Con questo articolo su Vita si chiude la rassegna sulle forze “antisistema” che prendono parte alle elezioni del 25 settembre, dopo aver pubblicato nei giorni scorsi gli omologhi su ItalExit e su Italia Sovrana e Popolare.
Giuseppe Russo
Avanti.it
L’incubazione di Vita, lista che ha visto ufficialmente la luce il primo agosto scorso, è stata piuttosto lunga. Una prima aggregazione dei soggetti che poi sarebbero confluiti nella nuova forza politica si era manifestata in occasione dell’evento di Roma del 22 maggio di quest’anno, nell’ambito della quale fu presentata “Unione Popolare – Coalizione per le Libertà”. All’incontro presenziarono, fra gli altri, Sara Cunial, Maurizio Martucci ed Edoardo Polacco, che sarebbero poi stati fra i fondatori di Vita, oltre all’attore Enrico Montesano, che è stato parte del progetto pur senza candidarsi alle elezioni. Andando ancora più a ritroso, all’epoca in cui furoreggiavano confinamenti e lasciapassare, punti di riferimento nelle istituzioni per coloro che si opponevano al regime pseudosanitario divennero, per la loro intransigenza, Sara Cunial e Davide Barillari, entrambi ex 5 Stelle, la prima unica onorevole senza Green Pass alla quale fu impedito l’ingresso in aula per l’elezione del presidente della repubblica, il secondo consigliere regionale nel Lazio a sua volta bandito dall’aula consiliare poiché senza tessera verde e protagonista di una breve occupazione del suo ufficio nei palazzi della regione. Insieme, i due avevano messo in piedi nell’estate 2020 il movimento informale R2020 (dove la “R” sta per “Ribellione”, “Resistenza” e “Rinascita”) allo scopo di “moltiplicare i fuochi di Resistenza” contro l’autoritarismo liberticida del governo. A differenza di altri movimenti di opposizione sorti in quel periodo, R2020 ha preferito non prendere parte alle competizioni elettorali e concentrarsi sulla formazione di nuclei militanti sul territorio che potessero fungere da organismi di mutuo aiuto fra gli aderenti per fronteggiare divieti e restrizioni prodotti dalle misure governative: allo stato attuale delle cose, i “fuochi” attivi sarebbero una settantina, in larga parte al Nord. È dunque condividendo una piattaforma di radicale opposizione che R2020 ha incontrato altri soggetti affini: il Movimento 3V, i comitati che avevano dato vita ai “No Paura Day”, l’Alleanza Italiana Stop 5 G, Il popolo delle mamme. Archiviato il progetto “Unione Popolare” (dicitura di cui si sarebbe “appropriato” poi de Magistris), queste piccole ma combattive organizzazioni hanno promosso la costituzione di Vita. Nel processo che ha condotto alla formazione (ed alla frammentazione) delle liste “antisistema” in vista delle imminenti elezioni politiche, quelli di Vita hanno recitato fino in fondo la parte degli intransigenti, non lesinando neppure strali polemici rivolti agli esponenti delle liste “concorrenti”. Particolarmente veemente è stata la polemica contro i parlamentari di Alternativa di Pino Cabras, i quali all’epoca del secondo governo Conte facevano parte della maggioranza: ponendo di fatto un veto sulla loro presenza in una lista unitaria, i leader di Vita si sono smarcati dal processo aggregativo che sarebbe poi culminato nella fondazione di Italia Sovrana e Popolare. La raccolta firme per presentare le liste di Vita è stata elaborata: nel corso della campagna, i banchetti sono stati oggetto di controlli polizieschi e sanzioni, mentre diverse sottoscrizioni sono state respinte per vizi di forma. Alla fine, la coalizione degli “intransigenti” sarà presente sulle schede in 20 circoscrizioni su 29 alla Camera e 17 su 21 al Senato.
Esaminando il quadro delle candidature, sugli scudi appare Sara Cunial, alla quale toccano cinque posti da capolista nei collegi plurinominali della Camera: due nel natio Veneto, uno in Lombardia e due in Emilia-Romagna. Al suo “scudiero” Davide Barillari vanno invece due candidature in posizione privilegiata (nel Lazio e nelle Marche) e due nelle “retrovie”, stessa sorte riservata all’avvocato Edoardo Polacco, il quale guida le liste di Vita a Roma e a Milano. Polacco, fondatore dell’associazione “Sentinelle per la Costituzione” e legale molto attivo nel promuovere ricorsi contro chiusure e sospensioni dal lavoro, è stato al centro di una querelle preelettorale riguardante la sua attività professionale di amministratore dell’ASL Roma E. Nonostante abbia risposto per le rime ai detrattori, esibendo documenti e contrattaccando con querele, molti fra i più intransigenti degli intransigenti hanno continuato a considerare Polacco come una sorta di “anima nera” dell’altrimenti candida Vita. Due posti da capolista sono anche riservati a Maurizio Martucci, autore del libro-inchiesta #STOP5G ed animatore dell’Alleanza con la stessa ragione sociale, le cui iniziative captarono l’interesse di alcuni sindaci. Capilista sono anche il portavoce dei “No Paura Day” Paolo Sensini, l’avvocatessa altoatesina Renate Holzeisen, l’animatrice delle proteste No Green Pass a Como Paola Sartorelli, i due esponenti del Movimento 3V Paolo Svegli ed Ugo Rossi, il consigliere comunale triestino protagonista di arbitrari fermi di polizia e kafkiane vicende giudiziarie per i suoi rifiuti di esibire il Green Pass nell’esercizio delle sue funzioni. Al Senato, ove le possibilità di elezione sono per forza di cose ancor più risicate, i candidati di spicco sono i coniugi Stefano Montanari e Antonietta Gatti, scienziati da sempre in prima linea nelle ricerche sulle nanoparticelle e sugli effetti avversi da vaccino (e per questo più volte messi alla gogna dalla “comunità scientifica”): lui sarà capolista in quattro collegi plurinominali, lei in cinque. A Luca Teodori, leader del Movimento 3V ed ex esponente della Lega, sono andate due candidature da testa di lista fra Emilia-Romagna e Veneto, mentre in Liguria l’esponente di punta è Riccardo Fortin, videoblogger particolarmente seguito su Telegram.
