Marco Di Mauro
Avanti.it
«Le attività umane dell’agricoltura, la navigazione, l’edilizia, tutte stanno al dominio della virtù. Ma molti mortali, dediti al ventre e al sonno, privi di dottrina e cultura hanno attraversato il corso dell’esistenza alla stregua di viandanti. E per costoro – contro natura, di certo – il corpo fu fonte di godimento, l’anima di peso. La vita loro io pari alla morte la stimo, giacché di se stesse, entrambe, non lasciano che silenzio. In verità appunto, davvero vive e gode della propria anima ai miei occhi colui che, impegnato in qualche attività, ricerchi la gloria di un’impresa insigne o d’una occupazione ben svolta.»
La natura dell’uomo ha il suo tratto distintivo e fondante nel creare al mondo qualcosa che non soddisfi soltanto i propri bisogni immediati, ma che resti a disposizione di tutto il genere umano. Nei Manoscritti economico-filosofici del 1844, Karl Marx parla del lavoro di fabbrica, che abbrutisce l’uomo in una serie di ripetizioni standard e ne causa l’alienazione dalla propria reale natura; e qui fa una digressione, paragonando gli animali – che agiscono sull’ambiente soltanto fino al soddisfacimento di un proprio bisogno, per poi disinteressarsi di ciò che hanno costruito o modificato – agli uomini, che invece plasmano l’ambiente ad immagine e somiglianza di una propria idea, creando qualcosa che duri oltre se stessi, restando a disposizione dei propri simili. Il filosofo tedesco la definisce “vita generica”, cioè naturalmente orientata non al soddisfacimento di se stessi, ma di tutto il genere umano.
Se tutti son buoni a parlare dell’attacco del potere alle nostre tasche, pochi si spendono nel trattare, o quantomeno nel comprendere, che c’è un altro assalto del capitalismo ben più aggressivo e rapace, e che mentre scriviamo è ormai a un passo dalla vittoria: la conquista dell’anima dell’uomo. L’obiettivo è quello di annichilire il senso critico, distruggere la capacità creativa, e rendere l’uomo un docile animale da soma. Per questo la battaglia per la cultura è di prima linea: se non riusciamo a riappropriarci della vita generica e ad uscire dagli ingranaggi del transumanesimo, per noi sarà la fine.
Una chiave per addentrarsi ulteriormente nel discorso è il passo che abbiamo riportato all’inizio. Lo storico romano Sallustio, nel secondo capitolo del De Coniuratione Catilinae, parla dello stesso concetto di Marx, denominandolo però “virtù”. L’ingegno, l’atto creativo, il talento, per lo storico imbevuto di filosofia platonica, è la virtus animi per antonomasia, la facoltà umana più vicina alla sfera del divino, quindi l’unica facoltà capace di fare di un individuo un uomo. Per questo Sallustio lo chiama virtus, senza bisogno di ulteriori specificazioni, perché sa che chi può intendere, lo farà: l’anima è un bene di cui siamo chiamati a godere, e il “ricercare la fama” altro non è che compiere un’azione o realizzare un’opera che resti a disposizione del genere umano nei secoli. Coloro che sono privi di dottrina e cultura non li definisce uomini, ma mortales perché, dedicandosi solo al ventre e al sonno, privano la propria natura di qualsiasi caratteristica che non sia il dover morire. Essi sono viandanti, che al mondo non lasciano nulla, sprofondando nel più tetro oblio. Ebbene, è esattamente così che ci vogliono coloro che stanno al potere. Perché per i Rothschild, i Pallavicini, i Morgan, noi siamo bestiame, e tali ci vogliono rendere. Quando la cancel culture avrà raggiunto il suo apice, non sarà più possibile trovare così facilmente Sallustio, Dostoevskij, Leopardi, diventati ormai cenere nel rogo della mascolinità tossica o del razzismo, tanto che Harvard ha già cancellato gli studi classici dalla propria offerta formativa.
Così l’Avanti! ha deciso di dedicare tutti i fine settimana, a partire da sabato 28 maggio, al canto dell’anima umana, che risiede in tutte le tracce lasciate dagli autori del passato, e anche contemporanei. Un canto di cui dobbiamo oggi più che mai riappropriarci: si tratterà di riflessioni e scorci di creatività, con l’obiettivo primario dell’invito alla lettura. Le rubriche che si alterneranno per voi ogni sabato sono quattro:
- Schizzi a penna, lampi di narrativa, poesia e sperimentazione linguistica per dare all’anima le chiavi dell’emancipazione;
- Pietre miliari, i saggi che hanno creato le fondamenta del pensiero socialista e libertario;
- Cinecittà, i grandi film italiani del passato con cui interpretare la contemporaneità;
- Tre dischi, per creare connessioni sonore e stimolare la creatività, e riscoprire il canto dei liberi.
Vi diamo appuntamento a sabato prossimo con I demoni di Fedor Dostoevskij per Schizzi a penna.
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