Gli ultimi dati dell’Istat sui fenomeni migratori interni tracciano un disegno impietoso delle condizioni demografiche – ovviamente frutto di cause economiche – davvero allarmante.
La regione del Mezzogiorno da cui si parte di più è la Campania (30% delle cancellazioni dal Mezzogiorno), seguita da Sicilia (23%) e Puglia (18%).
“In termini relativi” si legge nel rapporto Istat “rispetto alla popolazione residente, il tasso di emigrazione più elevato si ha in Calabria (circa otto residenti per 1.000). Tassi sopra il 6‰ si registrano per Basilicata e Molise. La regione verso cui si dirigono prevalentemente questi flussi è, in termini assoluti, la Lombardia (28%) ma, in termini relativi, l’Emilia-Romagna è quella che li attrae di più (quattro trasferimenti dal Mezzogiorno per 1.000 residenti)”.
Sempre secondo i dati Istat sono più di mezzo milione i residenti persi dal Mezzogiorno nel decennio 2012-2021 e sono circa 1 milione 138mila i movimenti in uscita dal Sud e dalle Isole verso il Centro-nord, circa 613mila sulla rotta inversa.
Questi dati mostrano una vera e propria emorragia demografica che non si ferma ma che, purtroppo, sembra destinata a continuare se non a rafforzarsi. La questione meridionale è un problema, anzi una ferita ancora aperta che continua a dissanguare metà del Paese. Dinanzi a tanto scempio, la politica continua ininterrottamente a fare unicamente proclami e a prevedere, raramente, aiuti economici consistenti in agevolazioni e sgravi fiscali per le imprese che assumono al sud; una misura che si traduce in un beneficio soltanto per le imprese e a testimoniarlo sono questi dati che mostrano come le scelte di politica economica fin qui adottate non abbiano invertito la rotta.
La statistica inoltre sbugiarda, ancora una volta, tutti coloro che accusano il Sud di essere la palla al piede del Nord “produttivo e lavoratore” e a questo punto sarebbe più corretto affermare il contrario.
Possiamo affermare, senza timore di smentita, di essere dinanzi ad una vera e propria tragedia sociale, con centinaia di migliaia di giovani che ogni anno lasciano le proprie case per cercare un lavoro altrove; dietro questa mobilità – come viene chiamata freddamente dagli statistici – ci sono legami umani e familiari che si sfilacciano e disintegrano ed un territorio destinato a desertificarsi per sempre.
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