La polizia ha arrestato venerdì un sospetto dopo che otto persone sono state uccise e 14 ferite nella seconda sparatoria di massa in Serbia in due giorni in quello che il presidente Aleksandar Vucic ha definito un “attacco terroristico” dopo che il governo ha approvato nuovi severi controlli sulle armi.
Il paese balcanico era già sconvolto da una sparatoria di massa mercoledì, quando le autorità affermano che un ragazzo di 13 anni ha ucciso nove persone e ne ha ferite sette in una scuola di Belgrado prima di costituirsi.
I serbi avevano appena iniziato i tre giorni di lutto venerdì per quelle vittime quando è arrivata la notizia della seconda sparatoria, che secondo le autorità è iniziata nella tarda serata di giovedì nel villaggio di Dubona, 42 km (26 miglia) a sud di Belgrado.
L’emittente statale RTS ha detto che il sospetto, un giovane, era stato coinvolto in un alterco nel cortile di una scuola. È partito e poi è tornato con un fucile d’assalto e una pistola, ha aperto il fuoco e ha continuato a sparare a persone a caso da un’auto in movimento. La polizia alla fine lo ha trovato nascosto nella casa di suo nonno, dove hanno anche scoperto bombe a mano, un fucile automatico e munizioni.
Il presidente Vucic ha proposto una moratoria sui permessi di armi indipendentemente dal tipo di arma, in quello che ha definito un “disarmo pratico” della Serbia che includerebbe anche controlli medici e psicologici più frequenti e obbligatori dei proprietari di armi. Il governo assumerà anche 1.200 nuovi agenti di polizia per migliorare la sicurezza nelle scuole, ha affermato Vucic.
In un passaggio del suo discorso nazionale, il presidente Vucic ha detto che l’uomo armato indossava una maglietta con simboli neonazisti. Non ha fornito ulteriori dettagli sulle sparatorie. La cosa suscita più di qualche dubbio nell’opinione pubblica serba, in particolare per la similitudine dei due attacchi.
Non è da escludere, quindi, un tentativo di destabilizzazione del paese che le potenze del G7 stanno pressando perché voti le sanzioni contro la Russia e risolva la “questione” Kosovo. Proprio quest’ultimo aspetto mette Vucic in una condizione molto delicata tanto che solo pochi mesi fa si era trovato sull’orlo delle dimissioni bersagliato dalle accuse di tradimento da parte dell’opposizione. Non ci sono abbastanza elementi per stabilirlo ma il riferimento al carattere politico dei due attentati e il silenzio che li hanno accompagnati potrebbero essere un utile indizio.
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