Due giorni fa è arrivato a Pechino in visita di Stato il Presidente iraniano Ebrahim Raisi, il primo capo di stato iraniano a mettere piede sul suolo cinese dopo vent’anni. La visita giunge dopo i primi colloqui bilaterali avvenuti al meeting della “Organizzazione per la cooperazione di Shanghai” tenutosi in Uzbekistan lo scorso settembre. In quella occasione, il Presidente Raisi aveva chiesto al suo omologo cinese di incontrarsi per rafforzare ed allargare le già ottime relazioni fra i due Paesi. Le relazioni fra Cina ed Iran sono divenute sempre più strette soprattutto in risposta alle continue pressioni che entrambi subiscono dall’occidente. L’Iran è da ormai un decennio sottoposta a durissime sanzioni finanziarie da parte degli Stati Uniti e i suoi alleati a causa del suo programma nucleare ritenuto un pericolo per la sicurezza nazionale statunitense (ed israeliana); e dopo l’inizio dell’Operazione speciale russa in Ucraina, l’Iran è accusata di fornire alla Russia supporto logistico, vendendo aerei da guerra e droni “kamikaze”, accuse ovviamente respinte a gran voce dal governo di Teheran. Nonostante le sanzioni, sia contro la Russia sia contro l’Iran, il governo iraniano non ha mai rinunciato al suo ruolo di partner privilegiato con Mosca.
La stessa pressione occidentale è rivolta contro la Cina, in questo caso nell’ottica di una guerra commerciale contro gli Stati Uniti che vale la supremazia economica ma soprattutto tecnologica nel campo del hi-tech; una guerra per il controllo anche delle cosiddette terre rare, fondamentali per lo sviluppo tecnologico del futuro.
La visita di Stato di Raisi giunge quindi in un momento in cui i due paesi non possono fare a meno l’uno dell’altro. L’Iran è il partner commerciale principale della Cina, con un export verso Pechino che ha raggiunto i 12,6 miliardi di dollari nel 2022, e un import pari a 12,7 miliardi, secondo i dati riportati dall’agenzia di stampa nazionale IRNA. E proprio questo è l’obiettivo del viaggio del Presidente iraniano: accompagnato dal ministro degli esteri, del commercio, dell’energia e il capo negoziatore dei colloqui sul nucleare, Raisi vuole tornare in patria con un accordo che comprenda un rafforzamento della cooperazione commerciale e un maggior supporto per la questione nucleare.
“Di fronte agli attuali complessi cambiamenti del mondo, dei tempi e della storia, Cina e Iran si sono sostenute l’un l’altra e hanno lavorato insieme con spirito di solidarietà e cooperazione”, ha detto Xi Jinping durante le dichiarazioni congiunte insieme al suo omologo Iraniano.
“La Cina sostiene l’Iran” ha continuato Xi Jinping “nella salvaguardia della sovranità nazionale, dell’indipendenza e dell’integrità territoriale, resistendo contro l’unilateralismo e all’egemonia”, un chiaro avvertimento cinese ai Paesi occidentali che evidenzia tutta la volontà cinese di sostenere l’Iran economicamente ma anche e soprattutto per la questione riguardante il nucleare.
E a proposito di lotta all’egemonia e all’unilateralismo, il governo cinese ha fatto sapere di aver sottoposto a sanzioni la Lockheed e la Raytheon, due società americane costruttrici di armi e aerei da guerra, inseguito agli accordi commerciali fatti con Taiwan che hanno fornito all’isola – considerata separatista e quindi legittimo territorio cinese – armi per colpire la Cina.
All’unilateralismo delle sanzioni americane, la Cina risponde con altrettante sanzioni che impediranno alle società americane di operare sul mercato cinese.
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