Giorgia Audiello
Avanti.it
Il Veneto del leghista Luca Zaia si appresta ad assumere il ruolo di regione pilota per sperimentare in Italia la nuova Agenda Digitale pianificata dall’Unione europea e accelerata dalle chiusure pandemiche che hanno comportato la digitalizzazione di molte attività e servizi prima non digitali, tra cui la scuola e la sanità. La regione, infatti, ha lanciato una nuova applicazione – l’App viviVeneto – che si propone come canale diretto tra l’istituzione e i cittadini, offrendo più di 40 servizi e alla quale si accede tramite “Spid”, ossia la cosiddetta identità digitale. Quest’ultima è stata implementata recentemente dalla Ue attraverso il progetto “European Digital Identity Wallet” che si propone di integrare i diversi sistemi di identità nazionali e rappresenta il passaggio definitivo alla totale digitalizzazione della società, a sua volta componente imprescindibile del “mondo nuovo” promosso dal World Economic Forum (WEF) di Davos per mezzo della cosiddetta Quarta rivoluzione industriale o rivoluzione 4.0. Non a caso lo stesso Zaia ha affermato che l’applicazione in questione «anticipa un fenomeno internazionale, poiché tra le dieci strategie tecnologiche emergenti del 2023 ci sono le “super App”, le applicazioni mobili in grado di fornire molti servizi essenziali a portata di smartphone». È lo stesso Zaia che nel 2021 aveva affermato che «le vaccinazioni stabiliranno un nuovo ordine mondiale».
Nello specifico l’app viviVeneto, disponibile per Android e iOS, consentirà l’accesso a tutti i servizi amministrativi, sanitari, turistici e culturali, permettendo anche di effettuare pagamenti digitali. Il dispositivo – progettato e sviluppato in collaborazione con Engineering, azienda specializzata nella digitalizzazione dei processi per pubblici e privati – è strutturato in sei aree: tre definite “verticali” che consentono l’accesso ai servizi amministrativi, sanitari e turistici e tre “trasversali” che comprendono messaggistica, portafoglio e suggerimenti-segnalazioni. L’area salute offrirà ai cittadini la possibilità di controllare l’affluenza nei vari pronto soccorso del Veneto, di gestire la propria cartella sanitaria, di visualizzare e scaricare referti, prescrizioni e certificati, prenotare visite mediche e scegliere o cambiare il medico di base. Una tale attenzione ai dati sanitari appare paradossale in un paese che ha privato la sanità dei fondi essenziali al suo funzionamento non garantendo i servizi di base, ma contribuendo, anzi, allo smantellamento del sistema sanitario nazionale. L’ultimo allarme delle regioni in tal senso è arrivato all’inizio di marzo, quando gli enti locali hanno chiesto un incontro con i ministri dell’economia e della salute per chiedere nuovi finanziamenti al settore che – come è già stato anticipato – non arriveranno presto. L’attenzione alla digitalizzazione dei dati sanitari appare allora più come un metodo di tracciamento che riserva particolare attenzione alle vaccinazioni: proprio recentemente, infatti, è uscito il nuovo piano nazionale vaccini, che tra le novità presenta l’informatizzazione dell’anagrafe vaccinale con relativo «monitoraggio continuo dell’omessa vaccinazione».
L’app consentirà, inoltre, di gestire in autonomia tutto ciò che riguarda il bollo auto, quindi il pagamento, il controllo, la gestione di appuntamenti e gli avvisi di accertamento, così come di gestire i contrassegni e le targhe per disabili dall’area relativa ai servizi amministrativi. Nella sezione dedicata al turismo, invece, si potranno trovare tutti gli eventi, gli spettacoli e le attività in programma e reperire informazioni su beni e luoghi della regione. Qui i cittadini potranno anche trovare le strutture ricettive migliori insieme ai sentieri pedonali, i percorsi ciclabili, equestri e dedicati agli sport invernali. Non manca poi la possibilità di pagare tasse e biglietti direttamente dal proprio smartphone grazie al servizio “Portafoglio”.
L’applicazione, così come l’identità digitale, non è ovviamente obbligatoria. L’obiettivo, infatti, è quello di portare quante più persone possibili ad installarla autonomamente grazie alle promesse di comodità e velocità di accesso ai servizi. Tuttavia, dietro alla facciata luccicante delle nuove tecnologie si nascondono anche diverse insidie a partire dal fatto che la società digitale è uno dei principali obiettivi delle élite globali – che trovano nel WEF il loro principale centro di aggregazione – e di “filantropi” come Bill Gates che già nel 2020 aveva lanciato il progetto ID 2020. Essa, infatti, permette un controllo sociale senza precedenti consentendo la tracciabilità di tutti i dati, da quelli fiscali a quelli sanitari, fino a monitorare, ad esempio, la situazione vaccinale di ogni individuo e di escludere da alcuni servizi con un semplice clic chi non possiede determinati requisiti o certificati. La completa digitalizzazione di pagamenti, dati biometrici, sanitari, fiscali e anagrafici comporta inoltre l’implementazione del cosiddetto capitalismo della sorveglianza, che sfrutta gli algoritmi per osservare e orientare le tendenze dei consumatori inducendoli a determinati acquisti piuttosto che ad altri. Questo tipo di capitalismo insieme alla sorveglianza di massa è uno dei pilastri della digitalizzazione promossa da Davos, la quale potrebbe essere l’anticamera della digitalizzazione dell’uomo stesso, attraverso l’uso di microchip sottocutanei già ora esistenti. L’applicazione viviVeneto – che «anticipa un fenomeno internazionale» – potrebbe essere, dunque, solo uno dei primi tasselli nell’ambito di un progetto più ampio che mira ad una rivoluzione antropologica e sociale e ad un nuovo metodo di governo che utilizza il digitale come suo principale strumento. Dietro alla comodità, all’efficienza e al culto del progresso ipertecnologico, infatti, si nasconde una precisa agenda politica confermata anche dalle iniziative in tal senso dell’Unione europea che si è rivelata spesso esecutrice dei voleri di Davos.
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