La moneta elettronica, resa obbligatoria guarda caso dal governo Monti nel 2012, in Italia ormai la fa da padrona: negli ultimi dieci anni siamo diventati il paese dell’eurozona col più alto numero di POS (3,9 milioni) e il più alto importo medio delle transazioni (circa 50 euro), mentre restiamo fortunatamente al di sotto della media europea per numero di transazioni. I dati sono di Confesercenti, che, in vista del tavolo tecnico con il governo per il taglio delle commissioni sui pagamenti tramite POS convocato dal ministero dell’economia questo venerdì 17 marzo, lancia l’allarme: l’uso della carta è costato alle imprese nell’arco di tutto il 2022, tra commissioni e costi accessori, circa 5 miliardi di euro. Soldi che, in tempi di economia di guerra con le bollette e i carburanti alle stelle e nessuno sgravio fiscale conseguito, costituiscono un salasso ulteriore e in molti casi esiziale per le piccole e medie imprese, soprattutto le attività che si basano su un piccolo margine di guadagno sulla merce venduta, come tabaccherie, edicole e benzinai. Un guadagno significativo, invece, per le banche, che trattengono fino e oltre l’1,4% del transato.
Se l’obiettivo delle politiche tecnocratiche europee è chiaramente quello di depauperare i ceti medi e i piccoli proprietari e distruggere definitivamente il vecchio capitalismo trainato dall’iniziativa privata, la lotta al contante è un modo per tracciare capillarmente i guadagni e le transazioni dei cittadini per imbastire un regime di controllo economico: fondamentale per la transizione ecologica è l’applicazione di un criterio etico-climatico sugli acquisti fatti dai singoli cittadini, sulla base del quale sarà calcolato, mese per mese, il diritto a usufruire dei diritti. Ma questa è un’altra storia.
Tutto ciò non interessa a Confesercenti, le cui recriminazioni non vanno oltre l’ammorbidimento delle commissioni e un primo sistema di aiutini di stato che facciano in modo da rendere meno traumatico il passaggio dalla moneta fisica, di proprietà dell’individuo, a quella elettronica, soltanto usufruita dal cittadino ma sempre e comunque di proprietà dell’ente erogatore, che può toglierne il diritto di disporne quando e come gli pare (vedi il ben noto caso canadese). Così ha dichiarato Confesercenti in vista del tavolo tecnico di venerdì prossimo: “Una maggiore diffusione della moneta elettronica favorirebbe la modernizzazione del sistema economico del paese, un obiettivo che Confesercenti condivide. Ottenerlo con un obbligo calato dall’alto crea però una distorsione a sfavore degli esercenti: per questo i provvedimenti di questo tipo sono solitamente accompagnati da agevolazioni, non solo da sanzioni. Al tavolo proporremo di costituire un osservatorio per rendere finalmente chiari i costi attuali della moneta elettronica. Ma anche di rendere gratuite le transazioni sotto i 30 euro per le attività sotto i 400 mila euro di fatturato annuo, aiutarle a dotarsi di dispositivi contactless e di predisporre un nuovo più ampio credito di imposta, della durata di tre anni, su tutte le transazioni”.
MDM
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