Il presidente serbo Aleksander Vucic minaccia le dimissioni e si dice pronto a farsi da parte. Secondo i giornali di Belgrado, in una riunione avrebbe discusso con il partito sulle pressioni da parte di Stati Uniti e Unione Europea riguardo alla questione del Kosovo, e alcuni funzionari gli hanno chiesto di non accettare in alcun modo ulteriori negoziati. “Se la popolazione rifiuta i negoziati e se qualcuno pensa che dovremmo distruggere economicamente il paese, allora lascerò la guida a chi sa fare meglio di me” ha dichiarato Vucic che quindi si dice contrario a rifiutare ogni accordo e rischiare di inimicarsi l’occidente.
Venerdì Vucic ha incontrato a Belgrado Manuel Sarrazin, inviato speciale del governo tedesco per i Balcani occidentali, con il quale si è discusso del rafforzamento dei rapporti tra Serbia e Germania, inoltre ha incontrato anche gli inviati Usa e Ue per i Balcani occidentali, Miroslav Lajcak e Gabriel Escobar. I temi principalmente affrontati riguardavano la situazione della regione balcanica, le prospettive di integrazione europea e un rilancio del dialogo con il Kosovo.
Negli ultimi mesi si è intensificata l’attività della diplomazia internazionale per spingere Pristina e Belgrado ad una normalizzazione dei rapporti. Tuttavia, il Kosovo pone come condizione il riconoscimento da parte della Serbia, condizione che Belgrado esclude e che parla a sua volta di accordo di compromesso.
Inoltre, va detto che la Serbia è storicamente legata alla Russia, tanto da aver rifiutato di applicarle sanzioni e si è dichiarata neutrale nell’ambito del conflitto in Ucraina. Al contempo cerca però un dialogo con l’Unione Europea di cui è candidato membro dal 2009, ma il suo mancato allineamento totale agli interessi geopolitici dell’occidente pone un ostacolo al suo ingresso. Nel 2022 l’Unione Europea ha avuto un’espansione verso est, con l’ingresso della Croazia nell’euro, un miglioramento dei negoziati con Albania e Macedonia del Nord per l’ingresso nell’UE, e la concessione dello status di paesi candidati alla Bosnia-Erzegovina, alla Moldavia e all’Ucraina. Ma la situazione con la Serbia resta ferma, il parlamento europeo ha approvato due risoluzioni per sospendere i negoziati di adesione fino a quando Belgrado non si allineerà applicando sanzioni alla Russia.
Il presidente ha dichiarato che la Serbia sta subendo pressioni affinché imponga sanzioni alla Russia e risolva la questione del Kosovo. “Abbiamo bisogno dell’Europa per un milione di motivi… ma dico apertamente che un paese e la sua gente non possono essere vittime solo perché qualcuno possa giustificare le sue politiche sbagliate e la violazione del diritto internazionale”, ha detto e ha aggiunto che sarebbero state imposte sanzioni alla Russia se l’esistenza della Serbia fosse messa in pericolo. Vucic ha detto che nulla dovrebbe essere escluso a prescindere.
Ecco dunque che la Serbia, ultimo baluardo non totalmente allineato di ciò che resta della federazione Jugoslava, nazione nemica di Washington che è stata umiliata, smembrata e ridotta ad una serie di piccoli stati fantoccio dell’occidente irrilevanti dal punto di vista geopolitico, fa fatica a trovare un suo posizionamento internazionale, e dopo essere stata bombardata anni fa dall’occidente per la questione del Kosovo, ora si vede costretta sotto la guida di Vucic a piegarsi sempre di più ai diktat di USA e UE, e allinearsi gradualmente ai voleri di Washington.
Guido Bulgarelli dice
bòn, che si dimetta allora. Non penso che si verseranno fiumi di lacrime per la sua decisione