Marco Di Mauro
Avanti.it
Un altro terribile attacco dei pericolosi MAGA – i trumpiani estremisti bollati dal presidente Joe Biden come “terroristi interni” dopo il brancaleonesco assalto al Campidoglio di gennaio 2021 – ha colpito ieri notte una villa di San Francisco, dimora dei coniugi Paul e Nancy Pelosi, entrambi molto noti in patria e all’estero, lei per essere il politico democratico più longevo attualmente in carica tra i rappresentanti, lui per le fortune esponenziali accumulate nell’ultimo lustro. Un ultranazionalista e suprematista bianco imbottito di teorie del complotto ha fatto irruzione nell’abitazione urlando “Dov’è Nancy?” e non avendola trovata si è rifatto sul povero Paul a suon di martellate e poi ha aspettato tranquillamente che arrivasse la polizia ad arrestarlo, avendo tuttavia l’accorgimento di svestirsi e andare ad aprire la porta agli agenti in mutande. Il folle e perverso No vax ha anche ben pensato di consentire alla sua inerme vittima di andare al bagno, dove era il suo cellulare sotto carica, consentendogli di chiamare il 911 e denunciare quello che nelle parole di Paul – registrate dal centralino e diffuse dai media statunitensi – era “David, un amico”. Molto strano, come il fatto che i vicini della casa di Berkeley dove David DePape – l’attivista di destra descritto da Open, il sito di Enrico Mentana, sorosiano di nome e di fatto, tra i principali promotori e difensori delle notizie false di regime, come «No vax, antisemita e seguace di Qanon» – viveva insieme a un famigerato nudista locale, hanno riferito ai media locali che vi era il cartello «Black Lives Matter» alla finestra e, appesa a un albero, la bandiera arcobaleno LGBT con al centro una foglia di marijuana stilizzata. Nudista egli stesso, come testimoniato dalle numerose foto che stanno girando sui media americani, DePape era già noto alle autorità per il suo uso di droghe pesanti e psicofarmaci, aveva avuto due condanne per prostituzione e su di lui pendeva un’ordinanza restrittiva nei confronti del suo ex partner e delle sue figlie dopo esser stato da loro denunciato per molestie sessuali. Su queste premesse risulta molto più coerente la versione data dagli agenti intervenuti sul posto – trapelate da alcuni insider, in quanto gli agenti non le hanno dichiarate apertamente, e i Pelosi, peraltro, non hanno voluto dare agli agenti i filmati delle telecamere di videosorveglianza – e dallo stesso DePape. Sul posto non sono stati trovati segni di effrazione, agli agenti è stata aperta la porta da entrambi gli uomini, Pelosi e DePape in mutande, e quest’ultimo avrebbe aggredito l’ottantaduenne col martello proprio in presenza degli agenti, furioso per ciò che stava loro dicendo. In centrale, ha riferito che si era recato nell’abitazione previo appuntamento con Pelosi e i due avevano fatto sesso, salvo venire alle mani per una questione legata alla droga. Ma tutto fa pensare che, riavutosi dal kraving e dallo choc, non sarà questa la versione che David riferirà nei giorni a venire, quando capirà che gli conviene assai di più avallare la versione dei media di regime, che sono riusciti a trasformare uno scandalo legato all’innocente vizietto di Paul in una nuova arma contro Donald Trump alle porte delle elezioni di medio termine. Anche se sarà difficile che l’elettorato, di fronte alla carneficina economica e sociale che sta portando avanti il governo Soros tramite il senile burattino Biden, stavolta non mangi la foglia.
Eppure, la fedina penale del povero DePape è uno scherzetto, confrontata con la gloriosa storia della famiglia Pelosi. Nancy Pelosi D’Alesandro è nata nel 1940 a Baltimora, Maryland, figlia di Thomas D’Alesandro Junior, tipica figura di self-made man italo-americano che ha riscattato le umili origini del padre facendosi eleggere al Congresso come rappresentante del Maryland dal 1939 al 1947, divenendo subito dopo sindaco di Baltimora fino al 1959. Troppo spesso nella prima metà del Novecento, l’âge d’or di Cosa Nostra, al congresso si entrava con l’aiuto dei bravi ragazzi e, stando all’attenzione della polizia federale riservatagli, D’Alesandro non fece eccezione: i dossier dell’FBI desecretati l’anno scorso su richiesta dell’associazione Friends of Ours appellatasi al Freedom of Information Act lo definiscono “assiduo frequentatore” del mafioso Benjamin Magliano, ma le amicizie influenti fecero sì che l’indagine fosse archiviata, per poi essere rispolverata dallo stesso presidente John Fitzgerald Kennedy che nel 1961 richiese un’indagine sulla “Presunzione del coinvolgimento di D’Alesandro con i capimafia di Baltimora”. Ma i federali – come riporta un articolo del Time targato 1954 e opportunamente cancellato ma reperibile su WebArchive – arrivarono a lui comunque, quando arrestarono un appaltatore di nome Dominic Piracci, che sembrava avere una posizione dominante nel settore dei garage della città, condannato per frode, corruzione e intralcio alla giustizia, e nel cui libro paga figurava, sotto parecchi tratti di penna, il nome di Anunciata D’Alesandro, la madre dell’attuale speaker della camera, la quale confessò che la famiglia aveva incassato più di 11mila dollari da Dominic, amico d’infanzia del marito; la vicenda, poi insabbiata, impedì in ogni caso al potente Thomas di coronare la sua carriera con la poltrona di governatore del Maryland, e si aggiunse al dispiacere del coinvolgimento del figlio minore, Franklin Delano Roosevelt D’Alesandro, in uno stupro di gruppo ai danni di due ragazzine di undici e quattordici anni. Un altro fratello di Nancy è Thomas D’Alesandro III, che ha seguito le orme paterne nel governo della città di Baltimora, che era in carica da quattro mesi durante la feroce rivolta afroamericana del 1968 (la cui causa scatenante fu l’uccisione di Martin Luther King, ma le cui radici partivano dalle politiche discriminatorie portate avanti dalla gestione D’Alesandro), ma aveva presieduto il Consiglio cittadino per i sei anni precedenti, continuando le politiche razziali discriminatorie del padre, stando alle testimonianze dei locali, nonostante oggi Wikipedia lo dipinga come il primo sindaco riformatore della città.
