Angelo Serafini
Avanti.it
In seguito alla recente alluvione nelle Marche il presidente Mattarella ha sostenuto la necessità di continuare negli investimenti di sviluppo sostenibile per ridurre il cambiamento climatico. Così ogni volta che avviene una catastrofe legata a fenomeni climatici estremi, puntualmente i politici e i media sfruttano la questione per propagandare lo sviluppo sostenibile. Ma analizziamo bene la questione, questi eventi sono sempre avvenuti eppure negli ultimi anni ogni singola volta che avvengono tutti i politici, gli opinionisti, i giornali affermano senza ombra di dubbio che tali eventi siano causati dal cambiamento climatico e che loro si starebbero già impegnando per risolvere il problema con massicci investimenti per promuovere uno sviluppo sostenibile. Ma è davvero così? da quando improvvisamente tutti i politici sono diventati così attenti all’ambiente? cos’è lo sviluppo sostenibile e da dove ha origine tutta questa retorica?
Se cerchiamo sul vocabolario Treccani la parola <<ambientalismo>> essa viene spiegata come termine, che in alternativa a ecologismo, designa la politica per la difesa dell’ambiente, inteso come luogo in cui si svolge la vita umana, animale e vegetale. Ecco dunque che nell’accezione più fedele del termine la vita umana viene considerata parte integrante della natura, le due cose sono non già in contraddizione l’una con l’altra. Per vivere bene e in salute l’essere umano ha bisogno di vivere in una biosfera sana, dove l’acqua, l’aria e il terreno non sono inquinati.
Tuttavia, la propaganda allarmista ed eco-apocalittica ha fatto sì che il movimento ambientalista giocasse gradualmente un ruolo funzionale agli obiettivi del potere.
Tutto inizia con la nascita del Club di Roma, fondato nel 1968 da Aurelio Peccei, che si riunì la prima volta presso Villa Serbelloni di Bellagio, sul lago di Como, villa di proprietà di David Rockefeller dal 1959. Sviluppatore di molte iniziative della famiglia partner privilegiata dei Rothschild, il Club è stato la culla dell’ideologia climatica che regna oggi nella cultura occidentale. Conquistò l’attenzione dell’opinione pubblica con il suo “Rapporto sui limiti dello sviluppo”, meglio noto come Rapporto Meadows, commissionato al MIT e pubblicato nel 1972, il quale sosteneva che Il petrolio si sarebbe esaurito da lì a trent’anni, l’inquinamento avrebbe reso irrespirabile l’aria, l’ambiente si sarebbe rovinato, non ci sarebbe stato cibo sufficiente per tutti e così via. Facendo ricorso a modelli matematici, si sosteneva l’innegabile verità per cui lo sfruttamento delle risorse non poteva essere illimitato, sebbene tale crisi potesse essere posta anche in un futuro remoto, era invece considerata urgente, e dunque lo sviluppo umano andava fermato subito in maniera controllata per evitare catastrofi ambientali. In un mondo finito, qual è il nostro, la maggioranza della popolazione mondiale non avrebbe mai potuto raggiungere il livello di vita degli occidentali senza provocare il collasso del pianeta.
Quindi bisognava immediatamente fermare la crescita demografica ed economica, e ridurre consumi e ricchezza delle classi medie, altrimenti si sarebbe andati incontro ad una catastrofe.
Sulla stessa riga del rapporto Meadows sempre nel 1968, Paul R. Ehrlich pubblica il suo libro “The population bomb” nel quale prevede la morte per fame di milioni di persone entro pochi anni. Sostenendo che la popolazione stesse crescendo eccessivamente e presto non ci sarebbe stato cibo per tutti. Inoltre, la crescita fuori controllo della popolazione viene paragonata alla crescita delle cellule di un cancro. Secondo questo filone dunque l’essere umano viene considerato uno sbaglio della natura e un cancro per il pianeta che va estirpato. Questa idea anti-umana e catastrofista diventerà presto il filone principale nei movimenti ambientalisti contemporanei.
Queste idee affondano però le radici in un passato ancora più lontano ovvero nel Malthusianesimo. Thomas Robert Malthus (1766-1834), economista, filosofo e demografo, sostenne nel suo “Saggio sul principio di popolazione” (1798) che un aumento continuo della popolazione avrebbe portato alla povertà. La teoria influenzò Charles Darwin (1809-1882) il quale vi trovò ispirazione per teorizzare la legge della selezione naturale. E da qui che hanno origine le idee eugenetiche sull’eliminazione degli individui ritenuti improduttivi e inutili: per salvare l’intera specie è meglio eliminare quelli che non servono.
