Giuseppe Russo
Avanti.it
In base a quanto vanno strombazzando in coro le diverse agenzie, in Germania è stato sventato un colpo di stato di matrice più o meno “neonazista” ordito dai membri dei Reichsbürger, i “cittadini del Reich” guidati dall’eccentrico principe Heinrich Prinz Reuss. I congiurati sono stati arrestati all’alba di mercoledì 7 dicembre, quando si è consumato il blitz delle forze di polizia agli ordini della Procura Federale. Tremila gli uomini coinvolti nell’operazione, con un bilancio di venticinque arresti. Un tale dispiegamento di forze sarebbe giustificato dall’imminenza di quello che viene presentato come un attacco terroristico, tesi portata avanti, oltre che dalla Procura Federale, dall’Ufficio Federale di polizia criminale e dai servizi segreti. Fra i membri del governo, prevalenti sono stati i toni apocalittici. Per Il ministro della giustizia, il liberale Marco Bushman “La democrazia è indifesa…C’è il sospetto che sia stato pianificato un assalto armato agli organi costituzionali”. Per il gruppo parlamentare socialdemocratico della collega .Nancy Faeser, che essendo la titolare del ministero dell’interno è stata la più ciarliera sulla vicenda, “La nostra democrazia rimane indifesa! È stato impedito un colpo di Stato con la più grande operazione antiterrorismo della nostra storia”. Ricorrente s’è fatto l’uso della formula wehrhafte Demokratie, “democrazia indifesa”, irradiato ipnoticamente attraverso i megafoni massmediatici. A suggellare il tutto, le dichiarazioni del cancelliere Olaf Scholz nella serata di giovedì, a 36 ore dai fatti, quando ha a sua volta affermato “Siamo una democrazia indifesa”.
Fra i venticinque arrestati per difendere la democrazia, ventidue farebbero parte dei Reichsbürger, organizzazione che appartiene al milieu degli “autogovernati”, ovvero coloro che non riconoscono l’autorità della Repubblica Federale, non pagano le tasse e dispongono di documenti autoprodotti nei quali si dichiarano, appunto, “cittadini del Reich”, alludendo all’assetto dello stato tedesco fino alla fine della Prima Guerra Mondiale ed alla conseguente proclamazione della repubblica. Secondo stime dei servizi segreti, i Reichsbürger sarebbero circa 20000 in tutta la Germania, con un certo radicamento in Baviera, in Assia e nei länder dell’ex DDR. Il capo sarebbe il già citato principe Heinrich Prinz Reuss, alias Heinrich XIII, nobiluomo di origine turingia il cui casato affonda le sue radici all’epoca del Sacro Romano Impero. Reuss, scaricato dalla sua famiglia come un pazzoide già da una decina d’anni, si guadagnava da vivere come agente immobiliare e consulente finanziario, ospitando al contempo nelle sue magioni le riunioni del “consiglio” che avrebbe dovuto guidare la Germania dopo il colpo di stato. La sua compagna, una donna di origine russa, avrebbe cercato sponde al progetto eversivo all’interno della diplomazia russa di stanza in Germania, e lo stesso principe avrebbe in almeno un’occasione incontrato a questo scopo il console russo a Lipsia, anche se la stessa Procura Federale è stata costretta a riconoscere che gli emissari di Putin non hanno ricambiato l’interesse. A finire in manette è stata pure un’ex parlamentare nonché magistrato in servizio alla procura berlinese, Birgit Malsack-Winkemann, che nel governo guidato dal principe Reuss avrebbe dovuto ricoprire, secondo gli inquirenti, l’incarico di ministro della giustizia. La Malsack-Winkemann era stata eletta al Bundestag nel 2017 nelle liste di Alternative für Deutschland, il partito della destra sovranista a più riprese accusato (arbitrariamente) di contiguità con ambienti neonazisti, ma da questo era stata scaricata per le sue posizioni considerate troppo radicali, soprattutto rispetto all’opposizione alla campagna vaccinale, ritrovandosi candidata in posizione non eleggibile alle consultazioni del 2021. Nella rete tesa dagli uomini della Procura Federale sono finiti anche un medico, un avvocato, un ufficiale di polizia sospeso e alcuni ex membri dell’esercito piuttosto attempati: nonostante l’allarme lanciato sull’infiltrazione dei golpisti negli apparati militari, fra i fermati vi sarebbe un solo soldato attivo, un certo Andreas M., già seguito dai servizi di sicurezza interni per la sua opposizione alla vaccinazione
