Ugo Rossi
Avanti.it
Fin da piccolo ho avuto una grande connessione con gli esseri viventi e la natura che mi circonda, connessione che purtroppo la maggior parte dell’umanità ha perso o sta perdendo a causa degli stili di vita frenetici della società capitalista e neoliberista, basata sul massimo profitto e la competizione. Questa connessione mi ha portato a mettere al centro delle mie battaglie politiche la tutela degli ecosistemi terrestri e i diritti di tutti gli esseri viventi. Negli anni del Liceo Scientifico ho approfondito principalmente da autodidatta i temi ambientali ed economici, tanto da portare la tesina di Diploma dal titolo “Le crisi del XXI secolo”, nella quale ho messo in relazione la crisi economica del 2008 e quella climatica, cercando di dare delle soluzioni ed una visione per uscirne.
Ricordo che era il 2007 quando vidi il film di Al Gore “Una scomoda verità”, e lessi il suo libro “La Scelta” nel 2009. All’epoca influirono molto sul mio pensiero e visione del problema climatico, ma oggi dopo una laurea in ingegneria civile ambientale, corsi di specializzazioni, ed esperienza sul campo, nel ramo dell’energia, della sostenibilità e dell’ecologia, oltre ad aver partecipato ed organizzato eventi e manifestazioni sul tema, devo dire di aver maturato un pensiero ed un approccio molto diverso sui problemi ambientali e climatici. Dal punto di vista che ho maturato oggi, più che esistere un problema climatico, esiste un problema ecologico di distruzione degli ecosistemi terrestri, non posso negare che l’attività antropica produca enormi tonnellate di CO2, e che queste incidano sul famigerato “effetto serra”, ma i veri problemi sono legati più ad altre sostanze inquinanti e non possiamo ridurre tutto il dibattito alla quantità di CO2 emessa.
“Salviamo il Pianeta”, ecco uno degli slogan più sentiti e più in voga al momento. Non posso negare di averlo usato anche io un po’ di anni fa, ma poi mi sono ricreduto. Tranquilli la Terra ci pensa da sola a salvarsi e troverebbe l’equilibrio in pochissimo tempo, ragionando in termini geologici, dopo essersi liberata di questa società umana. Per farvi capire meglio ciò che voglio dire, condivido con voi un ragionamento. Immaginate di riportare in un anno solare, l’intera vita dell’universo conosciuto. Verso agosto la terra si sarebbe appena formata e sarebbe una palla di fuoco, e solo negli ultimi giorni di dicembre il pianeta avrebbe raggiunto le condizioni per ospitare la vita. Adesso ci troveremmo negli ultimi istanti del 31 dicembre. Insomma, con un colpo di tosse la terra si sbarazzerebbe tranquillamente dell’umanità e troverebbe nel giro di poche ore, in tempistiche geologiche, soluzione a tutti in nostri casini, e la CO2 sarebbe l’ultimo dei suoi problemi.
Pensate che ci sono state ere geologiche nelle quali senza l’emissione di enormi quantità di CO2 da parte di supervulcani, non si sarebbe ottenuto il necessario effetto serra per poter uscire da fredde ere glaciali, e la terra sarebbe potuta diventare una gelida palla di neve. Sicuramente qualcuno che sta leggendo questo articolo potrebbe controbattermi dicendo: “Tu stai omettendo di dire che nell’ultimo periodo abbiamo emesso enormi quantità di CO2 in pochissimo tempo, ed abbiamo accelerato l’effetto serra che si sarebbe normalmente dilatato in più secoli”. Io gli risponderei che ciò che dice è vero, ma è giusto ridimensionare il problema della CO2 rapportandolo con problemi ecologici be più gravi, e riportandolo all’interno di un sano dibattito.
Ricordo che fino all’Accordo di Parigi sul clima del 2015, certe tematiche erano molto derise ed attaccate dal sistema, e gli ambientalisti erano considerati complottisti come oggi chi ha deciso di non punturarsi con il siero genico anti-Covid-19, e si è opposto alle politiche sanitarie liberticide imposte dall’OMS ai Governi per una pandemia fantasma. Dopo il 2015 qualcosa cambia, all’improvviso le lobby di potere, aziende e multinazionali capitalistiche, che tanto attaccavano i complottisti del clima, iniziarono a cavalcare le loro tesi per poterle usare a loro vantaggio e fare nuovi profitti tramite operazioni di “greenwashing” (ambientalismo di facciata). Anche le agende politiche cambiarono e iniziarono a mettere al centro finte soluzioni ecologiche, come l’auto elettrica (vedi il mio precedente articolo) fino ad arrivare al credito sociale e all’attacco della proprietà privata con l’ultima direttiva della Commissione Europea sulla classe energetica degli edifici.
