Si inseguono in queste ore le voci su una possibile vendita di Mediaset. Le cause scatenanti sembrerebbero essere le condizioni precarie di Berlusconi e gli attuali interessi della sua famiglia in cui l’unico contrario alla cessione è Piersilvio Berlusconi che dell’azienda è amministratore delegato.
Da sempre il principale interesse è dei francesi di Vivendi, già secondi azionisti dell’azienda Biscione con il 23,2% (4,5% + 18,7% tramite Simon Fiduciaria). Già nel 2016 i francesi tentarono una scalata da cui derivò un acceso scontro con il cavaliere, poi rientrato.
A sparigliare le carte c’è adesso l’inserimento di Urbano Cairo. L’imprenditore piemontese avrebbe messo a punto un piano d’azione in sintonia con una grande banca (forse Banca Intesa, stando ai rumores citati da Dagospia) e altri investitori. Cairo però, essendo già proprietario di La7, non può controllare più di tre reti per cui sarebbe interessato alla cessione di Rete4, poco in linea con i suoi standard editoriali.
Per quanto riguarda l’acquisto di Mediaset, le suddette voci accostano la “cordata italiana” a guida Cairo all’orientamento politico di Walter Veltroni. L’aggancio è il fatto che il fondatore del PD è già da anni editorialista del Corriere della sera di proprietà di Cairo.
Al di là della veridicità quelle in corso non sono voci che cadono dal cielo. Si tratta di manovre sempre più diffuse nel mondo dell’informazione e nell’editoria, un mondo attraversato da una serie di scossoni anche di natura economica. Con i quotidiani sempre più in crisi di lettori e anche una tendenza di vari operatori del settore a scioperare (vedi proprio quanto accaduto a Urbano Cairo nella sua La7).
Nel frattempo tanto Fininvest, quanto Veltroni hanno smentito la notizia. E Cairo?
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