Ron DeSantis, il governatore della Florida, ieri ha ufficialmente presentato la sua candidatura alle primarie del Partito Repubblicano, assumendo dunque la carica di sfidante numero uno di Donald Trump.
Il governatore ha fatto il suo gran debutto in compagnia di Elon Musk con una diretta sulla piattaforma Twitter. Purtroppo per lui, le cose non sono filate proprio lisce lisce, perché la diretta è andata più volte in crash, per usare una terminologia anglofona familiare per chi trasmette in streaming, con molti utenti che non hanno potuto accedervi. Per Musk si è trattato di un problema tecnico dovuto alla “grande affluenza di pubblico e questo è fantastico, vuol dire che la gente si avvicina alla politica parlando con i politici direttamente”. I numeri parlano di più di 600mila utenti collegati – almeno all’inizio della live – diventati poi 300mila alla conclusione della diretta. I problemi della diretta con Elon Musk hanno scatenato l’ironia dei social con l’hastag #DeSaster divenuto virale (un evidente gioco di parole fra disaster e DeSantis); mentre Trump, con un post scritto sul suo social Truth ha scherzato dicendo che “il mio tasto rosso” – il tasto delle live – “è più grande, più forte, migliore e funziona!”. Ma al di là dei problemi di connessione di DeSantis e del suo comparuzzo Musk, dobbiamo capire e sapere chi è il governatore della Florida.
Ron DeSantis è un ultraconservatore del Partito Repubblicano, governatore della Florida salito agli onori della cronaca per due cose: le leggi contro le teorie gender ed il loro insegnamento ai bambini, il divieto di operazioni che comportano il cambio di sesso per i minorenni (esempio seguito di recente dal Texas) e la coraggiosa crociata contro restrizioni pandemie e mascherine, fino alla verità sui vaccini covid definiti “armi biologiche”. Queste idee dell’ultima ora, soprattutto su gender e vaccini, vorrebbero occultare un’altra verità: DeSantis è, prima di ogni cosa, un convinto sionista, così convintamente sionista, che ha emanato una legge, la HB269, che punisce il linguaggio definito antisemita con 5 anni di carcere, pena applicabile anche a chi distribuisce volantini ritenuti offensivi (pure per questo articolo si potrebbe rischiare la galera); questa legge, ciliegina sulla torta, è stata proprio firmata a Gerusalemme in occasione della sua comparsata al “Muro del pianto” per l’evento Celebrate the faces con tanto di cappello in mano e kippah sulla testa. E infine sui vaccini, nonostante la sparata degli ultimi mesi, il prode DeSantis è stato uno dei più aggressivi sostenitori dei vaccini covid, financo partecipando in pompa magna alla prima somministrazione dell’intruglio miracoloso. In poche parole, DeSantis è un altro gatekeeper o, per essere taglienti, l’ennesima esca che farà abboccare molti boccaloni, soprattutto dalle nostre parti.
Insomma, al solito da quella marmaglia d’oltreoceano non arrivano mai buone notizie né quegli eroi che in molti, soprattutto gli anti-sistema nostrani, attendono. L’operazione DeSantis finirà per spaccare i repubblicani e, se alle primarie vincerà Trump, i suoi sostenitori più radicali finiranno per non votare il tycoon newyorchese, togliendo voti al Grand Old Party. Ancora una volta, i fatti hanno la testa dura: nulla di rivoluzionario c’è in questi personaggi, nessuno di loro avrà mai l’interesse a liberarci, né Trump, né DeSantis né Musk. Dobbiamo farlo da soli, costi quel che costi.
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