Successivamente nel 2018 spopolò il fenomeno Greta Thumberg, una ragazzina svedese che a seguito degli incendi boschivi nel suo paese, iniziò a scioperare da scuola fino alle elezioni politiche della Svezia dello stesso anno. Subito fu trasformato in un evento virale dai media, che come abbiamo imparato danno visibilità soltanto a ciò che il sistema di potere controlla o può controllare. Nasce così il movimento studentesco internazionale Fridays for Future. In un primo momento questo nuovo movimento fu da catalizzatore per tutti coloro che come me erano stati impegnati negli anni precedenti in tante battaglie ambientaliste, e devo dire che qualcosa di buono si stava anche facendo a livello locale e nazionale. Poi però arrivarono al suo interno rappresentanti di grosse associazioni ambientaliste e di partiti di “sinistra” come il PD, tutto iniziò a ridursi all’immagine di Greta Thumberg, ed il livello del dibattito su certe tematiche iniziò a diventare molto scadente, portato avanti da giovani ragazzi senza esperienza e facilmente manipolabili. Infatti, un anno dopo presi le distanze da questo movimento e le persone più serie uscirono, soprattutto quando al suo interno prese piede l’ideologia Gender lgbtq+ e furono sposate pienamente tutte le politiche governative liberticide covid. Mi fermo qui perché potrei raccontarvi molto di più a riguardo, ma perderei il focus sull’argomento centrale di questo articolo, riservandomi di farlo in un successivo articolo specifico sui nuovi movimenti ambientalisti moderni.
Eppure ci fu un’altra bambina, Severn Cullis-Suzuki, all’epoca una bambina di dodici anni, avvenuto al vertice delle Nazioni Unite nel 1992 in Brasile. La quale non parlò minimante di CO2 e centrò pienamente i veri problemi del pianeta, ma nessuno stranamente la trasformò in un fenomeno da circo come la moderna Thumberg.
Ripartendo dal discorso di Severn Cullis-Suzuki, ribadisco che i problemi da risolvere sono sistemici e non possiamo ridurre tutto al problema climatico parlando banalmente solo dei livelli di CO2. Per ridimensionare la narrativa sulla CO2 analizzerò insieme a voi dei dati facilmente reperibili su Our World in Data.
Come potete vedere le emissioni stimate di CO2 nel mondo al 2021 hanno raggiunto le 37 miliardi di tonnellate di cui quasi la metà sono responsabili due nazioni: la Cina con 11,47 miliardi di tonnellate e gli Stati Uniti d’America con 5 miliardi di tonnellate. Mentre l’Italia emette appena 328 milioni di tonnellate e l’intera UE 2,8. Bene osservando questi dati, sorge subito un quesito: è giusto che l’Italia ed i paesi dell’UE debbano castrare e distruggere la propria economia con politiche ambientaliste estreme basate esclusivamente sulle emissioni di CO2, quando sono responsabili di esse in percentuale minima?
Questo è il grafico che qualsiasi imprenditore e professionista italiano alle prese con burocrazia e certificati vari di sostenibilità ambientale, in termini di emissioni di CO2, dovrebbe vedere per comprendere l’inganno e la presa in giro che subisce.
L’Italia incide lo 0,9% sulle emissioni di CO2 del pianeta, questo significa che anche azzerando queste emissioni, il nostro grande sacrificio non conterebbe nulla rapportato alle percentuali mondiali di emissione, dove Cina e USA fanno insieme quasi il 50% di tali emissioni. Credo che chiunque abbia l’intelligenza per ragionare, possa arrivare a fare le proprie deduzioni e non serve che io aggiunga altro.
L’Italia invece ha un altro problema, ed è quello legato all’inquinamento, ad esempio quello delle polveri sottili nell’intera pianura padana, che è una vera e propria camera a gas permanente che ogni anno causa 90 mila morti, ed i vari siti inquinati da sostanze tossiche come la famosa “Terra dei Fuochi” in Campania e le falde acquifere venete piene di Pfas. Ma adesso va di moda parlare solo della CO2 che come avete potuto constatare è l’ultimo dei problemi degli italiani.
Anzi, come è possibile riscontrare da questo grafico le emissioni pro capite degli italiani sono inferiori a quelle della media UE e 3 volte minori rispetto a quelle degli americani e canadesi.
Guardate invece le riprese satellitari della camera a gas della Pianura Padana.
Per concludere il ragionamento, e riportare i problemi ecologici del pianeta ad un sano dibattito non estremista, attualmente banalizzato esclusivamente con le emissioni di CO2, vi faccio vedere i dati sull’estensione dei ghiacci dei mare Artico e del mare Antartico.