Nancy Pelosi ha deciso di seguire le orme paterne, stando alle patinate biografie ufficiali, soltanto nel 1987, dopo aver terminato il suo lavoro di madre dei suoi cinque figli, e ha scalato silenziosamente i vertici del Partito Democratico fino a occupare il ruolo primario che ha attualmente, ma è innanzitutto una donna d’affari: nel solo 2008 erano registrate a suo nome 89 asset, per un totale di quasi 109 milioni di dollari di azioni, ridottisi dieci anni dopo a soli 48, ma con un valore più che raddoppiato a poco più di 256 milioni (dati opensecrets.org), insomma la politica le ha fruttato parecchio, con partecipazioni cospicue in Apple, Disney e Amazon e un ricchissimo fondo a proprio nome, e il marito Paul sembra non sbagliare mai un affare, e non solo con la sua Financial Leasing Services: nel dicembre del 2020 acquista azioni della Tesla e nemmeno due mesi dopo il governo federale legifera sulla sostituzione del suo parco macchine di 650mila veicoli con auto elettriche; questo maggio Paul acquista un gran numero di azioni Amazon e a luglio il Dipartimento della difesa ha annullato il contratto di cloud computing con Microsoft del valore di 10 miliardi di dollari, facendo schizzare in alto il valore delle azioni della compagnia rivale, ovvero Amazon. Come la famiglia Biden, anche la famiglia Pelosi è legata a doppio filo con la Cina – infatti Paul Pelosi, insieme al figlio Paul Junior, ha avviato una lunga serie di investimenti con il beneplacito di Xi Jinping tanto da guadagnare alla Pelosi il nomignolo ‘Beijing Nancy’ – e si è parlato anche di un suo coinvolgimento nelle partecipate dell’elettricità ucraine gestite da Hunter Biden. Il rampollo Paul junior è stato anche coinvolto in una brutta storia di corruzione, quando documenti della Security Exchange Commission hanno rivelato il suo coinvolgimento in affari con truffatori, trasgressori di regole e criminali condannati, invischiandosi in una serie di situazioni che elencheremo tutte, perché alcune di esse sono di livello così basso che fanno capire la natura criminale del personaggio e della famiglia: secondo le accuse poi formalizzate dai giudici e adesso in attesa di processo, il rampollo è entrato a far parte del consiglio di amministrazione di una società di biocarburanti che, secondo una sentenza della SEC, ha frodato gli investitori e il cui amministratore delegato è stato condannato dopo aver corrotto funzionari della Georgia; inoltre è stato presidente di una società di investimenti ambientali che si è rivelata essere una copertura per due truffatori condannati; ha ricevuto milioni di azioni di una società estrattrice di litio, presumibilmente emesse come parte di una massiccia frode da 164 milioni di dollari; vicepresidente di una società precedentemente coinvolta in un’indagine su telefonate truffa che prendevano di mira cittadini anziani; intrattiene tuttora stretti legami d’affari con un uomo accusato dal Dipartimento di Giustizia di aver gestito un falso ente di beneficenza delle Nazioni Unite che ha rubato il denaro degli investitori; e, dulcis in fundo, ha collaborato per una società medica che ha testato farmaci su persone senza l’autorizzazione della FDA.
Questo retroscena aiuta a comprendere le ultime azioni politiche della Pelosi, soprattutto nel campo delle relazioni estere, che affronteremo nel prossimo articolo.
Aureliano71 dice
Qiesti metodi disgustosi costringono a simpatizzare per una vittoria dei trumpiani.
Stefano Capasso dice
Un articolo che segue poco le norme di serio giornalismo di documentare i fatti con dati concreti e limitare i commenti. Risulta, pertanto,oltre che palesemente malevolo soprattutto nell’aggettivazione e nell’uso di termini ambigui e fuorvianti, fumoso e pieno di illazioni, partendo da premesse, forse reali, che non giungono a conclusioni pertinenti. Cerca,inoltre, di assumere un tono sarcastico, ma non riesce a uscire da un’ironia confusa e annacquata. Una chiara operazione diffamazione.
Marco Di Mauro dice
Grazie, sono pronto a prendere lezioni di serio giornalismo da lei. Inizi con l’indicarmi quali sarebbero i miei “commenti” e dove i miei dati non sono stati “concreti”.