Dopo circa un anno di conflitto, Elon Musk decide di limitare l’accesso a Starlink alle forze armate ucraine.
Tutto è cominciato quando il multimiliardario decise di provvedere a ripristinare la connessione Internet in Ucraina, compromessa dagli attacchi russi, avviando una collaborazione con Mykhailo Fedorov, ministro della Transizione Digitale.
SpaceX inviò dunque prontamente diversi camion di terminali in Ucraina, consentendo al Paese di restare connesso grazie al segnale di oltre 4000 satelliti.
Stati Uniti e Francia non tardarono nel sostenere le spese per altri terminali.
Finora Kiev aveva utilizzato gratuitamente i satelliti di SpaceX per controllare una vasta rete di droni con lo scopo di monitorare le truppe russe, effettuare attacchi, comunicare o ricevere ordini.
Gwynne Shotwell, presidente di SpaceX, ha motivato il blocco per i droni militari affermando che l’azienda non ha mai consentito l’uso di Starlink per scopi offensivi ma umanitari, come la fornitura di Internet a banda larga destinata a ospedali, famiglie e banche, seguita da Musk che ha dichiarato di non autorizzarne l’utilizzo per effettuare attacchi con i droni a lungo raggio.
La decisione, comunicata in maniera repentina, ha incendiato gli animi di Kiev.
Il consigliere presidenziale ucraino, Mykhailo Podolyak, ha accusato la società di Musk di non riconoscere il diritto all’autodifesa di Kiev, mettendo l’azienda di fronte a un aut aut: scegliere se stare dalla parte dell’Ucraina e del diritto alla libertà o dalla parte della Federazione Russa e del suo “diritto” di uccidere e occupare nuovi territori.
La scelta di Musk ha incendiato gli animi anche fra vari utenti dei social, con i sostenitori della Russia che hanno esultato per tale decisione.
Tuttavia, non c’è da fidarsi molto. La mossa di Elon Musk di certo non dimostra in alcun modo una “folgorazione sulla via di Mosca” ed un cambio di rotta verso posizioni più filo-russe. Il magnate americano è una vera e propria serpe, un soggetto che calcola nei minimi dettagli le proprie mosse e anche in questo caso tutto è mosso in funzione di una sola cosa: il profitto. Non è credibile che il buon (si fa per dire) Elon si sia accorto soltanto adesso, dopo un anno, che gli ucraini usassero i suoi satelliti per bombardare i territori russi; è più coerente col personaggio, invece, pensare che abbia deciso di abbandonare Kiev perché ritiene – oppure sa – che a breve potrebbe esserci la capitolazione del regime ucraino e quindi vuole evitare di sedere al tavolo delle trattative dal lato dei perdenti; vuole salvare la faccia, lasciandosi aperta una possibilità di future collaborazioni in Russia allargando così il capo di azione della sua compagnia, sperando nel perdono del governo russo.
Nessuna etica dietro questa decisione, ma solo profitto e avidità.
Lascia un commento