La Regione Lazio ha approvato il 9 novembre 2022 una legge ad hoc per la struttura gestita dall’esponente della Lega e imprenditore Antonio Angelucci, soprannominato il re delle cliniche, che gli restituisce l’accreditamento al Ssn per la Rsa di Rocca di papa dove erano morte 43 persone.
L’imprenditore è un deputato della Lega, ex portantino del San Camillo e diventato uomo d’affari, alla guida del gruppo San Raffaele, uno dei colossi della sanità privata nazionale.
Tra poche settimane, a febbraio 2023, si svolgeranno le elezioni regionali del Lazio, dove ha sede gran parte delle strutture sanitarie del gruppo San Raffaele. I candidati sono Alessio D’Amato per il centrosinistra e Francesco Rocca per il centrodestra. Ma sembra ormai che a prescindere dall’esito Angelucci ne uscirà comunque vincitore.
Infatti, il regalo di Zingaretti all’imprenditore è un altro esempio del falso antagonismo tra centrodestra e centrosinistra in Italia.
Il candidato del centrodestra Francesco Rocca ha fatto parte del consiglio d’amministrazione del gruppo San Raffaele di cui è stato presidente per tre anni, dal 2019 al 2022.
Ma Angelucci è molto attivo anche nel campo immobiliare e nell’editoria. È proprietario della holding lussemburghese Three, con un patrimonio di 343 milioni di euro, e della Finanziaria Tosinvest, con 67 milioni di fatturato. Già proprietario dei giornali Libero e il Tempo, ha di recente concluso delle trattative con Berlusconi per l’acquisizione del Giornale. Inoltre, a Milano si vocifera che al “polo editoriale di centrodestra” possa aggiungerci un altro giornale: La Verità, e si accenna anche ad un incontro tra Angelucci e Maurizio Belpietro, indiscrezione non ancora confermata ufficialmente.
L’imprenditore è presente in Parlamento da quattordici anni, prima con Forza Italia e ora con la Lega, ma non lo si vede quasi mai alla Camera, ha infatti il record negativo di presenze alle votazioni, tra lo 0,41% e il 3,2% degli anni di maggiore impegno.
Considerando che il caso di Angelucci è solo uno dei tanti, resta da chiedersi quanto spazio reale c’è per una informazione realmente libera. Osservando questi intrecci plurimilionari che legano sanità, politica e informazione, ci si dovrebbe chiedere se sia in atto o meno un conflitto d’interesse, e tutto ciò andrebbe chiarito soprattutto in seguito all’operazione terroristica Covid, dove politica, sanità e informazione hanno operato coordinatamente per imporre un’unica narrativa.
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