In Sicilia vengono riesumate le province. Lo dice il presidente della Regione siciliana Roberto Schifani che ha indetto una conferenza stampa per presentare il nuovo progetto di legge
“Oggi abbiamo avviato il percorso per la reintroduzione delle Province in Sicilia” dice Schifani “con l’elezione diretta di presidenti e Consigli. L’abolizione degli enti intermedi, nove anni fa, con l’istituzione delle Città metropolitane e dei Liberi consorzi non ha mai funzionato. Con questo testo onoriamo un impegno assunto con i siciliani in campagna elettorale, e soprattutto diamo risposta a un’esigenza sentita non soltanto in Sicilia, ma in tutto il Paese, come dimostrano le iniziative legislative presentate in Parlamento e in fase avanzata di discussione. Per questo sono ottimista su un iter veloce in Ars, attraverso anche un confronto con tutte le forze politiche, rispetto al quale siamo sempre disponibili“.
In realtà il progetto di legge – se approvato, ma su questo non ci sono dubbi – non cambierà nulla rispetto all’attuale assetto istituzionale di secondo livello sull’isola. Infatti, il governo Crocetta aveva abolito le province, istituendo le Città Metropolitane e i Liberi Consorzi che, ricalcando i territori provinciali antecedenti, eliminava le elezioni dirette di consiglieri provinciali e presidenti, introducendo il modello dell’elezione di secondo grado da parte dei sindaci dei comuni siciliani; furono mantenute intatte le competenze amministrative delle vecchie province e l’assenza di autonomia impositiva per finanziare il bilancio provinciale. La riforma voluta da Schifani non è altro che un ritorno indietro sia dal punto di vista nominale sia dal punto di vista elettivo, con la reintroduzione dell’elezione diretta di presidente e consiglieri provinciali. Per le province con popolazione superiore al milione di abitanti sono previsti 36 consiglieri e massimo 9 assessori; per quelle tra cinquecentomila e un milione di abitanti, 30 consiglieri e fino a 7 assessori, mentre quelle con meno di 500.000 abitanti potranno eleggere 24 consiglieri e le giunte avranno massimo sei assessori. Quanto alle competenze, rimarranno quelle di sempre, viabilità locale ed edilizia scolastica le più importanti.
Cosa cambia per i siciliani? Nulla. Rimarranno i disservizi – strade colabrodo, assenza di qualsiasi intervento volto a migliorare la viabilità in inverno come avvenuto nei mesi scorsi, con le province impossibilitate a spargere sale – non ci sarà un aumento delle risorse finanziarie; a ritornare, insieme ai nomi delle province, sono le clientele. Le elezioni provinciali torneranno a rappresentare un momento importante per i partiti politici che, in questo modo, potranno ritornare a coltivare quelle clientele che hanno fatto della Sicilia un enorme deserto sociale ed economico.
In Sicilia, tra ritorno delle province e la rinascita di Totò Cuffaro, ad avanzare è sempre il vecchio, mentre il nuovo nasce già marcio
luca dice
Mi era sfuggito che Schifani è il presidente della Regione Sicilia. Non si finisce mai di stupirsi.
Matteo dice
Vi leggo sempre con molta attenzione, spesso con vero piacere. Questa volta l’articolo è proprio pessimo. Capita. Nulla di grave. L’importante è rinsavire e rimanere razionali. Le province sono un organo elettivo di cui i cittadini sono stati privati, sono rimasti i disservizi e le clientele. Le regioni sono il vero collo di bottiglia di questo stato. Queste andrebbero abrogare. Il discorso è lungo. In bocca al lupo per i prossimi post
Emanuele Quarta dice
Caro Matteo, intanto ne approfitto per ringraziarti di leggerci; ti ringrazio pure per il commento pungente. La critica è sempre fonte di crescita, sia per chi la riceva sia per chi la muove. Nello specifico, senza andare troppo in là coi dettagli, mi preme dirti che da siciliano conosco bene la situazione province. Che le regioni siano diventate una macchina mangia-soldi clientelari, è risaputo; ma in Sicilia le province sono da sempre state il male, sia per la conformazione geografica dei confini (io vivo in un paese in provincia di Caltanissetta che dovrebbe stare per ragioni storiche e linguistiche con Agrigento) sia per le loro funzioni pressoché nulle ed inutili.
Sulla Sicilia, poi, dovrebbe aprirsi un discorso più ampio, che riguarda le sorti della mia terra dall’unità di Italia in poi. Da siciliano sono molto geloso di quell’autonomia, che almeno sulla carta esiste ancora, ci siamo conquistati col sangue dei lavoratori; mi duole il cuore nel vedere la regione in mano a quattro delinquenti che ogni giorno creano un danno nuovo. Ed il ritorno delle elezioni dirette degli organi provinciali è soltanto l’ultimo di una lunghissima serie di atti clientelari che arricchiscono i loro signori tra promesse e ricatti di voto.
Un caro saluto.