Ugo Rossi
Avanti.it
Sono un architetto libero professionista e mi dispiace leggere – anche in ambito di stampa indipendente e pure di ottimo livello generale – un racconto sull’“Incubo Superbonus” necessario ma, a mio parere un po’ superficiale, lamentoso (non senza ragioni, ovviamente) ma soprattutto sterile in termini politici. Abbiamo capito che funziona male. La domanda da porsi – e a cui dar risposta – è: esistono colpe o è in sé sbagliato sto Superbonus?… Il metodo di denuncia utilizzato nell’articolo, a mio parere, è più utile al “nemico” per intorbidire le acque e depistare la ricerca su cause e colpevoli di tale “incubo” e, simmetricamente, è meno utile a chi, quel nemico, vorrebbe combattere in nome e nell’interesse del popolo (non avete titolato “L’Avanti!” il vostro blog?). Dalla lettura tutti prendiamo atto che il collega Rossi non abbia mai creduto al provvedimento fin da subito e abbia “meritoriamente” scoraggiato i suoi prossimi a non intraprendere, vantandosene a mezzo stampa. Come non dargli ragione, col senno di poi?
Caro collega, grazie per la sua lettera sia di critica che di analisi nel merito del mio articolo precedente e anche del Superbonus, dandomi l’opportunità di chiarire le mie posizioni e approfondire la tematica. Parto subito dal secondo quesito. Sì, io inizialmente ho creduto al provvedimento, e reputo l’idea ancora valida, ma nel giro di poco ho visto prendere una direzione sbagliata all’intera manovra, come già detto nei precedenti articoli. Dal mio punto di vista il principale problema è stata la mancata gradualità e mancata pianificazioni nel medio e lungo periodo della misura (cinque-dieci anni minimo). Per attuare una misura di tale portata bisogna formare adeguatamente i professionisti e gli operai edili, le imprese devono avere il tempo per strutturarsi, la normativa deve essere chiara, semplice e non cambiare ogni mese. Purtroppo, la mancata pianificazione è una grossa mancanza politica estendibile a tutti gli ambiti del sistema Italia.
Chi come me è stato impegnato sul campo ha incontrato fin da subito solo criticità, su cui non voglio tornare, avendole già ampliamente trattate nei precedenti articoli, che poi hanno trovato anche conferma nelle segnalazioni dei nostri lettori, quindi è giusto che venga denunciato pubblicamente ciò che non ha funzionato, anche a costo di passare per “lamentoso”, proprio perché certe cose non devono più continuare a capitare nel nostro paese.
La risposta alla prima domanda è che il superbonus sulla carta resta un’ottima idea, e a maggior ragione vista la recente notizia di ulteriori 3 miliardi di truffa allo Stato.
C’è una chiara responsabilità dovuta all’incapacità politica, visto che sono pochi i politici preparati nelle istituzioni e ad indirizzare le leggi ci pensano i lobbysti annidati nei Ministeri, in particolar modo dietro il Ministero Economia e Finanza (MEF). La domanda viene spontanea, ha senso complicare certe pratiche se poi i furbi ed i truffatori riescono sempre a fregare lo Stato?
Dal mio punto di vista dovrebbe cambiare la mentalità del legislatore, che deve smettere di pensare che a priori siamo tutti truffatori e riempirci di burocrazia, servono norme snelle ma severe con i furbi, altrimenti a rimetterci sono solo gli onesti.
Sempre riprendendo la lettera del collega architetto:
La portata epocale del provvedimento, innanzitutto, non risiede nel suo aspetto legato all’edilizia e agli argomenti prima elencati, pur (quasi) tutti veri e importanti, ma su quello macroeconomico/finanziario. Esso ha introdotto una travolgente riflessione sul significato di “moneta” e lo ha fatto sul piano pratico e tangibile e su una scala mai vista prima nel mondo. La circolazione dei crediti fiscali costituisce una “moneta vera”, parallela e compatibile con l’euro, legata a un’economia reale, per di più “autarchica e socialista”, pressoché inattaccabile dal mondo della finanza internazionale.
Condividono pienamente che i crediti fiscali sono una vera moneta parallela all’euro, ma per poterlo attuare andavano crete le condizioni, magari con una banca pubblica degli investimenti, come esiste ancora in Germania, che elargisse credito alle famiglie ed imprese senza passare per lo strozzinaggio degli istituti di credito usurai. Invece, le lobby di potere hanno indirizzato il Superbonus in modo che solo loro potessero trarne un vero vantaggio ed essere i padroni del processo. Quindi come dice anche lei nella lettera la misura va allargata, programmata e proporzionata in base al plafond fiscale dell’intera nazione, e non delle sole banche. Tale credito deve poter circolare liberamente anche per prendere un caffè, come moneta qual è. Gestito da un sistema del credito pubblico.
P.S rispondo anche ad un suo passaggio della lettera dove afferma che l’agenzia McKinsey avesse ottimi rapporti con alcuni vertici del Movimento5stelle. Aggiungo non solo, ma con tutti i vertici dei partiti. Lei si riferisce sicuramente alla storia di Eva Reali, ex referente del tavolo sanità M5S della Toscana, che ci ha lasciato qualche hanno fa per via di un cancro, che secondo quanto lei afferma in una sua ultima testimonianza audio le sia stato causato da un avvelenamento durante un colloquio con la McKinsey, perché non si era voluta piegare ai loro piani di riforma della sanità pubblica Italiana su modello Israeliano. Qui può ascoltare l’ultima testimonianza di Eva, che in passato ho avuto la fortuna anche di conoscere.
Marco dice
Una buona idea gestita male, malissimo visto che ha consentito – oltre alle critiche lette nell’articolo che condivido pienamente – anche a imprese edili mai esistite e senza esperienza nel settore di partecipare al gioco e di vincerlo senza fare niente. Voglio vedere ora il legislatore se riesce a recuperare i soldi (marameo !!). In Italia troppa burocrazia quando invece si potrebbero fare Leggi semplici ed efficaci, giuste e incentivanti. Però siccome ai Nostri Politici non manca l’intelligenza, anzi, evidentemente sono questi i risultati che si vuole ottenere. Spiace, ma la corruzione è evidente