Il World Economic Forum di Davos, rituale kermesse globalista,è stato snobbato nella sua edizione di quest’anno da Biden, Xi Jinping, Macron, Sunak e, nel suo piccolo, pure dal governo italiano, che ha mandato in Svizzera solo il ministro dell’istruzione Valditara. In rappresentanza del nostro sfortunato paese ci sarà però Giggino Di Maio, invitato in qualità di “amico dell’Ucraina”. Per lui si è aggiunto un posto a tavola alla cena organizzata dalla Ukraine House per gli amici più sinceri: madrina d’eccezione della serata la first lady Olena Zelenska. A sbattersi per far attovagliare pure Giggino, i cui meriti acquisiti da ministro degli esteri rischiavano di essere inghiottiti dall’oblio, è stata la Viktor Pinchuk Foundation, organismo del giro della Clinton Global Initiative fondato da uno dei maggiori oligarchi e “filantropi” ucraini. Echi delle istanze portate avanti dalla fondazione si ritrovano nell’articolo che Giggino ha “scritto” per Il Foglio, autentica gazzetta dello Stato Profondo, lo scorso 9 gennaio: “Grazie, Ucraina. Oggi siamo più forti”. Nel testo, l’ex lider maximo di Impegno Civico sostiene che l’Occidente si è “ritrovato” proprio grazie all’Ucraina ed alla indefessa resistenza del suo popolo (una delle perle è “Se un giorno – ragionando per assurdo – Zelensky dovesse decidere di arrendersi, è certo che il popolo ucraino, l’esercito e i suoi generali non lo seguirebbero”) ed è dunque il caso di dirgli quantomeno grazie. All’indomani delle elezioni, mentre veniva sbeffeggiato urbi et orbi e “congelava” i suoi profili social, Giggino Di Maio aveva vagheggiato una carriera da lobbista, confidando che qualche ingenuo sceicco potesse affidargli l’intermediazione in un traffico d’armi o roba del genere. Successivamente, il suo nome è emerso come possibile rappresentante dell’Unione Europea nei paesi del Golfo Persico, incarico diplomatico di prestigio per il quale pare abbia goduto della raccomandazione del Drago in persona. La nomina è ancora in bilico, e Giggino è andato a Davos proprio per procacciarsi qualche altra “raccomandazione”. Comunque vada, non tornerà nella natia Pomigliano, e la sua carriera di maggiordomo si svilupperà al riparo dalle trappole della politica. L’amara morale è sempre la stessa: la prostituzione paga.
GR
Andrea dice
Ricorderete senz’altro che Eco scrisse una “fenomenologia di Mike Bongiorno”. Senza giungere alle vette di Elemire Zolla, che cosa si potrà dire di Giggino? Non abbiamo più metri di misura, rapporti scientifici veri su questo fenomeno che sta investendo tutto l’Occidente: Sanna Marin, Macron, Trudeau, Biden… Abbiamo varcato la soglia, come in un film distopico. Siamo in balia di forze che non sono più umane. Chi tira i fili non è più dei nostri.
Andrea dice
Si parva licet componere magnis… Togliatti fu uno stronzo integrale. Il metro di misura potrebbe essere questo: però è una misura del tempo trascorso. Il buco spazio/tempo è incolmabile. Occorre la fisica quantistica a questo punto per capire il nesso materia/antimateria, che raggiunge oggi la politica e tutto il resto. L’universo si restringe o si allarga? Se si allarga prevale il tempo, se si restringe prevale lo spazio? Negli anni ’40, inserire Giggino a ministro degli esteri… nemmeno in un film di Totò! In questo caso è il “tempo” a cui si pensa. Tuttavia, se avesse vinto Lucia Borgonzoni alla presidenza della Regione Emilia-Romagna, avremmo pensato allo “spazio”, mentre con il reale vincitore, Bonaccini, ci riconciliamo con “tempo” e “spazio”. Con Giggino non riusciamo a riconciliarci né con l’uno né con l’altro. Giggino è antimateria, è un messaggero per la comprensione dell’entropia dell’universo.