Francesco Santoianni
Avanti.it
Rumore di unghie sugli specchi in tutte le redazioni nel cercare di “spiegare” il perché della pioggia di vermi in Cina. Scomparsa la strampalata teoria (che ancora oggi troneggia in qualche sito) che si sarebbe trattato di un “equivoco” scambiando per vermi infiorescenze di pioppo nero, oggi blasonati media come La Stampa o Repubblica, supportati dal misterioso Mother Nature Network, assicurano che i vermi sarebbero stati trascinati in aria da un fantomatico tornado. E per chi si domandasse come mai solo i vermi erano stati lanciati in aria ecco, nello stesso articolo, un’altra spiegazione “sempre a livello scientifico”: sono emersi dal terreno dopo il disgelo dettato dall’anomalo rialzo delle temperature. Insomma una spiegazione che fa a pugni con la precedente. Ma che importa? State pur certi che chiunque, tra qualche mese, osasse domandare sui motivi di quella pioggia di vermi si sentirebbe rispondere che era una fake news.
Fatti dannati li avrebbe chiamati Charles Fort. E cioè fatti – come, ad esempio, l’omeopatia o l’agopuntura – che non potendo essere spiegati alla luce della scienza ufficiale vengono negati o derisi. Ne subii le conseguenze nel 2000 quando fui buttato fuori da una “prestigiosa” rivista di divulgazione scientifica con la quale collaboravo da anni, alla quale sottoposi un articolo sulla sciatteria di una struttura afferente al CNR alla quale erano stati consegnati i resti di bolidi di ghiaccio che in quell’anno si erano abbattuti sulla penisola italiana. Bolidi delle dimensioni anche di un frigorifero che obbligarono i talk show ad interessarsi del fenomeno e a intervistare gli “esperti”. I quali, sotto gli occhi impietosi delle telecamere, nient’altro poterono fare che limitarsi a dire cosa i bolidi di ghiaccio non potevano essere: né grandine, né comete, né ghiaccio formatosi sulla carlinga degli aerei o scaricato da aerei cargo… un fenomeno così strano e potenzialmente così pericoloso, a rigor di logica, avrebbe dovuto vedere, almeno, la conservazione dell’acqua dei bolidi di ghiaccio in attesa che nuove tecniche diagnostiche potessero far conoscere eventuali particolarità in quell’acqua. Dopo un paio di mesi dalla consegna, invece, fu buttata via, tanto “quella storia era tutta una bufala.”
Del resto, la stessa protervia si manifesta per le periodiche piogge di rane. I primi resoconti risalgono addirittura a Plinio il Vecchio e anche chi scrive è stato testimone oculare di innumerevoli rane disseminate su chilometri di strada, in Grecia qualche anno fa. Da dove vengono le rane? Secondo la scienza ufficiale sarebbero portate in quota da “trombe d’aria” (che, ovviamente, nessuno ha visto) ma, così come osservò Donald F. Tracy, un ricercatore dell’Università di Cambridge che, per primo, pose sui giornali la questione, come farebbero tante rane sballottate in alta quota per centinaia di chilometri, a rimanere vive dopo essere cadute? E perché solo le rane e non – ad esempio – anche topi? E perché piogge di pesci solo della stessa specie? O solo ragni?
Sarebbe bello se la scienza ufficiale di fronte a tali e tanti fenomeni si limitasse ad ammettere l’esigenza di ulteriori ricerche senza anatemi, senza rifugiarsi in ridicole “spiegazioni” o nell’inflazionato metodo del rasoio di Occam. Eppure ancora oggi sembra di essere fermi al 1760, quando una commissione composta dai più insigni scienziati dell’Académie Française, dopo quattro anni di lavori, sentenziò escludendo tassativamente che potessero cadere pietre dal cielo. Proprio quell’anno, il 24 luglio, una pioggia di meteoriti cadde nel sudovest della Francia e furono mandate all’Académie Française più di 300 testimonianze e campioni delle rocce. Ma gli accademici non li considerarono assolutamente e dichiararono la pioggia di meteoriti un “fenomeno materialmente impossibile” e “ciarlatano” chi osava testimoniare il contrario. Più o meno, la stessa arroganza vista in questi ultimi anni.
Il Contadino dice
Certo una pioggerella di vermi sul mio orto non mi dispiacerebbe affatto, ma se guardo in su vedo solo strane scie ben allineate a griglia, che poi si espandono, si espandono, che a volte mi preoccupo, però poi scopro essere scie di condensazione e mi metto il cuore in pace, oh, li dice la scienza!