La presidente della Repubblica di Cina incontrerà mercoledì il portavoce della Camera McCarthy. La visita avverrà nella residenza privata dello speaker in California, lontano quindi dal centro di Los Angeles e soprattutto da Washington. La capitale degli Stati Uniti è off limits per Taiwan e il carattere “informale” della visita è proprio volto a non suscitare le ire del dragone. La Cina infatti, che dopo la conferma da parte di McCarthy della visita di domani sta già dispiegando le forze militari aeree e navali sull’isola, ha affermato tramite il portavoce del consolato cinese a Los Angeles che la visita “danneggerà ulteriormente le relazioni” fra Pechino e Washington e ferirà “i sentimenti nazionali di 1,4 miliardi di cinesi” minando “le basi politiche delle relazioni Cina-Usa”.
Ad essere criticato è soprattutto McCarthy il quale, confermando la visita e ignorando così gli avvertimenti della Cina starebbe “giocando con il fuoco”, ignorando “l’ampio sostegno della comunità internazionale al principio dell’unica Cina”. Ufficialmente gli Stati Uniti rispettano infatti tale principio, pur riservandosi la possibilità di intervenire militarmente in difesa di Taiwan se questa venisse attaccata. Sempre secondo il consolato cinese l’errore americano non farà altro che rendere i cinesi più determinati nel loro obbiettivo di riunificazione con Taiwan, che fra l’altro negli ultimi tempi ha perso molto del suo sostegno da parte della comunità internazionale con solo 13 paesi ad oggi che ne riconoscono l’autonomia, dopo che anche le Honduras hanno interrotto i legami diplomatici con l’isola. Gli Stati Uniti hanno confermato che la visita di Tsai non ha un carattere ufficiale rientrando nelle consuete relazioni informali che Washington intrattiene con Taiwan. Bisogna aggiungere però che, oltre all’incontro di domani con McCarthy, Tsai aveva in agenda anche altre visite dal momento che la scorsa settimana ha già visitato New York incontrandosi con il democratico Hakeem Jeffries, leader di minoranza della Camera, per poi recarsi presso quei paesi che riconoscono ufficialmente la repubblica di Cina.
Intanto 20 aerei militari si sono avvicinati all’isola nelle ultime 24 ore, 9 dei quali hanno superato la linea mediana dello stretto di Taiwan. A questi si sono aggiunte tre unità navali cinesi. Lo scorso autunno era stata una analoga visita di Nancy Pelosi a Taiwan a segnare l’inizio di una escalation delle tensioni fra Cina e Stati Uniti con analogo dispiegamento di forze. Le forze militari di Taiwan stanno intanto monitorando la situazione mettendo anch’esse in campo aerei, navi e sistemi missilistici. Se quindi da un lato la popolarità di Tsai a Taiwan è in calo (stando ai sondaggi è scesa al 41% dei consensi) e il suo stesso predecessore e rivale Mai Ying-Jeou ha deciso di visitare la Cina mentre molti taiwanesi, preoccupati dello squilibrio di forze militari fra i due paesi asiatici, temono l’accerchiamento da parte della marina militare di Pechino, dall’altro lato l’isola continua ad essere al centro dei tesissimi rapporti fra Cina e Stati Uniti. Questi ultimi infatti hanno interesse ad armare Taiwan come già accaduto a inizio anno nell’ottica di una coalizione anticinese che riunisca le maggiori potenze del sudest asiatico fra cui Giappone, Corea del Sud e India.
Francesca Luchini
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