La Regione Friuli-Venezia Giulia ha predisposto un piano per introdurre su tutto il territorio regionale più di 4000 telecamere di sicurezza che verranno installate in ogni comune della regione, dove sono già presenti oltre 2000 telecamere di sicurezza. A rendere nota la decisione è stato l’assessore regionale alla sicurezza Pierpaolo Roberti. “L’obiettivo di questa decisione” spiega l’assessore “è quello di integrare un sistema già esistente composto da più di 2000 telecamere, creando una rete capillare in grado di fornire alle forze dell’ordine, alla protezione civile ed ai vigili del fuoco uno strumento per il controllo del territorio e della sicurezza”.
L’iniziativa del Friuli-Venezia Giulia non è sicuramente un caso isolato. Dagli inizi degli anni duemila, tutte le maggiori città si sono dotate di un sistema di telecamere di sicurezza allo scopo, ufficialmente, di controllare e reprimere eventuali crimini. Milano, ad esempio, è la città più video sorvegliata d’Italia con più di 900 telecamere attive che controllano strade, angoli ed interi quartieri della città. A Udine un paio di anni fa fu addirittura installato un sistema di telecamere di controllo che era in grado di riconoscere le targhe, ma anche in grado di effettuare un riconoscimento facciale, anche, almeno a quanto dichiarato dalle autorità, se privo di memorizzazione dei volti man mano inquadrati dalle telecamere. Solita storia: col mantra della sicurezza si iniziano in piccolo sperimentazioni di tipo autoritario, e considerato nella lunga durata il pullulare di telecamere in tutta Italia non è altro che una fase avanzata dell’instaurazione di un regime di sorveglianza la cui finestra di Overton è stata aperta con l’11 settembre. La sperimentazione del nuovo sistema avviene in tutto il mondo, dal Canada al Kenya, e l’implementazione della sorveglianza digitale è stata catalizzata anche dalla pseudo-pandemia.
La sorveglianza sul modello cinese è il fine ultimo di questo sistema in cui la cittadinanza verrà trasposta sul piano digitale, così da essere elargita dai padroni come provider di diritti, e sul piano fisico è essenziale l’implementazione della rete 5G e di un sistema capillare di videosorveglianza. Il problema, quando si parla di telecamere, sicurezza ed affini è sempre lo stesso: il fine ultimo e nascosto di queste decisioni. Perché i nostri governanti fanno apparire le loro decisioni come un miglioramento della vita dei cittadini – una volta in termini di sicurezza, una volta in termini di salute, oppure in termini di accesso a servizi – che però nascondono un’altra finalità, ovvero il restringimento delle libertà individuali e il rafforzamento del controllo sociale da parte dei governi. È ormai innegabile che si corre a passi spediti verso una nuova forma di rapporto stato-cittadini; la “democratura” del controllo.
EQ
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