Presentando il progetto politico di Vita, Sara Cunial ha usato queste parole: “Gli esseri umani alla nascita ricevono un corpo, una coscienza e un ambiente per vivere. Solo il pieno rispetto delle tre componenti vitali rende partecipi attivamente della vita planetaria”, dando sfogo a quelle suggestioni misticheggianti e new age condivise da una parte significativa del popolo No Green Pass. Quando si è trattato di scrivere il programma, la poesia s’è dovuta trasformare in prosa, e gli esiti non sono stati altrettanto suggestivi. La prima parte è caratterizzata dalla tutela della vita umana messa a repentaglio dall’offensiva della biopolitica: si propongono “l’abrogazione di ogni norma emanata in violazione dei diritti umani”, “l’abolizione di ogni ricatto sanitario”, lo “stop ai sistemi di ingegneria sociale” (con esplicito riferimento al “credito sociale”), oltre alla “salvaguardia della proprietà privata, inviolabile”. Già a partire dalla sezione “Ripristino delle sovranità nazionali” la confusione inizia ad insinuarsi: da un lato si parla genericamente di “instaurazione della sovranità monetaria, energetica e alimentare” e di “sviluppo di un piano nazionale di autonomia energetica sostenibile”, dall’altro si sposano storiche battaglie del berlusconismo della prima e dell’ultima ora, come l’istituzione di zone franche nelle aree economicamente depresse e della “tassa piatta” al 20% per tutti i contribuenti. In primo piano anche l’opposizione al TTIP, il trattato in base al quale i prodotti alimentari di origine nordamericana finiranno nei nostri mercati senza essere sottoposti ai controlli sulla presenza di sostanze nocive. Rispetto a scuola e sanità, Vita si pronuncia con forza per la libertà di scelta, sia in senso terapeutico, con chiaro riferimento alla possibilità di scegliere terapie “alternative”, sia in senso scolastico, con la promozione e la tutela dell’homeschooling. Interessante è pure quella parte del programma in cui si propongono misure per incentivare l’autosufficienza, favorendo la formazione di comunità consapevoli che possano, su scala locale, decidere “per il proprio presente e futuro, in base alle proprie necessità”. Complessivamente, mentre ItalExit punta a presidiare il fianco “destro” dello schieramento “antisistema”, e Italia Sovrana e Popolare quello “sinistro”, Vita ha lo scopo di rappresentare l’area più radicale del movimento che si è opposto all’autoritarismo scientocratico, quella in cui convivono anarco-ambientalisti, neocomunitaristi, seguaci di filosofie orientali, antivaccinisti della prima ora, vegani, naturisti e animalisti.
Al di là degli ottimistici auspici dei suoi esponenti, Vita è la formazione “antisistema” che ai blocchi di partenza delle elezioni appare più penalizzata per via della mancata presentazione in diverse circoscrizioni dell’Italia Meridionale. Questo handicap dovrebbe allontanare ulteriormente la soglia del 3%: secondo una stima fatta dai militanti, la lista dovrebbe ottenere almeno il 3,8% nelle circoscrizioni in cui è presente per raggiungere il quorum a livello nazionale. Vada come vada, i “fuochi di Resistenza” e le tante comunità informali che hanno preso piede negli ultimi due anni dovrebbero sopravvivere al 25 settembre, e continuare a fare politica da un’altra angolazione. Vita si candida a rappresentare questo universo “alternativo” anche negli anni a venire, e dunque a sopravvivere al (probabile) insuccesso elettorale. Sara Cunial, un po’ eroina per caso e un po’ leonessa per forza, ha lasciato comunque traccia del suo passaggio nella storia nera di questo paese, unico faro di dignità e coraggio nel buio della democrazia. Le elezioni passano, ma certe azioni restano e, dopotutto, la Vita va avanti.
carlo dice
Non andrò a votare ma se domenica mattina mi sveglio con altro pensiero voterò vita.al momento unica soluzione anche se penso che sarebbe meglio un 15% solamente che vota
Luca Russi dice
Al di là della sacrosanta opposizione all’obbligo vaccinale, per il resto, il Nulla col vuoto intorno. In confronto, sul modello di società, sull’economia, sulla politica estera e sulla collocazione dell’Italia, sul lavoro etc. i 5 Stelle erano più avanti. In più, sono riusciti nell’impresa di sparare più sulle altre due liste anti-sistema che su tutti gli altri.
Unica nota positiva nella liro campagna elettorale: la buona figura di Teodori in Rai da Vespa.