Nel linciaggio che sta subendo il ministro Lollobrigida dopo le sue allusioni alla “sostituzione etnica”, è stato tirato fuori anche Le Camp des saints, romanzo “maledetto” del francese Jean Raspail. Pubblicata esattamente cinquant’anni fa, quest’opera si basa su una trama che già all’epoca fu considerata profetica: dall’India si mettono in mare centinaia di navi cariche di miserabili guidati da un ambiguo leader noto come “il coprofago”, dopodiché la flotta circumnaviga l’Africa mentre i migranti rifiutano il cibo e le offerte di dialogo degli occidentali, per varcare quindi lo stretto di Gibilterra e sbarcare sulle coste francesi, dove i soldati inviati a fronteggiare l’invasione disertano in massa lasciando campo libero alla muraglia umana, che si dirige verso Parigi funestando l’Esagono come uno sciame di locuste. La classe politica si dimostra titubante davanti agli sviluppi della vicenda, mentre nel dibattito alimentato dai mass media prevalgono i favorevoli all’accoglienza, fra i quali si distinguono attori, rockstar e filosofi engagé. La stessa popolazione si ritira davanti all’armata del coprofago, che conquista infine la capitale e travolge le istituzioni francesi. I nuovi arrivati prendono poi il sopravvento anche negli altri paesi europei, dove diventano in breve tempo la maggioranza della popolazione in virtù del loro elevatissimo tasso di natalità. Il Campo dei santi è una distopia “di destra” in cui sono i diseredati del Terzo Mondo a innescare quel cambiamento che dà vita ad una società raccapricciante, un romanzo “fantascientifico” con gli “alieni” che non vengono dallo spazio ma dal subcontinente indiano, un saggio (fanta)politico sulla inesorabile decadenza dell’Occidente. Il libro fu accolto tiepidamente al momento della sua pubblicazione, ma la sua popolarità crebbe negli anni, fino a diventare nell’ultimo scorcio di secolo un bestseller in Francia ed un’opera di culto negli Stati Uniti all’interno di quella nebulosa fatta di “libertari”, “qanonisti”, suprematisti bianchi veri o presunti, nazisti dell’Illinois. Se dunque inizialmente il romanzo non venne bollata come “fascista”, nonostante l’autore, organico ai circoli reazionari di matrice monarchica e cattolico-tradizionalista, non fosse estraneo alla militanza politica (proprio negli anni ’70 era dirigente del Parti des forces nouvelles, micropartito frutto di una scissione del Front national), a partire dagli anni ’80 Le Camp des saints diventò un punto di riferimento per il radicalismo di destra sensibile alle questioni migratorie assieme all’assai più “proibito” The Turner Diaries, romanzo di William Luther Pierce (uno dei principali ideologi del suprematismo bianco a stelle e strisce) pubblicato nel ’78 e immediatamente ritirato dal commercio “ufficiale” a causa dei suoi contenuti esplicitamente razzisti e antisemiti: il Turner del titolo è un miliziano che prende parte ad un’apocalittica guerra razziale che si conclude con lo sterminio dei non bianchi. Anche nel nostro paese Il Campo dei santi è circolato solo nel circuito “carbonaro” dell’editoria “nera”: la prima edizione in italiano è del 1998 e si deve alle Edizioni di Ar, l’impresa che fa capo a Franco Freda, uno dei profili più oscuri della storia dello stragismo e della strategia della tensione. A detta dello stesso Raspail, che è morto ultranovantenne nel 2020, nella Francia del XXI secolo egli non avrebbe potuto scrivere Le Camp des saints: sarebbe andato incontro a conseguenze legali,:sarebbe stato sbranato dalla critica e mostrificato dai mass media, alla fine si sarebbe lui per primo autocensurato. L’omologo contemporaneo del suo romanzo è l’assai meno apocalittico Soumission di Michel Houellebecq, la cui trama si esaurisce con la completa islamizzazione della Francia, ma senza grossi spargimenti di sangue. Comunque, di tutto questo Lollobrigida non sa nulla. Egli ha infatti dichiarato di non conoscere “la teoria complottista della sostituzione etnica” e di non avere idea di chi fosse il Kalergi del famoso piano (ha però precisato che non è “un ignorante”). Fra poco sostituiranno lui: hai voglia di leggere.
GR
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