Francesco Santoianni
Avanti.it
Ma per quali motivi Putin avrebbe dovuto far “deportare” in Russia circa 16.000 bambini del Donbass? La spiegazione del Cremlino appare logica: per evitare che subissero la stessa sorte di centinaia di loro coetanei uccisi durante i nove anni di aggressione da parte delle truppe di Kiev. Non così il verdetto della Independent International Commission of Inquiry on Ukraine delle Nazioni Unite – “(li ha fatti deportare per) creare una cornice nella quale alcuni bambini rimarranno permanentemente in Russia” – che ha spinto la patetica Corte penale internazionale a spiccare un mandato di arresto contro Putin. Ma prima di analizzare cosa questo comporti, soffermiamoci su alcuni punti del Rapporto della Independent International Commission of Inquiry on Ukraine. Nel capitolo “Trasferimenti forzati e deportazioni di minori”.
Punto 95: I funzionari ucraini e russi hanno dichiarato che centinaia di migliaia di bambini sono stati trasferiti dall’Ucraina alla Federazione Russa dal 24 febbraio 2022, con cifre che variano notevolmente. Un sistema di raccolta dati gestito dal governo ucraino ha indicato che 16.221 bambini sono stati deportati nella Federazione Russa alla fine di febbraio 2023. La Commissione non è stata in grado di verificare queste cifre.
Punto 96: Secondo le dichiarazioni e i resoconti dei media, i funzionari russi hanno adottato misure giuridiche e politiche riguardanti i bambini ucraini trasferiti nella Federazione Russa. Queste misure e il collocamento dei bambini in famiglie affidatarie, sembra creare un contesto in cui alcuni dei bambini potrebbero finire per rimanere permanentemente nella Federazione Russa. A questo proposito, nel maggio del 2022, il Presidente Putin ha firmato un decreto che facilita la richiesta di cittadinanza russa per alcune categorie di bambini. In un’intervista rilasciata ai media nel luglio 2022, la signora Lvova-Belova, Commissario presidenziale per i diritti dei bambini, ha dichiarato che “ora che i bambini sono diventati cittadini russi, la tutela temporanea può diventare permanente”.
Punto 97: La Commissione ha individuato tre situazioni principali in cui le autorità russe hanno trasferito bambini ucraini da un’area controllata in Ucraina a un’altra o alla Federazione Russa. I trasferimenti hanno riguardato bambini che hanno perso i genitori o che hanno temporaneamente perso i contatti con loro durante le ostilità; che sono stati separati in seguito alla detenzione di un genitore in un punto di filtraggio e i bambini negli istituti. Ha esaminato gli incidenti relativi al trasferimento di 164 bambini di età compresa tra i 4 e i 18 anni dalle regioni di Donetsk, Kharkiv e Kherson.
Punto 98: Il diritto umanitario internazionale proibisce l’evacuazione di bambini ordinata da una parte belligerante, con l’eccezione di un’evacuazione temporanea in caso di motivi impellenti relativi alla salute o alle cure mediche dei bambini o, tranne che nei territori occupati, la loro sicurezza, lo richiedano. È necessario il consenso scritto dei genitori o dei tutori legali. In nessuna delle situazioni che la Commissione ha esaminato, i trasferimenti di bambini sembrano aver soddisfatto i requisiti stabiliti dal diritto internazionale umanitario. I trasferimenti non sono stati giustificati da ragioni di sicurezza o mediche. Non sembra esserci alcuna indicazione dell’impossibilità di trasferire i bambini in un territorio sotto il controllo del governo ucraino. Non sembra inoltre che le autorità russe abbiano cercato di stabilire un contatto con i parenti dei bambini o con le autorità ucraine. Anche se i trasferimenti dovevano essere temporanei, a causa di una serie di ragioni, la maggior parte si è prolungata e i genitori o i tutori legali e i bambini hanno incontrato una serie di ostacoli nello stabilire un contatto, nel realizzare il ricongiungimento familiare e il ritorno dei bambini in Ucraina.
Punto 99: In un’altra situazione, un gran numero di bambini provenienti da aree che sono passate sotto il controllo della Federazione Russa a Kharkiv, Kherson e Zaporižžja si sono recati temporaneamente, con il consenso dei genitori, in campi di vacanza in Crimea o nella Federazione Russa. Genitori e bambini hanno dichiarato che, quando queste aree sono tornate sotto il controllo del governo ucraino, le autorità russe hanno chiesto ai genitori o ai tutori legali di recarsi di persona a prendere i loro figli. Questo comportava viaggi lunghi e complicati e rischi per la sicurezza. Non tutti i genitori sono stati in grado di farlo, il che ha portato a separazioni familiari prolungate o addirittura indefinite.
