Nei giorni in cui la contestata riforma delle pensioni di Macron giunge sui banchi dell’Assemblea Nazionale per un’approvazione che si preannuncia quantomeno travagliata, ancora si avverte in Francia l’eco di un “pranzo riservato” fra il presidente e dieci “autorevoli” esponenti del giornalismo d’oltralpe tenutosi lo scorso 17 gennaio, due giorni prima delle manifestazioni che avrebbero portato in piazza, contro la riforma stessa, oltre due milioni di persone. Con un preavviso di 24 ore, Macron aveva convocato all’Eliseo la crème del giornalismo politico francese: editorialisti e caporedattori dei quotidiani di “destra” e di “sinistra”, mezzibusti delle televisioni pubbliche e private, vecchi marpioni ed enfant prodige. Particolarmente curioso il fatto che fra i privilegiati attovagliati col presidente vi fossero Nathalie Saint-Cricq di France Télévisions e Benjamin Duhamel di BFM-TV, che nella vita privata sono mamma e figlio. Nel corso dell’incontro, che i partecipanti si sono impegnati a tenere riservato, Macron ha istruito i commensali su quale linea tenere rispetto alla riforma pensionistica, consapevole del movimento di opposizione che andava crescendo nel paese. Dietro questa mossa, vi è stato con ogni probabilità Frederic Michel, guru della comunicazione assunto lo scorso novembre al posto del deludente Clement Leonarduzzi come “consulente speciale” del presidente:l aureato alla London School of Economics, già al servizio di Tony Blair e poi di James Murdoch, il figlio “ribelle” del magnate delle telecomunicazioni e settantaseiesimo uomo più ricco del mondo Rupert, Michel è considerato attualmente il più grande “spin doctor” (leggi: manipolatore dell’opinione pubblica) del mondo. Nei giorni che hanno seguito il pranzo riservato, giornaloni e televisioni si sono fatti megafono del pensiero macronista, minimizzando la portata delle proteste, alimentando la contrapposizione fra vecchi “garantiti” e giovani che non lo sono ed augurandosi nei loro pensosi editoriali che a vincere non fosse “l’irresponsabilità”, parola ricorrente che deve essere stata al centro della tavola rotonda dell’Eliseo. La storia, tuttavia, insegna che pure fra gli apostoli si annidano i traditori, e così la notizia dell’incontro riservato è stata diffusa, una settimana dopo, da Eve Roger nel programma “C médiatique” su France 5. Immediatamente si è levato il solito coro latrante dei “professionisti dell’informazione”, e neanche di quelli che avevano presenziato al pranzo riservato, ma di quegli altri, che avrebbero dato un braccio pur di parteciparvi. Si è così parlato di “populismo giornalistico” rispetto a tutti coloro che avevano osato sollevare obiezioni sulla pratica di andare a ricevere ordini dal presidente della repubblica e di “becero complottismo” per quelli che avevano descritto i giornalisti come pappagalli del potere. I più sfacciati si sono spinti oltre, rivendicando la legittimità della battaglia a supporto della riforma delle pensioni, chiesta a gran voce dall’Unione Europea e dai soliti “mercati”. il punto è sempre lo stesso: Macron e i Grandi Giornalisti che si sono incontrati riservatamente all’Eliseo sono tutti cagnolini che obbediscono agli stessi Padroni, e l’unica differenza fra di loro è determinata dalla lunghezza del guinzaglio. La riforma s’ha da fare, costi quel che costi: se l’Assemblea Nazionale dovesse fare le bizze, Macron ha già minacciato di scioglierla e di convocare nuove elezioni, ed a quel punto saranno i professionisti dell’informazione a convincere i francesi che oltre il macronismo c’è solo il fascismo (giochino già riuscito per due volte alle presidenziali), ed a votare per lui saranno pure parecchi di quelli scesi in piazza per contestarlo.
GR
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