Dopo il terremoto che ha causato ben 46mila morti, la Siria del nord ha subito nuovi bombardamenti da parte di Israele e un ulteriore attacco da parte di gruppi d’opposizione appoggiati dalla Turchia.
Mercoledì scorso Israele ha infatti bombardato per la terza volta in sei mesi la zona circostante l’aeroporto di Aleppo, causando ingenti danni e l’interruzione dei servizi aeroportuali. Secondo l’intelligence locale l’attacco era volto a colpire un deposito di armi iraniano, come accaduto più volte in passato quando Israele ha lanciato numerose operazioni contro quelli che riteneva i maggiori target riconducibili all’attività di Teheran nel paese. I bombardamenti, che sono stati condannati da Russia e Iran, secondo quanto dichiarato dalle autorità siriane hanno distrutto beni di prima necessità destinati alla popolazione colpita dal recente terremoto. Damasco ha ovviamente negato che l’Iran mantenga una forte presenza militare in termini di armi e uomini, mentre Israele afferma di aver intensificato i bombardamenti allo scopo di impedire all’Iran di armare i propri alleati fra cui la Hezbollah, che a suo tempo aveva dato il proprio appoggio ad Assad nella guerra civile siriana.
Al contempo la Siria si trova a dover affrontare l’uccisione di cittadini curdi da parte di gruppi di militanti appoggiati dalla Turchia. Migliaia di curdi sono scesi in piazza a Jinderis, città già colpita dal terremoto e controllata dai curdi fino al 2018, per protestare l’uccisione di quattro concittadini uccisi per aver acceso un fuoco in concomitanza con le celebrazioni del capodanno curdo. Le tensioni fra i curdi e i turchi che controllano la zona hanno quindi subito una escalation configurandosi come un vero scontro di potere fra i due gruppi principali presenti nella zona: Hayat Tahrir al-Sham, considerata organizzazione terroristica dagli USA per i suoi legami con al-Qaeda (ovvero con gli USA stessi: miracoli della propaganda) e i turchi del gruppo Ahrar Sharqiya, responsabile dell’uccisione dei quattro uomini. Nonostante quindi l’esercito nazionale siriano abbia condannato l’evento e annunciato l’arresto dei sospettati, la Turchia non abbandona il proprio desiderio di espansionismo ai danni del proprio popolo e senza neanche considerare che la popolazione attaccata è stata la stessa colpita dal terremoto che ha distrutto vaste zone dell’Anatolia sud-orientale.
Francesca Luchini
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