Marco Di Mauro
Avanti.it
La provincia canadese dell’Alberta, territorio vastissimo del Canada centro-occidentale con capitale Edmonton, è una delle più ricche del paese: con le sue ingenti riserve di petrolio e lo sviluppatissimo settore dell’allevamento, è chiamato dai giornalisti locali “il Texas del Canada”. Proprio come Dallas, anche l’Alberta Legislature Building di Edmonton ha ospitato nella sua storia quasi sempre governi conservatori, interrotti soltanto dalla XVII legislatura (2015-2019) dalla vittoria di Rachel Notrey del New Democratic Party of Alberta. Le elezioni nella primavera del 2019 hanno portato al governo Jason Kenney, che ha dovuto amministrare la provincia durante le angherie imposte dal governo centrale in occasione dell’operazione Covid. Proprio la popolazione dell’Alberta, con in testa la città di Calgary, è stata tra le maggiori protagoniste della grande protesta – la più grande e significativa dell’occidente alle dittature sanitarie dei primi anni Venti – del Freedom Convoy, che ha tenuto in scacco il governo sionista dello Young Global Leader di Klaus Schwab, Justin Trudeau, per un mese intero (dal 22 gennaio al 23 febbraio del 2022), una ribellione partita dai camionisti e sostenuta dalla stragrande maggioranza del paese, tanto da obbligare Trudeau a violare apertamente la costituzione canadese, instaurando la legge marziale e intervenendo direttamente sui conti correnti privati dei cittadini che protestavano. Secondo per numero di partecipanti e durata solo al grande presidio di Ottawa, il blocco stradale più battagliero è stato proprio in Alberta, al confine col Montana, a pochi passi dalla cittadina di Coutts: qui i camionisti sono stati affiancati da migliaia di cittadini solidali provenienti soprattutto da Calgary e hanno resistito con tutte le loro forze alle violenze e minacce della Royal Canadian Mountain Police. Lì vicino, al presidio sul fiume Milk, uomini donne e ragazzini sono riusciti a impedire gli arresti tenendosi tutti stretti per il braccio, in un atto storico di resistenza.
La repressione violenta che in seguito ha segnato la fine delle proteste non è bastata a tacitare gli animi dei cittadini dell’Alberta, decisi tutt’oggi a seguire il solco tracciato dalle proteste di inizio anno: Jason Kenney ha dovuto pagare lo scotto del suo mancato schieramento a favore dei cittadini nelle elezioni interne dello United Conservative Party tenutesi a fine settembre, dovendo lasciare il posto alla giornalista di area trumpiana – il suo motto è “Alberta First” – Marlaina Danielle Smith, ex giornalista nota per le sue posizioni non conformi al vangelo del politicamente (e sanitariamente) corretto, e che ha incentrato la sua campagna elettorale sulla critica aspra e aperta dell’integralismo sanitario esercitato dal governo Trudeau con l’operazione Covid. Appena eletta, la Smith ha chiarito che sotto il suo governo in Alberta non ci sarebbero stati obblighi vaccinali né discriminazioni sanitarie, e che la partnership tra il servizio sanitario della provincia e il World Economic Forum è “problematica”. Alle parole sono seguiti i fatti, ovvero il licenziamento in tronco del direttore sanitario dell’Alberta, la dottoressa Deena Hnshaw, colpevole di aver emanato tutti i provvedimenti di lockdown e discriminazione; oltre a lei, sono stati licenziati tutti i membri del consiglio d’amministrazione dell’Alberta Health Services.
Proprio ieri, inoltre, il ministro della giustizia della provincia Tyler Shandro si è appellato al ministro federale della pubblica sicurezza Marco Mendicino per far rimuovere dal proprio incarico il capo della RCMP, Brenda Lucki, che a suo avviso avrebbe insabbiato le responsabilità della polizia federale locale nei fallimenti della Commissione per l’Emergenza dell’Ordine Pubblico che stava indagando se il governo federale fosse giustificato nell’invocare l’Emergencies Act: “Come rivelato la scorsa settimana, non ha informato il gabinetto federale di tutte le opzioni di applicazione della legge disponibili prima della decisione di invocare la legge sulle emergenze” l’accusa si basa sul fatto che la Lucki aveva il dovere costituzionale di informare il premier Trudeau di tutte le altre strade disponibili per sgomberare i manifestanti prima dell’invocazione della legge marziale, ma pur avendo incontrato il primo ministro il giorno prima dell’indizione dell’Emergencies Act, non aveva detto nulla. Un altro motivo dell’indegnità di ricoprire la propria carica di Brenda Lucki è il boicottaggio della Commissione per le Vittime di Massa, un’inchiesta indipendente sulla sparatoria di massa in Nuova Scozia del 2020, che ha causato 22 vittime: “Negli ultimi due anni, il commissario Lucki non ha affrontato in modo schietto e pubblico la storia di razzismo sistemico della RCMP e ha messo a rischio l’integrità di un’indagine su una sparatoria di massa”.
Un’altra proposta di legge, annunciata dalla Smith in campagna elettorale e in cantiere per il primo dicembre, è quella che più preoccupa Justin Trudeau, ovvero l’Alberta Sovereignty Within a United Canada Act, una legge che consentirà alla provincia di operare come una “nazione nella nazione” – secondo la definizione denigratoria del giornalista Eric Adams del Globe and Mail – e sciogliere il parlamento dell’Alberta dall’obbligo di attenersi alle disposizioni del governo federale sul piano sanitario. E non solo: l’Alberta Sovereignity Act – che una volta promulgato sarebbe in vigore per due anni – consentirà alla ricca provincia di affrancarsi dalla normativa dei cosiddetti “Pagamenti di perequazione” (Equalization payments) che, detta in soldoni, redistribuiscono i proventi fiscali delle province in modo che il surplus di quelle ricche vada ad ammortizzare il deficit di quelle più povere e con un PIL basso (già in un referendum provinciale del 2021 due terzi degli albertani avevano votato per l’abrogazione del sistema di perequazione); un altro ostacolo alla propria economia da cui ci si libererebbe sono le leggi federali sull’ambiente, che hanno portato alla cancellazione degli oleodotti paralleli Enbridge Northern Gateway tra l’Alberta e la British Columbia, sfumando una grande opportunità di espansione del mercato fossile di Edmonton.
Tra meno di una settimana la legge dovrebbe essere presentata nella sua interezza, e già oggi Trudeau ha definito l’Alberta Sovereignity Act un “attacco alla costituzione del Canada”: staremo a vedere se invocherà la legge marziale anche adesso.
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