Il viaggio di Macron in Cina ha sconquassato l’unità europea sulla Cina e la questione di Taiwan. Il presidente francese, arrivato in Cina in concomitanza con l’esercitazione militare di Pechino attorno a Taiwan, di ritorno da Pechino, ha rilasciato una serie di dichiarazioni ai giornali Les Echos e Politico che suonano come una novità rispetto al panorama diplomatico e geopolitico ristagnante europeo. Macron, infatti, rispondendo alle domande dei giornalisti delle due testate, ha dichiarato che l’Europa non dovrebbe commettere l’errore di seguire “il ritmo americano o la reazione cinese” sul problema di Taiwan. E come se non bastasse ha aggiunto che l’Europa dovrebbe diventare un terzo polo, equidistante da Stati Uniti e Cina, dovrebbe concentrarsi sullo sviluppo “della propria industria della difesa, sul nucleare, sulle fonti energetiche alternative e abbandonare il dollaro nei commerci mondiali per non essere più dipendente dagli USA”. Queste dichiarazioni hanno ovviamente fatto scalpore, perché mai fino ad ora un capo di stato europeo si era spinto così tanto nel criticare lo strapotere di Washington e nell’auspicare la fine della dipendenza dal dollaro e dall’energia americana.
Le parole di Macron hanno dunque avuto un effetto esplosivo, soprattutto nei riguardi della Germania, paese sempre allineato ai voleri di Washington anche quando questi collidono con gli interessi tedeschi. E non a caso, ieri a Pechino è arrivata il ministro degli esteri tedesco, Annalena Baerbock per una visita di tre giorni in cui incontrerà anche Xi Jinping. L’auspicio dei governi europei più filoamericani è che la Baerbock ribadisca la comune linea europea su Taiwan ma anche sulla volontà europea di staccarsi dalla dipendenza economica cinese. La Baerbock è inoltre famosa per la sua linea anticinese molto intransigente, spesso in contrasto con lo stesso cancelliere federale Olaf Scholz e per questo in molti non nutrono fiducia nel suo viaggio perché, come fa notare Tim Ruehlig, esperto di Cina del German Council on Foreign Relations, “la Baerbock è famosa per essere una piantagrane, dubito che questo non possa influenzare negativamente il suo viaggio”.
L’Europa, dunque, sembra essersi spaccata sui rapporti con la Cina dopo la visita di Macron. Il presidente francese, forse per convenienza delle imprese transalpine o forse per convenienza politica personale visti i problemi interni, ha aperto uno squarcio nel pesante velo di ipocrisia nei rapporti tra Europa e Stati Uniti. E la differenza che intercorre tra le dichiarazioni di Macron e le intenzioni della Germania, è il frutto di quella indipendenza militare (forse è meglio dire nucleare) di cui gode la Francia, mentre la Germania rimane ancora un paese occupato militarmente dalle forze armate statunitensi. Il punto adesso è capire se dalle parole si passerà ai fatti e soprattutto se queste avranno un riverbero dall’altra parte dell’Atlantico.
Lascia un commento