Qualcuno in Europa sta giocando alla guerra con un ardore che non si vedeva dai bei tempi del Patto di Varsavia, sistemando soldatini sulle mappe di un risiko nella spasmodica attesa di poter giocare con le bombe vere. In Francia è in corso Orion 23, un’esercitazione militare su larga scala che coinvolge quattordici dipartimenti nella parte centromeridionale del paese e gli eserciti di altri cinque partner della NATO (Stati Uniti, Regno Unito, Italia, Spagna e Belgio) per un totale stimato di settemila militari partecipanti. Ad essere testati “sul campo” sono inoltre duemila veicoli, inclusi aerei, droni e navi, su tutte la portaerei “Charles De Gaulle”. Ufficialmente, l’operazione Orion 23 era stata pianificata dai vertici militari nel 2019, quando si era pensato di “aggiornare” le truppe francesi rispetto al combattimento via terra su superfici estese, visto che nei decenni precedenti i reparti scelti dell’esercito transalpino erano stati impegnati solo in operazioni-lampo con obiettivi precisi; con gli sviluppi del conflitto in Ucraina, però, l’esercitazione ha preso una piega più “realistica”, e gli stessi generali non si fanno scrupoli a parlare di “ritorno della guerra ad alta intensità” e a fare paragoni con la Grande Guerra di un secolo fa, quella con le trincee e le carneficine a cielo aperto. Lo scenario di un conflitto terrestre fra la NATO e la Russia non è più presentato come un’eventualità remota, ma come un esito plausibile davanti al quale è necessario farsi trovare preparati. La “simulazione” che si sta consumando in questi giorni sul suolo francese prevede l’invasione dell’immaginaria “Armland” da parte del nemico orientale denominato “Mercure”, il quale viene poi fronteggiato da una coalizione di “volenterosi” a guida francese e sotto il patrocinio dell’ONU. Per l’occasione non si è badato a spese, fra paracadutisti, assalti con mezzi anfibi alle città costiere e soldati a cui è toccato recitare la parte dei “nemici” (che sono stati subito colloquialmente definiti “i rossi”): il costo di Orion 23 è stimato in 35 milioni di euro, che rappresentano comunque una goccia nell’oceano delle spese militari francesi, nell’ambito delle quali si prevede lo stanziamento di oltre 400 miliardi nel quinquennio fra il 2025 e il 2030. A tutt’oggi, il governo macronista francese ha già speso due miliardi in armamenti da inviare sul fronte ucraino, oltre a provvedere in prima persona all’addestramento di duemila soldati del paese di Zelensky sul proprio territorio: alla luce di queste premesse, l’operazione Orion 23 appare come il degno corollario di un anno di isteria guerrafondaia. Nel quadro della “simulazione” non sono coinvolte solo le forze armate, ma pure, secondo quanto rivelato dal ministero della difesa, strutture “non militari” che hanno lo scopo di promuovere “la coesione della nazione francese” combattendo la guerra nel campo minato dell’informazione. Di fatto, come ai tempi della Prima guerra mondiale e dell’Union sacrée, si prevede la mobilitazione di tutta la macchina statale per assecondare lo sforzo bellico, puntando inoltre a stroncare sul nascere quei fermenti di ribellione che già si sono manifestati attraverso l’imponente movimento contro la riforma pensionistica delle ultime settimane; questo movimento di opposizione, che si chiede fra le altre cose come sia possibile spendere tutti questi miliardi in missili, carri armati e “simulazioni” mentre la spesa sociale subisce tagli draconiani, è nato già orfano sul piano politico, visto che, come nella migliore tradizione della già citata Union sacrée di novecentesca memoria, sia i sindacati che le residue forze della “sinistra” raccolte intorno alla NUPES di Jean-Luc Melenchon hanno più volte ribadito il loro sostegno all’invio di armi all’Ucraina ed alla politica estera russofoba di Macron. Il programma di Orion 23 prevede che questa prova generale vada avanti fino a primavera inoltrata, concludendosi con uno scontro in campo aperto fra buoni e cattivi che avrà come teatro la Francia nord-orientale e che vedrà coinvolti ben 12000 soldatini. Per allora, è questo il messaggio che si legge fra le righe, potrebbe essere già “guerra totale”. Ai mille dottorini Stranamore prudono le mani: all’orizzonte si scorge nitido il deserto dei Tartari.
GR
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