Giorgia Audiello
Avanti.it
La competizione tecnologica tra USA e Cina che decreterà la futura egemonia globale passa anche attraverso la competizione sul controllo dei cavi sottomarini che trasportano i dati nel mondo, ora al centro di un’animata battaglia tra le due superpotenze. Washington, infatti, ha ostacolato i progetti cinesi all’estero e bloccato le rotte via cavo di Big Tech verso Hong Kong, oltre ad aver impedito alla società cinese di cavi sottomarini HMN Technologies Co Ltd, di aggiudicarsi un importante contratto per la posa di un cavo di oltre 12.000 miglia di fibra che corre lungo il fondale marino, del valore di 600 milioni di dollari, per trasportare dati dall’Asia all’Europa, attraverso l’Africa e il Medio Oriente a velocità ultrarapide. Si tratta del South East Asia-Middle East-Western Europe 6 o, più brevemente, SeaMeWe-6. Sono proprio i dati, infatti, la chiave per lo sviluppo delle nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale (IA), indispensabile a sua volta per primeggiare nell’ambito della Quarta rivoluzione industriale, i cui pilastri, oltre alla stessa IA, sono l’Internet of Things e la rete 5G.
Nel mondo, ci sono più di 400 cavi che corrono lungo i fondali marini trasportando oltre il 95% di tutto il traffico Internet internazionale, secondo TeleGeography, una società di ricerca sulle telecomunicazioni con sede a Washington. Questi condotti di dati, che trasmettono di tutto, dalle e-mail e transazioni bancarie ai segreti militari, sarebbero vulnerabili ad attacchi di sabotaggio e spionaggio, come riferito da alcuni funzionari governativi statunitensi all’agenzia britannica Reuters. Per questo motivo, Washington e Pechino si contendono il loro controllo, anche alla luce delle crescenti tensioni geopolitiche, sia sulla questione di Taiwan che su quella ucraina: riguardo a quest’ultima, infatti, il gigante asiatico ha sempre evitato di condannare l’aggressione russa, mantenendo un atteggiamento il più possibile neutrale. Ma è sul campo tecnologico che si gioca la vera sfida tra le due potenze: Pechino, infatti, ambisce a diventare il principale produttore mondiale di tecnologie avanzate, tra cui sottomarini, chip, semiconduttori, IA e droni. E il dominio tecnologico gli consentirebbe di rafforzare ulteriormente la sua crescente influenza internazionale a scapito della potenza a stelle e strisce e il suo arsenale militare con armamenti sofisticati, ottenendo così un notevole vantaggio competitivo in ambito geostrategico. Proprio per questo, Washington non è rimasta a guardare, ma ha iniziato a dare battaglia al rivale geopolitico non solo riportando la produzione tecnologica dentro i confini nazionali e ostacolando lo sviluppo di microprocessori – fondamentali per lo sviluppo di algoritmi, potenza di calcolo e big data – ma anche sabotando la cinese HMN Tech, il costruttore di cavi sottomarini in più rapida crescita al mondo nell’ultimo decennio.
HMN Tech nel 2020 era stata selezionata per produrre e posare il cavo SeaMeWe-6 da un consorzio di più di una dozzina di aziende globali, tra cui comparivano anche tre società di telecomunicazioni cinesi – China Telecommunications Corporation (China Telecom), China Mobile Limited e China United Network Communications Group Co Ltd (China Unicom) – la statunitense Microsoft Corp. e la società di telecomunicazioni francese Orange SA. Il cavo, che dovrebbe essere terminato nel 2025, collegherà una dozzina di Paesi e si snoderà da Singapore alla Francia, attraversando tre mari e l’Oceano Indiano. In seguito alla selezione della compagnia cinese per la realizzazione dell’infrastruttura, il governo degli Stati Uniti ha cominciato ad esercitare pressione sulle aziende e i paesi stranieri per sottrarre l’appalto a Pechino e affidarlo, invece, all’americana SubCom LLC, con sede in New Jersey, il cui anno di fondazione è il 1955 e oggi è una delle tre maggiori società di cavi sottomarini al mondo. L’intento del governo statunitense era quello di scongiurare la possibilità, in realtà mai confermata, che HMN Tech potesse inserire apparecchiature di sorveglianza remota all’interno del cavo.
Secondo quanto riferito a Reuters dall’Agenzia statunitense per il commercio e lo sviluppo (USTDA), per aiutare SubCom a vincere l’appalto, la stessa Agenzia ha offerto borse di formazione per un valore totale di 3,8 milioni di dollari a cinque società di telecomunicazioni nei paesi lungo il percorso del cavo in cambio della scelta di SubCom come fornitore. Contemporaneamente, i diplomatici americani hanno avvertito le aziende coinvolte che Washington avrebbe imposto sanzioni paralizzanti a HMN Tech, mettendo a rischio il loro investimento nel progetto via cavo. Due mesi dopo, nel febbraio 2022, SubCom ha annunciato che il consorzio gli aveva assegnato il contratto per costruire il cavo SeaMeWe-6, mentre la Casa Bianca, nel giugno dello stesso anno, ha pubblicato un documento in cui affermava che il governo degli Stati Uniti aveva «collettivamente contribuito a garantire» l’aggiudicazione di tale contratto per SubCom.
Quello del cavo SeaMeWe-6 è solo uno degli almeno sei accordi privati di cavi sottomarini nella regione Asia-Pacifico degli ultimi quattro anni in cui il governo degli Stati Uniti è intervenuto per impedire a HMN Tech di vincere l’appalto, o per reindirizzare o abbandonare cavi che avrebbero collegato direttamente gli Stati Uniti con territori cinesi. La guerra dei cavi rientra nel più ampio contesto della guerra tecnologica e geopolitica tra Stati Uniti e Cina. Il predominio tecnologico, infatti, è la chiave di volta per il primato geopolitico globale che potrebbe determinare il declino del “Nuovo secolo americano” e l’ascesa del “secolo asiatico”. Un’eventualità che Washington sta cercando in ogni modo di scongiurare.
Lascia un commento