Per attuare il loro diabolico piano di “eliminazione violenta del governo federale e istituzione di un nuovo ordine statale”, i congiurati avrebbero dovuto intrufolarsi nel parlamento tedesco grazie al tesserino da deputato che Birgit Malsack-Winkemann ancora possedeva e, una volta dentro, dichiarare decaduta la Repubblica Federale ed insediare il nuovo esecutivo guidato dal principe Reuss. A guidare il manipolo di incursori sarebbe stato un ex soldato diventato poi organizzatore di corsi di sopravvivenza nei boschi: costui avrebbe battuto le caserme cercando volontari per la presa del Bundestag. Nonostante emergano prepotenti in questa narrazione gli aspetti macchiettistici della vicenda, inquirenti, mass media e politici hanno abbaiato in coro alla democrazia in pericolo. E dire che nella storia del Novecento tedesco non mancano i putsch, i tentativi di colpo di stato scaturiti da ambienti nazionalisti, come quello promosso dal giornalista Wolfgang Kapp e dal generale Walther von Lüttwitz nel 1920, per non parlare del “putsch della birreria” che condusse all’arresto di Adolf Hitler nel 1923, preludio delle tragedie che avrebbero travolto la fragile repubblica di Weimar. All’epoca di Kapp e von Lüttwitz c’erano interi battaglioni della marina e dei Freikorps, le squadracce di reduci del fronte, pronti ad occupare Berlino, ed il tentativo venne stroncato sul nascere dalla mobilitazione delle forze democratiche e dei sindacati, i quali promossero uno sciopero generale che fece terra bruciata intorno ai putschisti. Il colpo di stato progettato dai Reichsbürger assume invece i contorni di un putsch da operetta, qualcosa fra i proclami del generale Pappalardo e il progetto secessionista portato avanti dai “Serenissimi”, gli indipendendisti veneti che nel maggio 1997 provarono a conquistare Venezia con un carro armato posticcio e un mitra della Seconda Guerra Mondiale. Per dare un minimo di spessore alla farsa, i giornali tedeschi hanno prodotto analisi in cui l’inchiesta sui “cittadini del Reich” viene associata al tentato rapimento del ministro della salute Karl Lauterbach, che sarebbe stato ordito durante la scorsa primavera da ambienti “no vax” vicini ai Querdenken, il movimento dei “pensatori laterali” che era stato in prima fila nella lotta contro le restrizioni della libertà legate alla gestione della pandemia Covid: per chiudere il cerchio, pure Lauterbach si è unito al coro, affermando che “La democrazia è indifesa. Non prendiamo sottogamba questa situazione.”
La notizia del colpo di stato sventato e della democrazia in pericolo giunge a un anno esatto dall’insediamento del governo Scholz con la sua coalizione “semaforo” fra socialdemocratici, verdi e liberali, maggioranza inedita nella storia politica tedesca. Con lo scoppio del conflitto in Ucraina, l’esecutivo ha lanciato un imponente piano di razionamento del gas che ha presto mostrato la corda e, rompendo una consuetudine pluridecennale, ha finanziato il riarmo dei diversi settori delle forze armate con un pacchetto di cento miliardi di euro. Le misure prese per fronteggiare la crisi sociale sono apparse subito inadeguate, e lo stesso innalzamento del salario minimo a dodici euro l’ora ha avuto un effetto puramente cosmetico. Nel momento di maggiore discredito del governo e dell’intera classe politica, impegnata a combattere i “cambiamenti climatici” mentre il paese va a a rotoli, con l’opinione pubblica scossa da alcuni raggelanti fatti di cronaca nera che vengono sistematicamente oscurati dai mass media, come l’accoltellamento di due studentesse minorenni per mano di un richiedente asilo eritreo in quel di Illerkirchberg, nel Baden-Württemberg, il putsch da operetta del principe Reuss cade a fagiolo per fare quadrato intorno alle istituzioni: i golpisti, schizofrenicamente descritti ora come squilibrati deliranti, ora come geni del crimine, sono perfetti come pubblico nemico da dare in pasto alle masse atterrite. Nel corso delle perquisizioni effettuate nelle dimore dei Reichsbürger, non sono venuti fuori i paventati arsenali (al massimo qualche coltello e qualche fucile di caccia), ma liste di nemici da prendere di mira: politici della maggioranza e dell’opposizione, presentatori televisivi, giornalisti, tutti diventati dall’oggi al domani dei (quasi) martiri della democrazia. I dettagli dell’operazione di polizia, inoltre, erano noti da settimane: la deputata Martina Renner, esponente del partito Die Linke da sempre in prima fila nella lotta al neonazismo (quello “vero”), ha dichiarato a proposito del blitz “Io stessa lo sapevo già dalla metà della scorsa settimana, e so anche di diversi media che ne erano a conoscenza già da quindici giorni. Erano noti i nomi degli accusati, il loro indirizzo e l’orario previsto per l’incursione”. Nessuno dei fermati, ad attestare la loro pericolosità, ha opposto la benché minima resistenza, e anche l’uomo arrestato in un albergo di Perugia, l’ex militare sessantaquattrenne Maximilian Eder, non pare si stesse dando alla latitanza, visto che adoperava i suoi documenti originali, ed in virtù di questo è stato immediatamente rintracciato dalla polizia italiana. Questa maldestra messa in scena (dai tedeschi ci si sarebbe aspettato di meglio) inaugura una nuova stagione di caccia alle streghe in cui il nemico pubblico non è più solo il “no vax assassino”, ma chiunque dissenta dalla narrazione dominante, dalle televerità d’accatto spacciate ventiquattro ore su ventiquattro dai megafoni del Potere: i “cittadini del Reich” che stavano per prendersi la Germania erano tutti degli irredimibili “complottisti”. Mala tempora currunt: la democrazia è indifesa.
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