La piattaforma di messaggistica Telegram sospesa in Brasile per non aver consegnato al tribunale alcuni dati sensibili di un gruppo di nazifascisti. Le società di telefonia sono state contattate dal servizio di intelligence del paese di rimuovere immediatamente Telegram tra le app scaricabili sul proprio cellulare. Vivo, Claro, Tim e Oi e Google e Apple, responsabili degli store di applicazioni Playstore e App Store dovranno procedere in tal senso entro mercoledì prossimo. A questo si è aggiunta un’esosa multa che la società di messaggistica dovrà pagare al governo brasiliano.
Tale decisione è arrivata a seguito della mancata consegna da parte di Telegram alle autorità brasiliane di alcuni dati degli utenti coinvolti in chat e gruppi di matrice neonazista e antisemita che utilizzano la piattaforma per adescare giovani sprovveduti e coinvolgerli in attentati e azioni eversive. Non un gioco, quindi, se consideriamo che uno di questi giovani, un 16enne, è stato coinvolto in un attentato a una scuola di Aracruz in cui sono morte quattro persone.
Nelle indagini è emerso che in questi gruppi fosse diffuso materiale di estremismo ideologico tra cui tutorial su omicidi, video di morti violente, tutorial sulla fabbricazione di ordigni esplosivi, promozione dell’odio delle minoranze e degli ideali neonazisti.
Non è però da escludere che la chiusura della piattaforma Telegram abbia anche dei risvolti politici per il governo Lula, dato che da mesi anche proteste e mobilitazioni prendono avvio proprio dall’uso di questa piattaforma. Un’operazione per certi versi simile ad altre che sono state condotte in altri paesi, come ad esempio in Italia e in Germania. Operazioni politiche che i governi fanno a tutela di interessi politici e non certo dettate da singoli avvenimenti. Un caso quindi che porta a ragionare del rapporto tra tutela della privacy e interesse collettivo nel rendere note conversazioni e contenuti pericolose per la collettività. Alcune domande come sempre emergono. Chi stabilisce questi criteri? Quali sono i limiti? Bloccare una app risolverà il problema dei gruppi nazifascisti e dell’opera di proselitismo che fanno tra i giovani? Fermo restando che dirigenti e capi di organizzazioni naziste e fasciste, per il semplice fatto di esserlo, dovrebbero stare in galera e non fare proselitismo sui social e organizzare attentati nelle scuole, quello a cui assistiamo è che sempre più casi come questi vengono utilizzati per inasprire il controllo sociale mentre i responsabili di azioni eversive inneggianti al nazismo come queste restano a piede libero.
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