Il governo di Taiwan ha presentato una legge volta a punire chi “diffonde indiscrezioni o notizie false sulle forze armate in caso di mobilitazione”. La proposta di legge prevede come pena per i trasgressori “3 anni di galera o una multa pari a trentamila euro”.
Nelle intenzioni del governo taiwanese c’è la volontà di stroncare sul nascere la diffusione di qualsiasi informazione che “possa danneggiare le nostre forze armate in periodo di guerra”. La legge, ancora in fase preparatoria e non approvata dal parlamento, conferirebbe anche alle amministrazioni locali il potere di controllare la circolazione delle informazioni, coadiuvando in tal modo l’amministrazione statale nella ricerca degli informatori su tutte le piattaforme online; mentre l’autorità centrale di Taiwan che regola le telecomunicazioni, avrà il compito di regolare i rapporti fra i media e le autorità locali.
Il Kuomintang, il maggiore partito di opposizione, si è detto preoccupato perché, come affermato da Hung Meng-Kai, capo dei parlamentari del partito, “non è chiaro al momento il funzionamento della legge, né quali sono i limiti al suo utilizzo. Rischia di diventare una vera e propria legge che autorizza la censura nel nostro paese”. I sostenitori della legge invece, si dicono soddisfatti della proposta governativa poiché si tratta di “un valido strumento che potrà difenderci dalla disinformazione del malvagio nemico”, ossia la Cina. E in effetti durante la campagna elettorale per le ultime elezioni tenutesi a Taiwan, su molti social network sono apparse immagini e riprese video effettuate con droni che mostravano basi militari in condizioni abbastanza preoccupanti. E secondo i politici taiwanesi, a diffondere quelle immagini, sarebbero stati hacker cinesi assoldati da Pechino.
Questa proposta di legge rientra all’interno della complessa e tesa situazione fra Cina e Taiwan, con la prima che ritiene sia arrivato il momento di unificare l’isola al paese; mentre Taiwan, sostenuta dagli USA diplomaticamente e militarmente, vuole difendere a tutti costi la propria indipendenza, consci del fatto che a Washington ritengono l’isola strategicamente fondamentale nella guerra – per ora – fredda con Pechino. E a Taipei sembrano già pronti a scontrarsi col potente vicino.
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