve proprio ad attuare speculazioni immobiliari mascherate da misure di sostenibilità? Il dubbio resta.
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