In Italia tiene banco il dibattito sul disastro in corso in Emilia Romagna e gli effetti dell’incapacità politica di chi doveva gestire la manutenzione idrogeologica e infrastrutturale del territorio, i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti. Le immagini toccanti e l’afflato di solidarietà che si sta muovendo da tutto il paese vengono rilanciate su tutti i media e mezzi di comunicazione.
Nel dibattito in corso circa le cause e le responsabilità di quanto sta avvenendo si è fatta strada anche un’altra chiave di lettura, il cloud seeding (inseminazione delle nuvole). Questa teoria addebita la causa delle siccità e delle alluvioni che nello stesso periodo stanno infestando un’area ristretta come l’Europa (oggi Spagna e Portogallo sono piegate in due dalla siccità) alle cosiddette tecniche di modifica ambientale-meteorologica.
Si tratta di una tecnologia che permette di modificare le condizioni meteorologiche di un’area favorendo artificialmente la formazione della pioggia tramite la diffusione di particelle al di sopra delle nubi. All’oggi si tratta di una tecnica ancora in fase di studio e molto dibattuta. Fu inventata dal chimico e meteorologo americano Vincent Joseph Schaefer nel 1946. Il cloud seeding prevede di introdurre in atmosfera artificialmente delle particelle, così da riuscire a far condensare il vapore delle nubi, alimentando la pioggia.
I nuclei di condensazione che vengono utilizzati sono composti da ioduro di argento. Si utilizza questa sostanza perché è in grado di legarsi alle molecole d’acqua presenti all’interno della nube, favorendone la condensazione e, quindi, la creazione di pioggia. In alternativa può essere utilizzato anche ghiaccio secco, cioè CO2 allo stato solido.
Un problema che emerge dall’uso di questa tecnica è l’analisi delle conseguenze che la diffusione di sostanza chimiche nei cieli può avere sui corsi d’acqua, il mare e anche sull’uomo. I paesi che ufficialmente usano queste tecniche sono gli Stati Uniti, la Cina, Indonesia e gli Emirati Arabi Uniti.
Tali tecniche, pare, siano state sperimentate per la prima volta dagli americani durante la guerra in Vietnam per infestare di piogge e alluvione i nemici politici guidati da Ho Chi Minh. Queste missioni sono state portate avanti da aerei modificati (C-130, F-4 e A-1), che realizzarono più di 2300 missioni. L’operazione Popeye, oltre ad inondare il sentiero di Ho Chi Minh, era di fondamentale importanza strategica per i vietcong: aveva distrutto anche le risaie del Vietnam del Nord. Le operazioni partivano dalla Tailandia, senza informare però il governo sullo scopo. Una prima sperimentazione della cosiddetta geoingegneria climatica (che in certi casi si spinge oggi anche sul controllo dell’impatto solare).
Una delle conseguenze di questi interventi fu la riduzione sensibile delle piogge in zone circostanti, in particolare nelle Filippine che si ritrovarono improvvisamente a fare i conti con una siccità senza precedenti. In quel caso il governo Usa mostrò al governo delle Filippine, suo solido alleato, come “far piovere”. A questo seguì una campagna di inseminazione delle nuvole che ridiede ossigeno all’agricoltura locale.
Seppur sia ritenuta ancora sperimentale la tecnica dell’inseminazione delle nuvole è molto controversa e suscita un grosso dibattito tra chi ritiene che non sia il caso di spingersi a un tale livello di manomissione dei cicli metereologici e chi la ritiene uno strumento utile da asportare in altri campi (ad esempio per rafforzare la produzione di energia idroelettrica). Tale dibattito è ritenuto ancora marginale rispetto a quello più generale sul fatto che il cambiamento climatico sia realtà o finzione ma sta assumendo una certa rilevanza. Sicuramente se queste tecniche sono tra le cause dell’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna chi governa regione e paese deve dare più di qualche spiegazione.
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