Il colosso farmaceutico Pfizer ha firmato negli scorsi giorni un accordo con la Cina con il quale essa vorrebbe “migliorare la copertura sanitaria del paese”. Il CEO di Pfizer Albert Bourla ha affermato che l’azienda si è detta “allineata con il progetto cinese Healthy China 2030″, il piano di salute pubblica con cui la Cina vorrebbe migliorare i servizi sanitari, l’industria medica e la sicurezza alimentare e farmaceutica, nonché le condizioni di salute delle popolazioni che abitano le aree rurali più disagiate del paese. Bourla ha infatti sottolineato che 600 dipendenti dell’azienda sarebbero proprio impiegati nelle aree rurali per formare gli operatori sanitari, educandoli “alla nostra innovazione rivoluzionaria” in campo oncologico, anti-infettivo e immunologico. Lo scopo dell’iniziativa secondo quanto riportato dai media locali cinesi sarebbe quindi quello di facilitare l’accesso di tutti i cittadini a cure e servizi sanitari creando così una maggiore omogeneità sul territorio.
Non vi sono stati commenti sull’ammontare dell’iniziativa in dollari e non vi sono stati neanche commenti inerenti l’uso di farmaci contro il coronavirus, come il farmaco antivirale Paxlovid. A gennaio Bourla aveva già annunciato la possibilità di produrre Paxlovid direttamente in Cina, d’accordo con un partner locale, con il sostegno del quale la produzione avrebbe potuto essere avviata in questi mesi. Se all’epoca la Cina si era mostrata critica a questa collaborazione ed aveva attaccato gli Stati Uniti e in particolare Pfizer per l’elevato costo dei suoi vaccini il quale non rifletterebbe un interesse per la salute delle persone bensì meri interessi di profitto, ad oggi sembra che sia stato raggiunto un accordo per il più generico progetto Healthy China 2030, iniziativa che di fatto consentirebbe una maggiore diffusione anche in Cina delle tecnologie Pfizer e dei farmaci genici sperimentali. Una nuova tappa dunque fra i numerosi obbiettivi di Pfizer per il 2030. Nonostante infatti qualche inciampo, il colosso farmaceutico non sembra per adesso incontrare alcun ostacolo significativo sul suo percorso. Notizie recenti riportano al contrario una continua espansione del colosso che è arrivato ad inglobare anche aziende leader nella produzione di farmaci anti-tumore. Per quanto riguarda la Cina invece questi fatti ne dimostrano la doppia linea politica. Se sul piano geopolitico essa mantiene una posizione contraria agli Stati Uniti, a livello profondo i suoi obbiettivi coincidono con quelli della compagine globalista di cui gli Stati Uniti sono solo un portavoce. Il dragone aveva infatti già cominciato le sperimentazioni per un suo farmaco genico e adesso ha anche accettato la presenza di multinazionali come Pfizer sul suo territorio, contrariamente a quanto affermato dai sostenitori della teoria del mondo multipolare; non a caso infatti ha criticato la Pfizer, come detto, non per la pericolosità della tecnologia impiegata ma solo, in una vaga retorica anticapitalista, per il suo orientamento al profitto.
Francesca Luchini
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