Il processo di dedollarizzazione nel commercio bilaterale fra Russia e Cina sta giungendo ad un punto di svolta. Le due potenze stanno attualmente avviando una collaborazione per ridurre ulteriormente l’uso del dollaro nel commercio estero in favore della valuta cinese. Se nel 2015 il 90 per cento delle transazioni bilaterali era ancora effettuato in dollari, dal 2020 meno del 50 per cento degli scambi è avvenuto in dollari. Il Cremlino ha infatti dichiarato che al momento attuale i due terzi delle transazioni commerciali fra le due potenze vengono effettuati in rubli e yuan e di voler proseguire sulla strada di un progressivo svincolamento dalla valuta statunitense. L’intesa del 2019 che prevedeva formalmente proprio l’uso delle valute nazionali a scapito del dollaro (nello stesso anno la Russia tagliò le proprie riserve di dollari per 101 miliardi) sembra adesso trovare un coronamento nella decisione di utilizzo dello yuan.
La Cina è già da tempo il principale partner commerciale della Russia. Secondo i dati della dogana cinese nell’ultimo anno le importazioni dalla Russia sono aumentate del 49%. I 14 nuovi accordi commerciali che saranno implementati fra Russia e Cina e che comprenderanno la realizzazione di 80 progetti bilaterali per un valore di 165 milioni di dollari, vedranno adesso un significativo aumento delle transazioni in yuan. Il presidente russo Putin ha infatti dichiarato di supportare “l’uso della valuta cinese nelle transazioni fra la Federazione Russa e i suoi partners in Asia, Africa e America latina”, come riporta CNBC.
Il processo di instaurazione di un ordine mondiale multipolare a cui i due leader hanno fatto riferimento nel contesto dei nuovi accordi commerciali sembra quindi conferire alla Cina un ruolo da protagonista nel commercio e nella politica internazionali. è infatti notizia recente che anche l’Arabia Saudita sta considerando di utilizzare la moneta cinese al posto del dollaro nel commercio di petrolio con la Cina, così come aveva fatto l’Iran. Washington non si scompone: sradicare la Russia dal mercato occidentale e gettarla tra le braccia di Pechino, creando due blocchi economici distinti in contrapposizione tra loro, era uno degli obiettivi primari della guerra d’Ucraina. Ora manca solo l’isolamento della Cina per raggiungere la deglobalizzazione, uno dei punti fondamentali dell’agenda del Bilderberg.
Francesca Luchini
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