
La Turchia andrà al ballottaggio. Dopo il primo turno delle elezioni presidenziali celebratosi ieri, nessuno dei candidati ha superato la soglia del 50% dei suffragi necessari per evitare il secondo turno. Dopo un conteggio dei voti andato molto a rilento, i risultati – ancora da ufficializzare – parlano chiaro: Erdogan, il presidente turco al potere da oltre 20 anni, ha raggiunto il 49,46% dei voti, seguito dal rivale principale Kemal Kilicdaroglu (sostenuto da una coalizione di 6 partiti di opposizione ad Erdogan) che si è fermato al 44,70 % dei suffragi. Nelle prime ore successive all’inizio del conteggio dei voti, i primi risultati davano Erdogan in vantaggio con oltre il 50% dei voti che gli avrebbe permesso di vincere senza passare dal ballottaggio. Ma quando è iniziato lo spoglio dei voti delle zone urbane – in particolare le due più grandi città, Istanbul e la capitale Ankara – la tendenza favorevole ad Erdogan si è arrestata, con Kilicdaroglu che è stato protagonista di una rimonta che alla fine gli ha concesso di trascinare il suo rivale al ballottaggio. Non sono mancate ovviamente le accuse di brogli da parte di Kilicdaroglu e del suo staff. Il sindaco di Ankara, quando ancora i voti da scrutinare erano più della metà, annunciava la “nostra vittoria. Siamo in vantaggio” ed invitava il popolo turco a non dare ascolto al consiglio elettorale statale e alle agenzie di stampa perché fornivano dati manomessi su ordine di Erdogan. Lo stesso Kilicdaroglu pubblicava un tweet alle 19 circa (ora italiana) “abbiamo vinto” e avvisava i suoi sostenitori che “questa notte non dormiremo”; nel frattempo Erdogan chiedeva ai suoi sostenitori di presidiare i seggi elettorali. Tuttavia, Erdogan può già festeggiare. Le contestuali elezioni parlamentari hanno visto vincere l’AKP, il suo partito, e la sua coalizione.
Si è trattato dunque delle elezioni più tese degli ultimi vent’anni. Entrambi gli schieramenti hanno denunciato interferenze da parte di potenze estere: se Kilicdaroglu – che ha promesso di interrompere i legami con Mosca e di permettere l’ingresso nella Nato della Svezia per allargare le fila atlantiste – ha accusato il Cremlino durante la campagna elettorale di interferire sul voto per dare la vittoria ad Erdogan (al momento fondamentale partner nella mediazione tra Russia ed Ucraina e mediatore degli accordi sul grano), il ministro degli interni turco Suleyman Soylu ha accusato gli USA di interferire nelle elezioni e di essere dietro il ritiro del candidato Muharrem Ince, ritiratosi dopo la pubblicazione di un filmino porno amatoriale. Ince era considerato pericoloso per le chance di vittoria di Kilicdarogl e quindi, secondo Soylu, gli USA hanno fatto in modo di sbarazzarsi di lui.
Il 28 maggio si terrà il ballottaggio. Al momento è difficile stabilire chi la spunterà. Ma la posta in gioco è molto alta ed è possibile che, chiunque sarà il vincitore, gli sconfitti non accetteranno il risultato. Il rischio concreto è che la Turchia sprofondi nel caos, tra crisi economica e valutaria, la distruzione causata dal terremoto, l’inflazione galoppante – ormai endemica – e la nuova profonda incertezza politica. Chissà, magari qualcuno ha proprio l’interesse a destabilizzarla per indebolire un fianco alla Russia.
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