I nodi, che siano concreti o digitali, vengono sempre al pettine. Così lo Spid, che prima degli arresti domiciliari generali conseguiti alla pseudo-pandemia da Covid19 era sembrata al popolo bue la solita digiminchiata, è diventata l’ancora di salvezza per 33 milioni di italiani cui era stato vietato di mettere il naso fuori casa dai lacché in colletto bianco dei cartelli plutocratici globalisti, consentendogli di accedere a tutti i servizi erogati online dalla pubblica amministrazione, da MyInps a PagoPA. Legiferato in primis dal governo Monti e varato da Renzi nel 2017, il servizio Spid non è stato sviluppato da ingegneri alle dirette dipendenze dello stato, ma dato in concessione alle società private Poste Italiane (che ha rilasciato e gestisce l’81,4% degli Spid), Register, Aruba, Tim, Infocert, Intesa (gruppo Kyndryl), Lepida, Namirial, Sielte – cui nel 2022 si sono aggiunte Team System ed Etnald – le quali tutte si sono trovate a fine 2022 coi contratti scaduti e lo stato che non era minimamente intenzionato a rinnovarli. Di fronte alle proteste delle compagnie, l’Agid ha prorogato il servizio fino al 23 aprile 2023, per dare al governo altri due mesi di tempo e decidere il da farsi. Il problema è uno: di fronte allo sviluppo del Portafoglio del Cittadino Europeo, un sistema finalizzato a centralizzare tutti i dati economici, anagrafici e sanitari dei cittadini dell’Unione Europea in un unico database ad uso e consumo dell’esercito americano e dei cartelli sionisti, lo stato italiano non può che genuflettersi e creare il proprio sistema da integrare con quello euroatlantico. Il governo Meloni, che sotto la scorza sovranista è in realtà la ruota di scorta della mafia globalista al pari e forse più della cosiddetta opposizione piddina, ha ben pensato di far confluire tutto il sistema nella Carta d’Identità Elettronica – quella che richiede le impronte digitali ai cittadini incensurati, per intenderci, e che associa la cittadinanza a un microchip capace di registrare tutte le transazioni e movimenti effettuati dal singolo individuo rispetto alla pubblica amministrazione – compreso lo Spid, in quanto lasciare ad aziende private i dati sensibili dei cittadini non si conforma allo standard europeo, che li vorrebbe saccheggiabili in ogni momento, cosa che i governi possono fare tranquillamente, ma i privati no. Questo non è piaciuto per niente alle aziende che hanno erogato il servizio per conto dello stato per sei anni con profitti minimi o nulli e adesso verrebbero a ritrovarsi con un pugno di mosche. Di qui la baruffa: da un lato le aziende che chiedono di essere integrate nel progetto europeo, che lo stato si faccia carico dei costi di gestione del servizio (che ammonterebbero a 50 milioni di euro a dir loro) e che i contratti siano prorogati invece di accorpare il servizio nella CIE (i cui tempi di attivazione sono peraltro biblici e l’utilizzo mediato dal supporto fisico è scomodo, troppo per trasferire i diritti e doveri di cittadinanza sul piano virtuale); dall’altro lo stato, che in un primo momento era irremovibile nell’intenzione di accorpare tutti i servizi della cittadinanza digitale in un unico provider. Fino al 1 marzo, quando è stata annunciata la tregua dopo il primo incontro tra il sottosegretario all’innovazione tecnologica Alessio Butti, i rappresentanti dei gestori del servizio Spid e Assocertificatori: Butti in una dichiarazione congiunta “ha sottolineato l’intenzione di definire un rinnovo pluriennale del servizio e la disponibilità a individuare un sostegno che, dopo anni di richieste inascoltate da parte dei precedenti governi, possa garantire la sostenibilità economica dello Spid, a fronte dell’impegno richiesto”. La schermaglia viene rimandata ad agosto, mese entro il quale le parti in causa si impegnano a trovare un accordo che le soddisfi. E siamo sicuri che tutti ne usciranno soddisfatti. Tranne i cittadini, per i quali il capitalismo della sorveglianza e il trasferimento dei diritti inalienabili in un sistema di in cui vengono erogati da uno stato che invece di riconoscerli e garantirli si limiterà ad erogarli alle condizioni decise dai padroni transnazionali.
MDM
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