Seymour Hersh, il premio Pulitzer che già aveva accusato e dimostrato la colpevolezza degli USA nell’esplosione del Nord Stream, sgancia un’altra bomba. Dalle colonne del suo blog, Hersh non ha dubbi: Kiev compra petrolio e carburanti dalla Russia a prezzi scontati.
Il premio Pulitzer riporta da fonti di primisssima mano, alti esponenti dell’intelligence americana, di un forte contrasto che ormai esiste fra l’amministrazione americana e Zelensky. In prima battuta, Hersh riporta il dato di 400 milioni sborsati dai contribuenti americani – e senza contare quelli sborsati da noi europei – per l’acquisto di carburante necessario per la macchina bellica ucraina (e Nato). Dai calcoli effettuati dalla Cia, sembra che Zelensky abbia acquistato carburante dalla Russia, la nazione con la quale si trova in guerra, alla modica – si fa per dire – cifra di 400 dollari al gallone. Questo dimostra che Zelensky e la cricca criminale al governo in Ucraina fanno la cresta, come si usa dire, sul prezzo del carburante e del petrolio acquistati in Russia. Si tratta dunque di una chiara accusa di corruzione per Zelensky e i suoi fidi nazi-corrotti al potere. Sul fronte delle armi, poi, Hersh riporta le parole di un altro esponente dell’intelligence, anonimo anche questo, che ha ammesso candidamente che in Ucraina i generali e i capi distretto creano società di facciata con le quali vendono sul mercato mondiale (nero?) le armi ricevute dagli alleati, guadagnando ingenti somme che vengono subito trasferite in alcuni paradisi fiscali, come Panama o le Seychelles. “Il livello di corruzione di Kiev” dice la fonte anonima “è pari, se non superiore, a quanto visto in Afghanistan”. Già a gennaio scorso, il capo della Cia, William Burns, andò in visita a Kiev e mostrò a Zelensky un elenco di alti dirigenti, generali e politici accusati di corruzione e di distrarre per i propri affari le ingenti somme inviate da Washington e destinate al prosieguo della guerra. Burns, secondo Hersh, avrebbe chiesto la testa di questi alti papaveri. E in effetti Zelensky lo accontentò, con una serie di allontanamenti dalle amministrazioni statali, rimpasti di governo e sostituzioni tra i vertici militari.
Le tensioni tra Kiev e Washington, comunque, non si sono allentate. Già nelle scorse settimane, vi abbiamo raccontato della sfiducia americana nei confronti della gestione militare da parte ucraina, con i generali Usa che hanno tentato di dissuadere i vertici militari ucraini e lo stesso Zelensky dallo scatenare una controffensiva inutile, dannosa e insostenibile dall’esercito ucraino. E la pubblicazione dei documenti segreti americani, che ha portato allo stop della fantomatica offensiva di primavera ucraina, che è stata una mossa tutta americana – quindi una falsa falla nel sistema – per dare a Kiev la possibilità di giustificare il rinvio dell’offensiva che mai avrebbe potuto scatenare.
Grazie ad Hersh, abbiamo le prove di quello che diciamo da un anno: Zelensky e i suoi tirapiedi si stanno arricchendo con i nostri soldi; mentre noi, degni esecutori della teoria tafazziana, decidiamo di non acquistare più petrolio e gas dai russi, la cricca criminale di Kiev acquista gas dagli oligarchi russi a prezzi stracciati (e continuamente chiede ad altri paesi nel mondo di non comprarlo per non finanziare Mosca). Ma emerge un’altra impressione: sembra che gli Usa stiano preparando una exit strategy dal conflitto in Ucraina; forse, facendo sperpero di prudenza, dalle parti del Pentagono, al di là della propaganda di guerra che vede Kiev vincitrice su tutti i fronti e pronta ad entrare a Mosca con i suoi carri armati, sono consapevoli della sconfitta totale della Nato e del fantoccio ucraino.
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