Come potete facilmente vedere nulla è cambiato negli ultimi anni nel mar Antartico, mentre nel mar Artico è stata persa solo una minima percentuale di ghiaccio. Non dico questo per banalizzare il problema o negarlo, ma sicuramente la situazione non è così allarmante e catastrofica come vogliono farci credere, e si può ancora invertire la rotta rivedendo molti degli sbagliati stili di vita della società capitalista.
In linea di principio generale le piante e i suoli possono contribuire alla riduzione dell’anidride carbonica, fissandola. Si stima che ogni anno insieme riescano ad assorbire circa il 30% delle emissioni antropiche. Inoltre, anche gli oceani ed i mari danno il loro grande contributo, considerando che il 90% dell’ossigeno che respiriamo è prodotto dalle alghe marine e non dalle foreste come tutti pensano. Basterebbe in effetti ridurre gran parte dell’inutile produzione mondiale di beni superflui, per riportare i livelli di CO2 a quelli di un secolo fa, e ci penserebbe la natura da sé in pochi anni. Pensate semplicemente ai 2 anni e mezzo di lockdown, come anche le stagioni sono tornate ad essere quelle di un tempo, quando i traffici mondiali e la produzione industriale in certi paesi di è ridotta al minimo (unica nota positiva di quel buio periodo).
Il vero problema invece, come detto in premessa, e da Severn Cullis-Suzuki nel suo discorso alle Nazioni Unite nel 1992, è un altro. Le questioni su cui dovremmo focalizzare la nostra attenzione e le nostre energie, è l’inquinamento diffuso (basta pensare alle isole di plastica e la microplastica nei mari e negli oceani) e la distruzione degli ecosistemi terrestri, che oggi nell’epoca del “green” continua peggio che mai. Infatti, per contrastare i famigerati “cambiamenti climatici” si danno soluzioni che stanno generando maggiori problemi e più inquinamento di prima, come appunto l’auto elettrica. Stiamo diventando più energivori che mai, visto che ci stanno riempiendo di tecnologia e dispositivi inutili, di cui potremmo fare a meno, e stanno completamente elettrificando le nostre vite. Di conseguenza l’estrazione di terre rare e di metalli, che non crescono sugli alberi ma la loro estrazione distrugge l’ambiente peggio di qualsiasi cosa e crea problemi geopolitici, sta schizzando esponenzialmente.
Le proiezioni al 2060 di estrazione di metalli e terre rare (i “Non-metallic minerals” dello schema) sono allarmanti, e anche quando si parla di energia rinnovabile bisogna farlo in maniera più seria e meno strumentale. Abbiamo tecnologie che potrebbero risolvere molti dei nostri problemi, ma tutt’oggi vengono insabbiate o tenute nascoste perché non convenienti alle lobby di potere, che cercherò di approfondire con voi in successivi articoli. E quando si parla di rinnovabili bisognerebbe farlo con serietà e trovare il giusto mix energetico, ma il primo passo sarebbe ridurre la richiesta di energia e non aumentarla come sta facendo questo modello economico-sociale. Aggiungo che c’è un elemento in più da tenere conto e si chiama geo-ingegneria, comunemente identificata dai più come il fenomeno delle “scie chimiche”, ma anche qui si aprirebbe un altro capitolo che approfondiremo su queste colonne. Obiettivo di questo articolo era ridimensionare e smontare la narrativa di regime sui cambiamenti climatici, basata esclusivamente sull’emissione di CO2, che praticamente è diventata un affare per le lobby di potere ed una scusa per imporre all’umanità nuove agende politiche come l’Agenda 2030.
Concludo invitandovi a riguardare integramente il discorso in senato avvenuto nel 2014 del fisico italiano e premio Nobel Carlo Rubbia, il quale diede il suo punto di vista sui cambiamenti climatici dando delle possibili soluzioni tecnologiche ai problemi ambientali, e qualche anno fa fu brutalmente attaccato con la strumentalizzazione di una frase estrapolata dal suo discorso da ignoranti pseudo-attivisti per il clima.
Guido Bulgarelli dice
buon articolo, ma che a mio parere pecca un po’ di ingenuità. Io credo che nessuno ai livelli decisionali veri – non parlo dunque dei meri esecutori politici che vediamo abitualmente in azione – dubiti del fatto che la crociata anti CO2 è una pu**anata clamorosa e che i veri problemi siano quelli giustamente evidenziati nel pezzo, inquinamento soprattutto chimico e distruzione degli habitat. Il fatto è che questi ultimi somo imputabili a una manciata di multinazionali, padrone assolute del discorso e come tali non perseguibili per definizione. Avanti con la CO2 dunque, che presenta molti vantaggi: può essere usata per colpevolizzare ogni essere umano sul pianeta, per il mero fatto di esistere; e a breve potrà diventare il grimaldello per introdurre sistemi ferrei di controllo sociale, con i relativi protocolli di repressione e punizione per gli inadempienti