Prima di tutto si potrebbe replicare alle tesi del Club di Roma affermando che oggi dopo più di cinquant’anni possiamo notare che le previsioni erano sbagliate. Il petrolio non doveva finire dopo trent’anni? Oggi sappiamo che ce ne sarà almeno per altri quaranta. È noto che la popolazione non può crescere illimitatamente, ma dov’è questo limite? Potrebbe essere molto più lontano e oggi possiamo dirlo dato che le catastrofi non si sono realizzate nonostante il forte sviluppo di paesi come Cina e India.
Intanto però l’allarmismo ha raggiunto il suo obiettivo, diffondere una cultura di ambientalismo antiumano ed ecologico-apocalittico. Il rapporto Meadow si basava chiaramente su dati demografici deformati e manipolati tanto che Wilfred Beckerman, professore emerito di economia politica presso l’Università di Londra, definì il testo “uno sfacciato esempio di sfrontatezza”.
Il rapporto era stato ampiamente finanziato e propagandato dai Rockefeller. Per capire il loro conflitto d’interessi è importante sapere che costoro erano una famiglia di petrolieri, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento John Davison Rockefeller fu il riformatore mondiale dell’industria petrolifera, portandola ad un’espansione senza precedenti, fondatore della Standard Oil e considerato all’epoca l’uomo più ricco di tutti i tempi, controllava da solo l’1,5% del PIL di tutti gli Stati Uniti. Dunque, la strategia della famiglia consisteva nella gestione monopolistica delle risorse, a tale scopo era necessario che tali risorse fossero scarse, altrimenti era necessario causarne la scarsità o semplicemente propagandarla. L’energia, come la moneta, il cibo e l’ambiente, dovevano essere risorse limitate altrimenti ne avrebbero perso il monopolio. La loro è pertanto un’ideologia della scarsità.
Per comprendere l’estensione del loro cartello basta notare che David Rockefeller (1915-2017) oltre al Club di Roma, portò avanti la sua ideologia attraverso organizzazioni da lui fondate o finanziate: su tutte, la Earth Summit (la conferenza di Stoccolma) nel 1972 e la 1001 Nature Trust nel 1971 (oggi noto come WWF).
Rockefeller e Gianni Agnelli erano amici dal 1957 (da cui il ruolo privilegiato all’uomo Fiat, Aurelio Peccei nel Club di Roma) e Agnelli divenne un membro fondatore della Commissione Trilaterale nel 1973. All’interno di queste erano presenti molti membri dell’aristocrazia europea, come il Principe Bernardo d’Olanda, il Principe Filippo d’Inghilterra, il Principe Franz Joseph II del Liechtenstein, l’Aga Khan, i Baroni Rothschild sia di Francia che di Inghilterra ma anche molti uomini d’industria, come gli Agnelli, Gianni Bulgari, Henry Ford II, i Krupp e persino un membro della famiglia saudita di Bin Laden.
In sostanza un club dei più ricchi e più potenti uomini della Terra, che promuovevano un’idea di scarsità delle risorse.
Negli anni successivi al ’68 era subito evidente però che le risorse non stavano esaurendosi, c’era molta disponibilità di petrolio e specialmente di gas naturale, allora per portare avanti un’idea di scarsità furono avviate una serie di guerre in medio-oriente senza fine, a partire dalla guerra dello Yom Kippur nel 1973, conflitto arabo-israeliano che portò alla crisi del petrolio che colpì duramente l’occidente al pari dell’odierna crisi energetica. Sembravano avverarsi così le previsioni del Club di Roma: fine dello sviluppo, austerità, aumento dei costi dell’energia.
Successivamente poi la questione ambientale fu affidata al canadese Maurice Strong, un petroliere e amico di vecchia data di David Rockefeller. Egli inventò letteralmente il concetto di “riscaldamento globale”, non accusando le multinazionali, bensì la popolazione in generale, e l’umanità in quanto tale. Egli creò nel 1988 l’IPCC (International Panel on Climate Change, pannello internazionale per il cambiamento climatico), l’organizzazione di scienziati pagati dai Rockefeller che continua ancora oggi a produrre ricerche scientifiche a sostegno delle tesi secondo cui la CO2 prodotta dalla combustione degli idrocarburi sarebbe causa del riscaldamento globale. Il tutto fu sostenuto al protocollo di Kyoto del 1997-2005, creato sempre da Maurice Strong.
