Giorgia Audiello
Avanti.it
Da tempo Russia e Iran stanno lavorando per approfondire i loro legami commerciali e finanziari in funzione di una precisa strategia geopolitica che mira a smarcare le due nazioni dall’orbita finanziaria e politica occidentale: Teheran e Mosca risultano, infatti, due dei paesi al mondo più sanzionati dagli Stati Uniti e dai loro alleati. Per questo sono arrivati a costituire una delle alleanze più solide contro l’egemonia unipolare che – insieme al gruppo dei BRICS – può aprire la strada all’impostazione del mondo multipolare, indebolendo progressivamente i circuiti finanziari occidentali e, dunque, anche il predominio del dollaro statunitense su cui si fonda la supremazia della potenza a stelle e strisce. A tal fine, i piani di azione lungo i quali si è sviluppata la strategia russo-iraniana sono almeno tre: quello finanziario, con la progressiva de-dollarizzazione, quello economico con la creazione di nuove rotte commerciali e quello militare.
Gli accordi pregressi siglati tra i due stati sono ora giunti a maturazione con la firma di un importante memorandum d’intesa sulla messaggistica finanziaria che permetterà di collegare le banche dei due paesi per effettuare transazioni finanziarie, aggirando le sanzioni e evitando di usare il sistema di pagamenti internazionali SWIFT: si tratta del principale sistema di comunicazione al mondo fra istituiti bancari avente come riferimento il dollaro americano e da cui l’Iran è stato escluso nel 2018 a seguito del ripristino delle sanzioni economiche dopo la decisione unilaterale dell’allora presidente Donald Trump di ritirarsi dall’accordo sul nucleare iraniano, probabilmente su pressione di Israele. La Russia, invece, ne è stata esclusa nel 2022, in seguito all’avvio dell’operazione militare speciale in Ucraina. «Nel corso dello scorso anno è stato firmato il documento per le azioni congiunte delle banche iraniane e russe e oggi è stata implementata la prima azione pratica basata su quel documento», ha asserito il vicegovernatore della Banca centrale iraniana, Mohsen Karimi, aggiungendo anche che «Questo sistema è immune alle sanzioni poiché si basa sulle infrastrutture di entrambi i paesi».
In dettaglio, 52 banche iraniane e 106 banche russe saranno collegate attraverso l’equivalente russo di SWIFT, il Russian Financial Message Transfer System: la Bank Shahr iraniana e la VTB Bank russa sono state selezionate per la fase pilota, ma presto altri istituti di credito potrebbero unirsi alla piattaforma. Per l’informatizzazione degli scambi di messaggi e per la realizzazione di un’infrastruttura integrata per i servizi bancari è stato implementato il SEPAM, sistema di messaggistica elettronica finanziaria, come ha riportato l’agenzia di stampa iraniana Mehr. Inoltre, per gli scambi bilaterali, Russia e Iran hanno concordato l’abbandono del dollaro per usare le valute locali. Sulla questione del dollaro, l’ayatollah Khamenei è stato chiaro: «il dollaro USA dovrebbe essere gradualmente eliminato dal commercio globale» ha affermato.
L’integrazione dei sistemi finanziari procede parallelamente all’ampliarsi delle relazioni commerciali tra i due Paesi e alla loro cooperazione sul piano della politica internazionale, con Teheran che si è posta come principale fornitrice di droni militari a Mosca per la sua operazione in Ucraina. Sul piano commerciale, il Cremlino è diventato il più grande investitore straniero in Iran, superando la Cina e investendo 2,7 miliardi di dollari in due progetti petroliferi nella provincia occidentale di Ilam da quando, nell’agosto 2021, è salito al potere il governo di Ebrahim Raisi. La National Iranian Oil Company (NIOC) e la russa Gazprom, inoltre, hanno firmato un memorandum d’intesa del valore di circa 40 miliardi di dollari nel luglio 2022: si tratta del più grande investimento estero della storia dell’industria petrolifera iraniana. L’accordo prevede lo sfruttamento di uno dei più grandi giacimenti di gas al mondo, il North Pars, insieme ad altri sette campi di estrazione. Inoltre, si sono moltiplicati gli incontri ufficiali tra i due Paesi: nel gennaio 2022, il presidente iraniano Ebrahim Raisi era stato in visita ufficiale in Russia, mentre la scorsa estate il presidente russo Vladimir Putin si è recato in Iran, dove ha incontrato il presidente iraniano e il leader supremo Ali Khamenei in occasione del Vertice trilaterale £nel formato di Astana”. In quell’occasione il capo del Cremlino aveva sottolineato come le relazioni commerciali tra i due stati stessero progredendo rapidamente: «Possiamo vantare cifre record in termini di crescita commerciale», aveva affermato.
Accanto al piano finanziario della “de-dollarizzazione”, portata avanti attraverso gli scambi bilaterali in valute locali e con l’integrazione dei sistemi bacari, si affianca l’inaugurazione di nuove rotte commerciali alternative a quelle “tradizionali” non controllabili dalle potenze occidentali: Mosca e Teheran stanno mettendo a punto una nuova rotta commerciale transcontinentale che si estende dal confine orientale dell’Europa all’Oceano Indiano, per un totale di 3000 chilometri: si tratta dell’estensione dell’International North-South Transport Corridor (INSTC) – nato nel 2002 da un accordo tra Russia, Iran e India – integrato con nuovi percorsi marittimi e fluviali interni: in particolare, il Cremlino sta investendo un miliardo di dollari per collegare il fiume Volga al Mar d’Azov, ampliando i canali e rendendo le vie navigabili interne percorribili tutto l’anno, mentre l’Iran sta espandendo la sua rete ferroviaria fino al porto di Chabahar, nella zona sud-orientale del Paese. Tutto ciò ha suscitato la preoccupazione degli Stati Uniti, che osservano con allarme i nuovi corridoi commerciali, in quanto sono in grado di incrementare i legami tra le potenze asiatiche emergenti indebolendo al contempo il controllo di Washington su di esse.
La cooperazione tra Russia e Iran si è ulteriormente approfondita in seguito alla guerra in Ucraina: quest’ultima, del resto, ha fornito nuova linfa alla via della de-dollarizzazione e a nuovi equilibri politici internazionali che hanno la potenzialità di erodere via via l’egemonia americana e anglo-sionista. In questo contesto, l’asse Russia-Iran rappresenta l’alleanza più solida in termini antioccidentali e può essere considerata l’emblema dell’opposizione al globalismo, inteso come potere di una ristretta cupola economico-finanziaria che mira ad imporre un’agenda globale per mezzo delle istituzioni internazionali, dei think tank e dei club privati come il WEF sul piano economico-politico, e per mezzo della NATO sul piano militare. Per questo, Mosca e Teheran sono considerati due “stati canaglia” e l’Iran è il nemico per eccellenza di USA e Israele nella regione: a tal proposito, se le proteste innescatesi negli ultimi mesi in Iran originano da un malcontento reale di una parte minoritaria del Paese, esse sono state enfatizzate, sobillate e promosse da agenti esterni in chiave politica per abbattere il regime degli ayatollah, nemico di Washington, dando vita ad una “rivoluzione colorata” in grande stile. Tuttavia, fino ad ora i tentativi in tal senso sono falliti, mentre la strategia russo-iraniana prosegue spedita sulla via della “de-occidentalizzazione”, in vista dei nuovi assetti del mondo multipolare.
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