Il Qatar siamo Noi #10
La crisi iraniana passa oggi per il campo di pallone. Nell’ultima partita della fase a gironi, Iran e Stati Uniti si affrontano giocandosi la qualificazione al turno successivo, che per gli iraniani sarebbe una prima volta. Nei due incontri precedenti, la nazionale della Repubblica Islamica è stata stritolata dalle pressioni rispetto all’opportunità di cantare l’inno prima del calcio d’inizio: con l’Inghilterra i calciatori del cosiddetto Team Melli non l’hanno fatto ed hanno preso sei gol, con il Galles invece sì e hanno vinto. Nel mezzo, secondo quanto “rivelato” dalla CNN, ci sarebbero state minacce ai calciatori ed alle loro famiglie per far sì che si riprendesse a cantare tutti in coro l’inno del regime islamico e ci si riallineasse con la sua “narrazione”. Attingendo a quella che viene definita una “fonte riservata”, i telegiornalisti della CNN avrebbero fatto un superscoop: la notizia è stata immediatamente irradiata in tutto l’orbe terracqueo dai mille megafoni della propaganda occidentale. In realtà, lo “scoop” rientra in una sorta di “guerra fredda” consumata prima della gara, nel contesto della quale la prima “provocazione” è da addebitare agli americani, che hanno pubblicato sulle pagine social della federazione calcistica post con la bandiera iraniana “deislamizzata”, priva cioè dello stemma nella banda centrale, introdotto a partire dal 1980, dopo la stabilizzazione del regime scaturito dalla Rivoluzione Islamica. Lo sfregio diplomatico è stato ribadito con una dichiarazione di “sostegno alle donne in Iran che lottano per i diritti umani fondamentali”. Gli iraniani hanno risposto con gli azzeccagarbugli: appellandosi ad un codicillo del regolamento FIFA, i loro legali hanno chiesto l’esclusione degli USA dal torneo per la storia della bandiera “sbagliata”. A quel punto, è finalmente intervenuto il Dipartimento di Stato, che prima ha fatto “correggere” la bandiera incriminata (ribadendo ancora il sostegno alle donne eccetera) e poi, presumibilmente, sguinzagliato i suoi telecagnacci. Di tutto questo si è rotto le scatole pure il ct dell’Iran, il marpione portoghese Carlos Queiroz, che in conferenza stampa è sbottato, dopo la millesima domanda sui diritti e tutto il resto, chiedendo polemicamente ai giornalisti come mai non ponessero domande simili agli allenatori di altre nazionali i cui governi “causano problemi nel mondo”. L’altra volta in cui Iran e stati Uniti si sono affrontati sul campo di calcio mondiale, è stato il Team Melli a prevalere. Accadde ai mondiali francesi del 1998, e per la nazionale iraniana si trattò della prima vittoria in assoluto nella storia della competizione. Erano altri tempi: i giocatori dedicarono la vittoria ai martiri della guerra con l’Iraq, il regime celebrò in pompa magna la vittoria contro il Grande Satana. Eppure, la notte fra il 21 ed il 22 giugno 1998 fu festa pazza per le strade di Teheran, coi barbuti pasdaran che si trovarono fianco a fianco, senza intervenire, con ragazze senza velo e ragazzi avvinazzati. Difficile che il miracolo si ripeta stasera. Comunque vadano le cose sul campo, a Teheran può succedere di tutto.
Stefano Torricelli dice
Mah…
Io da tempo dico che i demoni potrebbero usare l’Iran per destabilizzare il medioriente e creare caos, odio, guerre che, per me, mettendomi nella loro ottica…è l’unica e ultima carta da giocare prima della inevitabile “fine dei giochi”.
La carta della rivoluzione colorata in lran potrebbe essere l’ultimo, devastante colpo di coda del dragone morente, Alla fine saranno sconfitti dalla luce che assorbe L’oscurità ma di qui ad allora la quantità di male che faranno dipende dalla nostra forza e intelligenza, dalla capacità di smascherare e prevenire, dalla nostra frequenza ed elevazione spirituale per fare struttura e massa critica.