Molti scienziati si opposero a questa teoria che scientificamente non è certa, ma come avvenuto anche con la Covid chi si oppone sembra non avere nessuna risonanza politica e mediatica. Richard Linzen, uno dei maggiori e più onesti climatologi al mondo, dichiarò: “Un’improbabile congettura, sostenuta da false prove ripetute incessantemente, è diventata ‘conoscenza’, usata per promuovere un capovolgimento della civiltà industriale”. Oppure possiamo prendere l’esempio molto più recente di Franco Prodi, climatologo di fama internazionale e fratello di Romano Prodi, il quale afferma di non essere convinto che “l’allarme dell’Ipcc sia fondato su una scienza solida”.
Poco importa poi delle tantissime previsioni e affermazioni che si sono rivelate totalmente errate.
Nel 1982, Mostafa Tolba, direttore esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), uomo di Strong, aveva predetto che “l’inazione porterà ad una catastrofe ambientale verso l’inizio del secolo, che vedrà una devastazione totale, irreversibile come un olocausto nucleare”. Un altro dirigente dell’UNEP, Noel Brown, nel 1989 dichiarò che intere nazioni sarebbero state spazzate via dall’innalzamento del mare entro il 2000. Sempre negli anni Ottanta, James Hansen, autore di vari rapporti sul clima, disse: “per preservare la civiltà il limite massimo di CO2 nell’atmosfera è di 350 ppm” e che il capo del noto IPCC ribadisse: “Se non si agisce prima del 2012 sarà troppo tardi”.
Eppure, ad oggi il livello del mare non si è alzato considerevolmente, e sebbene il livello di CO2 sia oggi di 411 ppm, la temperatura della Terra non è variata considerevolmente.
Sebbene siano lampanti tali evidenze e ci sia molta opposizione a livello scientifico, tutto il cartello politico-mediatico si ostina a sostenere le tesi del Club di Roma, dopotutto è quasi impossibile contrastare tutto il sistema della Fondazione Rockefeller, Nazioni Unite, Banca Mondiale, Fondo Monetario internazionale che muovono centinaia di miliardi di euro. Basta pensare alla convenzione del 2018 Breakthrough Energy-Europe con la quale la Commissione Europea destina un quarto del bilancio UE al contrasto al cambiamento climatico, tutti fondi che vanno, guarda caso, a società tra le quali spiccano quelle di Bill Gates, Mark Zuckerberg, George Soros, il tutto condito con Goldman Sachs e Black Rock.
Dunque come abbiamo visto con il Covid e con le altre emergenze, dove in pochi giorni si sono spazzati via senza ritegno tutti i diritti fondamentali ottenuti in secoli di conquiste, dimostrando che tali diritti che credevamo inalienabili possono invece essere aboliti improvvisamente con qualsiasi argomentazione allarmistica dopo aver terrorizzato la maggioranza della popolazione, lo stesso potrebbe avvenire tranquillamente applicando qualsiasi falsa idea messa in relazione a una forma di crisi ambientale. L’allarmismo sul sovrappopolamento, sulla scarsità delle risorse e sul cambiamento climatico, apre la strada a soluzioni totalitarie, come già avvenuto in Cina con il controllo delle nascite, ma andando oltre potrebbe portare tranquillamente alla violazione dei regolamenti di bioetica e allo sdoganamento dell’eugenetica. Infatti, è avvenuto già con i farmaci genici sperimentali obbligati per legge e spacciati per vaccini. Con la scusa del sovrappopolamento si potrebbero pertanto giustificare politiche emergenziali totalitarie come eugenetica, aborti, sterilizzazioni ed eutanasie forzate, ma senza arrivare ad immaginare possibili futuri distopici basta citare le tendenze già attuali tra alcuni movimenti ambientalisti dove si invita la popolazione a non avere figli per ridurre l’impatto ambientale (l’anno scorso Vanity Fair pubblicizzò in pompa magna il fenomeno della “vasectomia climatica”). Per risolvere il cambiamento climatico e ridurre le emissioni di CO2 si vorrebbe ridurre la qualità della vita della classe media, monopolizzare le risorse e mantenerne alti i costi, come quello del gas e dell’energia. Le politiche di sviluppo sostenibile sono promosse da collaborazioni tra governi, ONG e privati. Ora se pensiamo che la totalità delle ONG ambientaliste sono apparati finanziati dai miliardari cosiddetti filantropi e i governi sono ormai presidiati da lobby e cartelli internazionali, appare chiaro che chi muove i soldi impone sia la narrativa, attraverso i media, la ricerca e il mondo accademico, sia le politiche da portare avanti. La questione climatica ha preso totalmente il sopravvento nei movimenti ambientalisti fino a diventare tematica principale e i movimenti ambientalisti, cooptati e monopolizzati dall’establishment globalista, arrivano ad accusare la popolazione comune e non l’élite, che sono i maggiori inquinatori del pianeta, tra cui gli stessi Rockefeller che sono una famiglia di petrolieri, di essere un cancro costringendo ad accettare le loro agende politiche che conducono al Grande Reset.
