Giovedì si è svolta la seduta straordinaria del parlamento serbo dedicata alla crisi del Kosovo.
In apertura è intervenuto il presidente Aleksandar Vucic in merito alle negoziazioni con USA e UE per la crisi con Pristina. Ha ribadito che il processo negoziale è avvenuto nel rispetto della costituzione della Serbia e difendendo la ferma posizione in difesa degli interessi nazionali, evidenziando che l’impegno è stato rivolto a garantire a tutti i costi la pace e la stabilità in Kosovo.
Le opposizioni hanno chiesto di conoscere i dettagli del contenuto del piano europeo, ma il presidente ha dichiarato di non poter rilevare interamente i dettagli del documento, ma di essersi recato in parlamento per esporre la difficile situazione del paese e le pesanti conseguenze in caso di rifiuto. Ma ha anche illustrato il punto quattro, ritenuto il peggiore, nel quale si impone a Belgrado di non opporsi all’adesione del Kosovo alle organizzazioni internazionali che obbligherebbe Belgrado a permettere l’ingresso del Kosovo nell’Onu, nell’Ue, nella Nato, nel Consiglio d’Europa e altri importanti organizzazioni internazionali. Si tratta di un punto sofferente per la Serbia che ha più volte considerato l’ingresso del Kosovo nell’ONU come una linea rossa da non superare, in quanto si tratterebbe di un riconoscimento indiretto di indipendenza.
La seduta è poi degenerata in tumulti in aula. La tensione è salita progressivamente dopo l’apertura del dibattito e i primi interventi critici dei deputati dell’opposizione, i quali hanno mostrato cartelli e striscioni contro Vucic accusandolo di capitolazione di fronte all’Occidente, di tradimento e di aver accettato l’indipendenza di Pristina con il piano europeo.
Vucic in aula ha a lungo replicato alle accuse, accusando a sua volta le forze di opposizione di essere state responsabili quando erano al governo negli anni passati di aver favorito la secessione di Pristina.
Tra urla e cori da stadio, si è sfiorato lo scontro fisico quando alcune decine di deputati dell’opposizione hanno cercato di avvicinarsi al presidente con tono minaccioso.
“Siete solo dei fanatici che avete portato il paese alla rovina” ha gridato loro Vucic, sostenuto dagli applausi della maggioranza “l’opposizione non ha argomenti validi e crea incidenti mostrando la sua vera natura di nemico del Paese”. Dopo circa dieci minuti di alta tensione è poi tornata la calma nell’aula.
Prosegue dunque la disfatta della Serbia che pare sempre più costretta a piegarsi ai diktat dell’occidente e ad allontanarsi progressivamente dalla Russia.
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