Il 25 febbraio si svolgeranno in Nigeria le elezioni presidenziali e parlamentari.
L’attuale presidente in carica da otto anni, Muhammadu Buhari, ha raggiunto il limite costituzionale di due mandati e verrà quindi sostituito. Secondo i critici il suo governo non è stato soddisfacente: nonostante le promesse fatte in campagna elettorale non è riuscito a risolvere alcuni dei principali problemi strutturali della Nigeria, come la diffusa povertà e la violenza.
Va anche detto però che durante la sua presidenza il paese ha dovuto fare i conti prima con il calo del prezzo del petrolio, all’inizio del suo primo mandato nel 2015, che ha colpito fortemente la nazione la cui economia non è diversificata su molti altri settori, e poi la pandemia e l’inflazione globale, che hanno impoverito ulteriormente il paese, dove il 40% della popolazione vive già con meno di un euro al giorno.
Sesta nazione al mondo per popolazione con 213milioni di abitanti, nonché una delle economie principali dell’Africa, il paese appare dilaniato da lotte etniche e religiose fomentate da anni di colonialismo occidentale, e da gravi problemi di povertà e sicurezza. A maggioranza cristiana nella parte meridionale e musulmana in quella settentrionale, la Nigeria deve fare i conti anche con i terroristi di Boko Haram a nord, gruppo nato proprio nel paese, mentre nel sud est deve fronteggiare i separatisti di etnia Igbo nella regione del Biafra.
Proprio qui c’è stato un incremento delle violenze, dovute ai separatisti legati alla figura di Simon Ekpa, avvocato nigeriano-finlandese, il quale vive attualmente in Finlandia, ma che ha molti seguaci nel Biafra. Secondo le autorità, dalla sua casa in Finlandia, egli impartirebbe ordini a distanza ai gruppi separatisti per organizzare atti violenti con lo scopo di impedire lo svolgimento delle elezioni di febbraio nella regione, non riconoscendosi come parte della Nigeria. Il ministro degli affari esteri ha dunque convocato l’ambasciatore finlandese, Leena Pylvanainen, per discutere delle misure da intraprendere nei confronti di Ekpa.
Intanto l’Alta Corte federale ad Abuja ha fissato al 30 marzo l’udienza per stabilire se e quando tenere il referendum per l’indipendenza del Biafra, referendum che si sarebbe dovuto tenere già nel 2022 e ampiamente sostenuto tra la popolazione Igbo.
Alle elezioni di febbraio si presenteranno 18 partiti, tre dei quali si contendono la vittoria nei sondaggi: i candidati dei due principali partiti nigeriani, cioè Atiku Abubakar del Partito democratico del popolo, di centrodestra, e Bola Tinubu, del Congresso progressista, partito di Buhari, di centro, e un terzo candidato con un nuovo partito: Peter Obi, Partito del lavoro, di centrosinistra. Quest’ultimo pare essere favorito, tuttavia, in Nigeria per vincere le elezioni al primo turno oltre ad ottenere più voti rispetto agli sfidanti è anche necessario avere almeno il 25% delle preferenze in due terzi dei 36 stati del paese e al territorio della capitale Abuja, e non è detto che Obi possa vincere.
Ma chi è Peter Obi e cosa propone per la Nigeria? Di etnia Igbo, nato nel 1961, dopo essersi laureato in Nigeria ha svolto numerosi master in economia e business in numerose università prestigiose del mondo, tra le quali spicca la London School of Economics di Londra, legata alla Società Fabiana e ai Rothschild, dove ha appreso l’ideologia neoliberista. Dopo essere entrato in politica ed essere stato governatore dello stato nigeriano di Anambra ora si candida alle presidenziali della Nigeria presentandosi come la novità che vuole portare il cambiamento nel paese. A livello politico sostiene che la sua priorità principale sia migliorare la sicurezza, dopo che negli ultimi anni si è avuto un incremento degli attacchi terroristici nel nord e nel nord-est, mentre nella parte sud-orientale si sono registrati aumenti delle violenze, spesso attribuite ai separatisti.
Obi propone poi di aumentare gli investimenti nella sanità, nell’istruzione e nei sussidi pubblici e di riorganizzare la struttura delle forze dell’ordine, infatti egli ha sostenuto il movimento nigeriano End-SARS considerato la versione locale del movimento Black Lives Matter, il quale critica la violenza della polizia. Infine, in linea con la sua ideologia neoliberista, propone di privatizzare e liberalizzare alcuni settori in larga parte controllati dallo stato, come quello minerario, per aprirsi ad investimenti stranieri e svendere le ricchezze alle multinazionali.
Insomma, la Nigeria potrebbe presto avere un presidente presentato come “il nuovo che avanza” ma che in realtà ripropone vecchi paradigmi neoliberisti, come le privatizzazioni, già ben conosciuti in molte parti del mondo.
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