L’esempio eclatante è l’Agenda 21 per lo sviluppo sostenibile, divisa in due parti l’Agenda 2030, con i 17 obiettivi da raggiungere entro il 2030 e Agenda 2050, con gli obiettivi da raggiungere entro il 2050. Tale Agenda viene integrata all’interno di tutti i programmi di governo di tutte le nazioni, e anche di opposti partiti politici di una stessa nazione, ad esempio in Unione Europea questa agenda è stata introdotta mediante il Green New Deal europeo che vuole raggiungere zero emissioni di CO2 entro il 2050. Da noi in Italia l’attuazione avverrà tramite il PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (aggiornamento del Recovery Fund a sua volta evoluzione del MES). Con tale piano l’Unione Europea dà in prestito a Roma i fondi italiani già depositati nel MES (paradossi tecnocratici…) il cui utilizzo è vincolato alla condizione di implementare l’Agenda 21 in Italia. Tutti i partiti politici maggiori, dal centrodestra, al centrosinistra, a Renzi e Calenda fino al Movimento 5 Stelle, sono concordi nell’implementare questo piano che prevede le cosiddette “transizioni”, ecologica e digitale, la prima delle quali si pone l’obiettivo di ridurre, e per alcuni addirittura azzerare entro il 2050, le emissioni di CO2, come se tale obiettivo equivalesse automaticamente ad una rivoluzione ecologica.
Come soluzione per ridurre le emissioni si vuole imporre anche la transizione ai veicoli elettrici, così non effettueranno la combustione degli idrocarburi nel motore a scoppio e non emetteranno CO2, ma comunque le auto elettriche prenderanno energia dalla rete elettrica nazionale, aumentando sensibilmente il fabbisogno energetico delle reti, probabilmente raddoppiandolo. Ma se consideriamo che già ora siamo in crisi energetica, in che modo si può pensare di soddisfare addirittura un fabbisogno energetico doppio? E allo stesso tempo chiudendo anche le centrali termoelettriche a carbone, petrolio e gas?
L’anidride carbonica non è un gas nocivo, non è tossica, ed è presente in natura generata dalla respirazione di tutti gli esseri viventi, è fondamentale per le piante, specialmente per la fotosintesi, e contribuisce all’effetto serra naturale solo in minima percentuale trascurabile. E gli stessi che la demonizzano come male per il pianeta sono sostenitori dell’energia nucleare. Ecco qui la prima contraddizione e paradosso alla quale il fanatismo climatico sta portando il movimento ambientalista, ovvero il sostegno all’energia nucleare considerata un’energia pulita poiché non emette anidride carbonica, non considerando il rischio ambientale causato dall’estrazione, dal trasporto e dall’arricchimento dell’Uranio, e gli incalcolabili e noti danni delle radiazioni come malformazioni, tumori, sterilità. Ma l’onnipresente Gates, attivissimo anche nel campo della Giustizia Climatica, sta investendo e propagandando l’energia nucleare.
La follia sta anche nel pensare di poter raggiungere zero emissioni entro il 2050 e allo stesso tempo aumentare in maniera spropositata il consumo di energia dalla rete elettrica nazionale a causa della transizione alle auto elettriche, è ovvio che si vorrà puntare in maniera massiccia sull’energia nucleare poiché sembra difficile che il solare, l’eolico, il geotermico e l’idroelettrico riescano da soli a soddisfare totalmente la domanda. Si parla di nuove tecnologie come la fusione nucleare fredda che non dovrebbe produrre scorie o radiazioni, ma è scontato che gli investimenti dei salvatori del clima saranno effettuati solo su tecnologie che permettano loro di perpetrare il monopolio e mantenere alti i costi.
Un altro paradosso irrisolvibile dell’Agenda 21 è il connubio tra ecologismo e digitalizzazione totale della società. Tutto sarà gestito dall’intelligenza artificiale e automatizzato, la maggior parte dei lavori scompariranno, interi settori falliranno e saranno monopolizzati dai pochi soliti noti: nelle città intelligenti tutto sarà gestito e monitorato da complesse intelligenze artificiali. Perché ciò avvenga è necessario lo sviluppo e utilizzo capillare del 5G (già obsoleto in quanto 6G e 7G esistono e sono in fase di collaudo) ovvero tecnologie che aumenteranno a dismisura l’elettrosmog in quantità estremamente dannose per l’uomo, le piante e gli animali, e potranno costituire una vera e propria catastrofe ambientale, ma questo viene completamente ignorato dagli ambientalisti contemporanei, ossessionati dallo spauracchio dell’anidride carbonica, sulla cui pericolosità ci sono assai meno certezze che su nucleare ed elettrosmog.
