Giorgia Audiello
Avanti.it
Piazza Montecitorio, dove si trova Palazzo Montecitorio – sede della Camera dei deputati – è stata ristrutturata in occasione del cinquantenario della Repubblica, il 2 giugno del 1998, dal progettista Franco Zagari. Da allora la piazza ha assunto una configurazione che ha richiamato l’attenzione per alcuni simboli collegati al sionismo e alla loggia ebraica di B’nai B’rith, nonché alla Kabala, la componente esoterica dell’ebraismo: si tratta in particolare della Menorah, il candelabro a sette braccia, uno dei simboli più antichi della religione ebraica ed emblema dello stato di Israele che campeggia – gigantesco – di fonte ai tre portoni di Montecitorio. Il che ha indotto i “malpensanti”, a volte definiti “cospirazionisti”, a ipotizzare che quei simboli non siano stati messi lì per caso e non siano il risultato di pure coincidenze, bensì provino lo stretto legame, o meglio la sudditanza, della nostra nazione nei confronti di Israele e la “devozione” della classe dirigente italiana nei confronti del sionismo. Se da un lato non è possibile provare con assoluta certezza che la Menorah risultante dall’intersezione delle tre fasce semicircolari antistanti la facciata del palazzo con la meridiana Nord-Sud sia stata pensata e realizzata appositamente come tribuito al sionismo e alla cultura ebraica, dall’altro è certamente possibile osservare la compiacenza che la nostra classe dirigente riserva a Israele e alla Nato, alleanza militare che in più occasioni ha servito e serve gli interessi dello stato ebraico. I nostri politici, del resto, in molte occasioni ufficiali si sono prostrati all’anglo-sionismo ricevendo premi e riconoscimenti da parte dei suoi esponenti di spicco: Gianfranco Fini, ad esempio, nel 2009 ha ricevuto il premio “La menorah d’oro” da parte di Sandro di Castro, presidente della loggia romana di B’nai B’rith. Allora era presidente della Camera dei deputati. Giorgia Meloni, invece, insieme agli altri nomi di spicco della politica italiana primo tra tutti il presidente Sergio Mattarella, nel 2016 aveva presenziato alla presentazione del primo volume del Talmud tradotto in italiano, esaltandone l’importanza storica e culturale.
Un elemento chiave della piazza sede del Parlamento italiano è l’antichissimo obelisco – risalente a più di 2500 anni fa – vero fulcro della piazza che ne delimita il fronte meridionale: prima di ripercorrere brevemente la storia dell’obelisco, è importante sottolineare il fatto che nell’antichità esso aveva una funzione religiosa precisa, in quanto era dedicato al dio Sole o Ra e per questo viene anche chiamato “obelisco solare”. Il culto solare era uno dei culti centrali nell’antico Egitto e, successivamente, delle religioni misteriche: esso inoltre è anche al centro della “fede” massonica di matrice luciferina: il “portatore di luce”, infatti, è spesso identificato col Sole o con Venere. Gli obelischi, dunque, sono strettamente legati alla massoneria che si ispira esplicitamente ai culti pagani dell’antico Egitto. Fatto costruire dal faraone Psametek II (Psammetico II), regnante dal 594 al 589 a.C., l’obelisco era destinato – insieme ad un obelisco gemello – alla città di Heliopolis, un’importante città dell’antico Egitto dedicata al culto solare. L’obelisco – insieme al suo gemello Flaminio, situato in piazza del Popolo – fu trasportato a Roma per volere di Augusto nel 10 a.C. e assunse una funzione particolare: quella di gnomone o meridiana. Collocato in Campo Marzio sullo sfondo dell’Ara Pacis e del mausoleo della famiglia dell’imperatore, infatti, era la meridiana del grandioso orologio solare che ideò e fece progettare il matematico Facondo Novio all’interno del Campo, diventando la più famosa delle meridiane solari della storia antica. Successivamente, distrutto durante il Sacco di Roma del 1084, il monumento fu recuperato dai “papi urbanisti” – che lo lasciarono nei pressi del Campo Marzio – e collocato in piazza Montecitorio solo tra il 1789 e il 1792, non a caso anni della (massonica) Rivoluzione francese. Tuttavia, solo con la ristrutturazione della piazza nel 1998, l’obelisco tornò a svolgere l’antica funzione gnomonica, grazie al posizionamento di listelli collocati sulla pavimentazione della piazza, lungo la meridiana Nord-Sud. Quest’ultima punta verso il portone principale del palazzo originariamente commissionato da Innocenzo X a Gian Lorenzo Bernini e intersecando i bracci curvilinei – ossia «il tronco di cono originariamente previsto dal Bernini» – antistanti le tre entrate del Palazzo dà vita a una Menorah.
Oggetto sacro dal valore inestimabile, la Menorah era presente all’interno del tempio di Gerusalemme, distrutto una prima volta dal re di Babilonia, Nabucodonosor, nel 587 a.C., e una seconda volta nel 70 d.C. da Tito Flavio Vespasiano, che saccheggiò il tempio riportando alcuni manufatti a Roma, tra cui la Menorah, che però andò perduta nella Città Eterna: simbolo universale della religione ebraica, dopo la distruzione del tempio ha assunto più una funzione rappresentativa che liturgica.
La sua rappresentazione macroscopica sulla pavimentazione di piazza Montecitorio – per quel che si sa – potrebbe anche essere il risultato di un eccezionale groviglio di coincidenze. Tuttavia, lo strettissimo legame, o meglio il servilismo, di Roma verso il sionismo internazionale e la Knesset è piuttosto esplicito, così come la genuflessione dei rappresentanti politici ai maggiori esponenti della cultura e della massoneria ebraica e l’appoggio allo stato di Israele. Ciò ha portato anche le maggiori cariche istituzionali a incensare il Talmud, un testo condannato più volte in passato dalla chiesa Cattolica – fino al Concilio Vaticano II – per le sue frasi offensive verso i gentili (goym) – i non ebrei – e i cristiani. Si tratta di un testo costituito da 63 trattati che supera le 6000 pagine e che contiene gli insegnamenti (Talmud in ebraico significa insegnamento) di migliaia di rabbini, dai primi anni prima di Cristo fino al V secolo. «Tutti i Gentili sono solo degli animali, quindi tutti i loro bambini sono bastardi, (Talmud, Yebamoth, 98a)», «Dalla nascita, l’israelita deve cercare di svellere gli sterpi della vigna, cioè sradicare ed estirpare i goym dalla terra, poiché non può essere data a Dio Benedetto maggior letizia che quella di adoprarci a sterminare gli empi e i cristiani del mondo, (Talmud, Sefer Israel, 180)»: sono solo un paio di frasi tratte dal testo ebraico che, generalmente, non si possono citare per non essere tacciati di antisemitismo e che vengono studiate nelle scuole ebraiche.
La classe politica italiana ha celebrato con tutti gli onori la presentazione della prima versione italiana del testo nel 2016: Roma, la gloriosa Città Eterna un tempo sede della cristianità è ora diventata la principale lacchè dell’anglo-sionismo atlantista e guerrafondaio e la rappresentazione – intenzionale o frutto di coincidenze – della Menorah di fronte a Montecitorio ne è la sintesi figurativa più emblematica.
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