Punto 100: I genitori o i bambini hanno raccontato alla Commissione che durante la loro permanenza nella Federazione Russa o nelle zone controllate dalla Russia in Ucraina, in alcune occasioni, i servizi sociali hanno detto ai bambini che sarebbero stati collocati in istituti, ospitati in famiglie affidatarie o adottati. I genitori hanno anche riferito alla Commissione che in alcuni luoghi di trasferimento i bambini indossavano abiti sporchi, venivano sgridati e insultati. I pasti erano scarsi e alcuni bambini con disabilità non ricevevano cure e farmaci adeguati. I bambini hanno espresso una profonda paura di essere separati in modo permanente da genitori, tutori o parenti.
Punto 101: In tutti gli incidenti esaminati dalla Commissione, l’onere di rintracciare e trovare i genitori o i familiari è ricaduto principalmente sui bambini. I genitori e i parenti hanno dovuto affrontare notevoli difficoltà logistiche, finanziarie e di sicurezza nel recuperare i loro figli. In alcuni casi ci sono volute settimane o mesi per riunire le famiglie. I testimoni hanno detto alla Commissione che molti dei bambini più piccoli trasferiti non sono stati in grado di stabilire un contatto con le loro famiglie e, di conseguenza, potrebbero perdere i contatti con loro a tempo indeterminato.
Punto 102: La Commissione ha concluso che le situazioni esaminate riguardanti il trasferimento e la deportazione di bambini all’interno dell’Ucraina e nella Federazione Russa violano il diritto umanitario internazionale e costituiscono un crimine di guerra e ha riscontrato che le autorità russe hanno violato l’obbligo, previsto dal diritto internazionale umanitario, di facilitare in ogni modo possibile il ricongiungimento delle famiglie disperse a causa del conflitto armato. Tale condotta può anche configurare il crimine di guerra del ritardo ingiustificato nel rimpatrio dei civili. Inoltre, le misure di cittadinanza e di collocazione familiare, che possono avere una profonda implicazione sull’identità di un bambino, violano il diritto di un bambino di preservare la propria identità, compresa la nazionalità, il nome e le relazioni familiari senza interferenze illegali, come riconosciuto dal diritto internazionale dei diritti umani.
Prima di accennare ad alcune incongruenze del Rapporto, due parole su questa Independent International Commission of Inquiry on Ukraine delle Nazioni Unite. È composta da tre persone (un norvegese, una bosniaca e un colombiano) che, a quanto ne sappiamo, non si sono mai incontrati con le autorità russe per conoscere il loro punto di vista limitandosi – oltre che a leggere i giornali, vedi il punto 96 – ad ascoltare “testimoni” presentati dalle autorità ucraine. Nonostante ciò in nessun punto del loro rapporto viene riferito di genitori che si erano opposti al trasferimento dei loro figli in territori della Federazione Russa ma solo di genitori che, verosimilmente per problemi logistici (vedi punto 97), non avevano potuto esprimere per iscritto il loro consenso. Assolutamente speciose, poi, sono (vedi punto 99) le accuse alle autorità russe che, evidentemente, secondo i membri della International Commission, avrebbero dovuto consegnarsi alle truppe ucraine per evitare ai genitori di andare a prendere i loro figli. Ma la considerazione più sbalorditiva del Rapporto (punto 98) è «Non sembra esserci alcuna indicazione dell’impossibilità di trasferire i bambini in un territorio sotto il controllo del governo ucraino» dimenticandosi del milione e mezzo di abitanti del Donbass che già nel giugno 2022 erano rifugiati nella Federazione Russa (decine di migliaia di questi scappati nei primi giorni del febbraio 2022, quindi ben prima dell’invasione dell’Ucraina). Ancora più vergognosa è l’omissione nel rapporto della collaborazione tra la Federazione Russa e la Croce Rossa Internazionale (vituperata da Kiev) che proprio sul ricongiungimento delle famiglie ha un ruolo fondamentale in questo conflitto (altro che: «l’onere di rintracciare e trovare i genitori o i familiari è ricaduto principalmente sui bambini»).
L’analisi del Rapporto potrebbe continuare a lungo soffermandosi sulle ancora più clamorose incongruenze che costellano capitoli quali «impatto sulla popolazione civile», «violazioni del diritto internazionale», «attacchi contro i civili in movimento», «tortura e trattamenti inumani»… Ma, anche così, per l’opinione pubblica il colpevole sarebbe sempre Putin – criminale di guerra – considerata questa nuova valanga di accuse che quasi nessuno si prende la briga di analizzare o confutare. È già successo in passato, ad esempio con la bufala del polonio usato dai russi per avvelenare Litvinenko o il Novichock per avvelenare gli Skripal. Succederà anche per i bambini “fatti deportare in Russia da Putin”. Intanto Putin si direbbe fregarsene di tutto questo considerato che ieri gironzolava in macchina a Mariupol.
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