Emanuele Quarta
Avanti.it
Dopo la Brexit, il Regno Unito avrebbe dovuto essere invaso da cavallette; la crisi alimentare avrebbe condannato a morte milioni di sudditi di Sua Maestà e l’UE ne sarebbe uscita con una immagine rafforzata fatta di opulenza, benessere ed abbondanza di ogni bene, con cittadini felici e prosperi.
Poi però la realtà, che è sempre dura a morire – oltre che strafottente rispetto all’idealismo liberale – ci ha riportati coi piedi per terra, con il Regno Unito sempre lì a dettare legge in politica estera, senza invasione di cavallette né carestie; ed una Unione Europea sempre più imbrigliata nei suoi limiti, nei suoi divieti e nelle sue atruse strategie econimiche volte ad impoverirci tutti sempre di più.
E soprattutto, UK e UE non hanno smesso di parlarsi, di toccarsi e di ammicare a vicenda. Europa – nel senso di Unione Europea – e Regno Unito addirittura confinano e dunque era ed è impossibile pensare che i rapporti si interrompessero dopo la Brexit.
Il Regno Unito – tramite l’Irlanda del Nord – confina con l’Irlanda, cioè con l’Unione Europea. E già nel 2020 Londra e Bruxelles hanno sentito la necessità di rinnovare un accordo di libero scambio e di confini aperti proprio per quel confine fra le due Irlande.
Infatti, dopo la Brexit, il governo del Regno Unito aveva disatteso alcuni accordi presenti nel protocollo Brexit che obbligavano Londra a permettere il transito di beni da e verso il Nord Irlanda come se avvenissero all’interno del mercato europeo, anche per le merci che transitavano sul territorio britannico.
E nel settembre 2021 ci furono manifestazioni nazionaliste a Belfast che chiedevano a gran voce il rispetto di tale protocollo, per evitare l’isolamento dell’Ulster sia rispetto al Regno Unito, sia rispetto all’Irlanda.
E ieri, Ursula Von der Leyen e il primo ministro britannico Rishi Sunak hanno firmato un nuovo accordo, denominato “Windsor Framework” che integrano i famosi “Accordi del Venerdì Santo”, conferendo un peso ed una importanza maggiore all’Irlanda del Nord.
Innanzitutto, l’accordo prevede di eliminare i dazi doganali dei beni provenienti dall’Irlanda, in modo tale da renderli meno costosi e più facilmente importabili, quale cibo e medicinali che dopo la Brexit giungevano in Irlanda del Nord direttamente da Londra, con un aumento dei costi divenuto insostenibile per le famiglie dell’Ulster (nome storico della provincia oggi costituente l’Irlanda del Nord) e anche qualche problema di approvvigionamento.
Oltre a questo, l’Assemblea parlamentare nordirlandese potrà imporre tasse sugli alcolici provenienti dall’Eire (il nome ufficiale della Repubblica irlandese) o da altri paesi UE a tutela della produzione locale. E infine i visti di viaggio non saranno più necessari per spostarsi da una parte all’altra del confine irlandese; praticamente un abbattimento della frontiera in stile Maastricht per le due Irlande. Il primo ministro Sunak si è detto “soddisfatto e felice per questo accordo. Abbiamo abbattuto tutte le barriere che limitavano il commercio con l’Irlanda e anche con l’Ulster”.
“Abbiamo rispettato e tutelato i nostri rispettivi mercati” dice raggiante Ursula Von der Leyen che assicura di aver “garantito in tal modo l’integrità del mercato unico europeo”.
Questa notizia comporta automaticamente due riflessioni: la prima riguarda la natura dei rapporti UE-UK e la Brexit; la seconda riguarda la natura predatoria e ancora coloniale del Regno Unito.
Sui rapporti tra Bruxelles e Londra post-Brexit viene da chiedere, a chi lanciava l’allarme della fine del Regno Unito per come lo conoscevamo, cosa sia realmente cambiato. Insomma, Londra ha mantenuto il suo peso politico, geopolitico ed economico-finanziario; non aveva adottato l’euro e non era tenuta a rispettare le stupide regole di bilancio dettate dalle parti di Francoforte e, dopo la Brexit, questo aspetto è rimasto immutato. Ora, a parte essere stato dimostrato che fuori dall’UE e dalla BCE c’è vita (anche rigogliosa), a cosa è servita la Brexit? Ma soprattutto, a cosa serve l’UE se poi finisce per scodinzolare dietro chi l’ha salutata giusto un paio di anni fa?
Secondo punto: il Regno Unito ancora occupa una parte importante dell’Irlanda. Nonostante la vera e propria guerra civile scatenatasi negli anni 70, l’Ulster rimane territorio di Sua Maestà grazie anche alla forte presenza di cittadini cristiano-protestanti che, erroneamente definiti come irlandesi protestanti, in realtà sono eredi dei coloni inglesi e scozzesi inviati in Irlanda per colonizzarla; insomma, l’attuale assetto territoriale irlandese è il frutto del colonialismo britannico, cioè dello stesso governo che oggi vuol dare lezioni di democrazia e sovranità alla Russia sul Donbass.
È quasi sconcertante vedere come questo accordo fra UK e UE venga visto come un normale accordo fra governi e non come l’ennesima intromissione colonialista nei destini di un’isola da troppo tempo divisa e di un popolo da troppo tempo dilaniato dalle lotte intestine.
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