Ieri si è conclusa la riunione del CELAC (l’organizzazione internazionale che raggruppa i paesi latinoamericani e dei caraibi), che si è tenuta a Buenos Aires, la prima dopo l’elezione di Lula alla Presidenza del Brasile.
Nella dichiarazione finale i Paesi hanno convenuto che è necessario superare la grave crisi economica seguita alla crisi sanitaria causata dal Covid 19, prospettando anche la possibile richiesta di aiuti internazionali per gli stati della regione maggiormente in difficoltà.
La dichiarazione finale ha posto l’accento anche sulla necessità della tutela e del sostegno alla democrazia e i diritti umani, con particolare riferimento al Venezuela. Su quest’ultimo, i Paesi del CELAC hanno espresso il forte auspicio di un dialogo vero fra il governo di Maduro e l’opposizione.
Lo stesso Maduro, che non ha partecipato all’incontro, ha parlato di “minacce, cospirazioni e le continue aggressioni contro il Governo legittimo venezuelano”.
Di fondamentale importanza è stato il ritorno sulla scena del Brasile. Finito il lungo periodo di isolamento nella regione segnato dalla presidenza Bolsonaro, con il ritorno di Lula il paese “Carioca” può cominciare a giocare un ruolo di protagonista, per sé e anche per la regione latino-americana. Infatti, se è vero che il Sud America senza il Brasile – che produce 1/3 del Pil regionale – perde ogni peso economico sulla scena internazionale, è pure vero che senza il supporto della regione, il Brasile si mostra come un gigante dai piedi d’argilla che non può in alcun modo competere con i grandi attori internazionali.
La riunione del CELAC è stata seguita con grande interesse dalle cancellerie internazionali, in particolare da USA e Cina, i due giganti che ormai lottano per spartirsi l’egemonia economica e politica sul sub-continente. Da Pechino, il governo cinese fa sentire tutto il suo sostegno al CELAC, ritenuto dalla leadership comunista “fondamentale per la sovranità economica e politica dei paesi latino-americani”. La Cina, non va dimenticato, ha investito negli ultimi anni decine di miliardi di dollari nello sviluppo di infrastrutture in un tutto il Sud America, gasdotti, porti, autostrade e soprattutto per l’esplorazione del sottosuolo alla ricerca di materie prime rare necessarie per lo sviluppo dell’hi-tech cinese. In tutto ciò gli americani sono molto preoccupati dell’avanzata cinese in quello che continuano a considerare il loro giardino di casa; ma sono anche consapevoli che gran parte del successo cinese è anche figlio degli errori macroscopici a livello diploamatico commesso dagli States negli ultimi due decenni.
La lotta fra Cina e USA per il controllo del Sud America è appena iniziata.
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