A livello geopolitico possiamo notare come anche i paesi non allineati all’occidente, siano in realtà allineati perfettamente all’agenda transumanista. La Cina è avanzatissima dal punto di vista della transizione digitale e dell’abolizione della privacy, faro mondiale del capitalismo della sorveglianza. Ma il gigante asiatico è anche avanzato dal punto di vista dello sviluppo sostenibile. Infatti, nel 2012 il Club di Roma ha pubblicato un altro rapporto redatto da Jorgen Randers, uno degli autori del rapporto Meadows, intitolato “2052: previsione globale per i prossimi 40 anni”, pur giungendo alle solite catastrofiche previsioni, si elogiava il governo e il modello cinese sostenendo che, a differenza dei paesi occidentali, grazie alla loro pratica di pianificazione quinquennale dell’economia, stavano raggiungendo ottimi risultati nella transizione ecologica. Lo stesso Xi Jinping nei suoi discorsi fa continui riferimenti allo sviluppo sostenibile. Persino durante la conferenza a Samarcanda di vari leader asiatici, Xi Jinping in un discorso in cui difendeva Putin e criticava l’occidente alla fine ha detto “Siamo pronti a dare un esempio di una potenza mondiale responsabile e a svolgere un ruolo di primo piano su una traiettoria di sviluppo sostenibile”. Pechino è anche un produttore leader mondiale di auto elettriche, con la transizione mondiale alla mobilità elettrica guadagnerà enormi fette di mercato globale nel settore delle auto, spazzando via gran parte della concorrenza.
Difatti la Cina, con Russia e Iran, ha firmato l’Agenda 21, e i paesi cosiddetti “non allineati” sostengono gli obiettivi di sviluppo sostenibile e di taglio delle emissioni di CO2, oltre che la altre agende di digitalizzazione e vaccinazioni di massa. Se si guarda alla gestione cinese dell’operazione Covid, appare chiaro come emergenza sanitaria ed emergenza climatica siano stati due strumenti per portare avanti lo stesso obiettivo: uno sviluppo tecnologico che ponga fine alla società e all’essere umano così come li abbiamo sempre conosciuti. Sdoganare la manipolazione genetica senza limiti, come fatto prima con le piante e gli animali con gli OGM decenni fa e ora con le nuove terapie geniche, chiamate vaccini per renderle accettabili al grande pubblico, e portare ad una nuova società dove tutta l’economia sarà automatizzata e la maggioranza della popolazione costituirà la classe di quelli che il Club di Roma definì “mangiatori inutili”, ritenuti e trattati alla stessa stregua del bestiame.
È necessario fare una distinzione tra la questione della crisi climatica e dell’inquinamento ambientale: la prima è una questione ancora controversa e dibattuta ma che pare essere diventata l’obiettivo principale dei movimenti ambientalisti degli ultimi anni e dei governi; la seconda invece è una problematica reale e grave dovuto all’impatto ambientale, sul suolo, sull’aria e sull’acqua, delle attività umane che possono compromettere gli ecosistemi animali e vegetali o anche la salute umana, e tra i quali andrebbero considerate anche le radiazioni diffuse in ambiente per la produzione di energia nucleare (ma anche per scopi militari per esempio) e dell’elettrosmog dovuto alle recenti tecnologie.
Un vero movimento ambientalista dovrebbe occuparsi della seconda questione e dovrebbe farlo in tutti i suoi aspetti, e soprattutto dovrebbe contrastare le multinazionali e i grandi cartelli che non hanno un vero interesse nella questione ambientale ma indossano semplicemente una maschera verde per utilizzare la questione come ennesimo cavallo di troia per instaurare una tecnocrazia globale.
L’autore ringrazia Marco Di Mauro per la collaborazione
Il Contadino dice
Ottimo scritto. Mi piace il parallelismo tra la crisi climatica e il Covid, stesso modus operandi, c’è da scommettere allora che anche la questione climatica attecchirà alla grande, perché seminata sullo stesso terreno fertile: la necessità di sentirsi omologati. A giudicare dall’entusiasmo con il quale sono state accolte le angherie covidiane c’è da scommettere che anche le angherie climatiche difficilmente incontreranno grandi ostacoli. Lo scopriremo a breve, mi raccomando, rimaniamo vigili, stiamo alla finestra… chiudi che entra il freddo…