Giuseppe Russo
Avanti.it
Un mese fa, il 26 settembre, è andata in onda sui canali locali via cavo di 35 stati degli USA la premiere di Ring Nation, programma basato sulla trasmissione di clip tratte dalle riprese effettuate dai Ring Video Doorbell, campanelli “intelligenti” installati nelle case di milioni di americani. Ring Nation è prodotto dalla Big Fish Entertainment e distribuito dalla Metro-Goldwin-Mayer, aziende che figurano fra le “sussidiarie” di Amazon, con lo storico colosso del cinema e della televisione acquisito dalla compagna di Jeff Bezos nel maggio 2021. La stessa Amazon controlla anche la Ring LLC, società che si occupa di “sicurezza domestica” offrendo ai consumatori di paranoia un pacchetto completo di telecamere di sorveglianza e campanelli “intelligenti”, il cui funzionamento è integrato dall’app Neighbors, attraverso la quale è possibile condividere con altri utenti i filmati e gli “allarmi” legati alla presenza di (presunti) malintenzionati. Ring Nation funge da televendita per i prodotti della Ring LLC rivolgendosi al pubblico anziano che ancora si sintonizza sui canali televisivi locali, ora battendo sulle potenzialità anticrimine dei dispositivi, ed ora evidenziandone l’aspetto “divertente” mostrando, in una vorticosa successione di brevissimi video, quante goffe cadute o teneri gattini possano catturare le telecamere magiche, contribuendo sia alla sicurezza e sia all’intrattenimento. Lo stile è quello di Live PD, show televisivo prodotto dalla stessa Big Fish Entertainment e costruito sulle riprese delle operazioni di diverse agenzie di polizia degli Stati Uniti: andato in onda dal 2017 al 2020, e ritirato poi dalla programmazione del canale A&E in segno di “protesta” dopo la controversa morte di George Floyd per mano di un agente, Live PD presentava come “dirette” quelli che erano accurati montaggi che avevano lo scopo di spettacolarizzare la gestione dell’ordine pubblico e promuovere l’immagine delle forze dell’ordine, con le quali Amazon e tutte le consociate, in primis la Ring LLC, amano lavorare in sinergia. Una curiosa coincidenza vuole che a condurre Ring Nation sia l’attrice comica Wanda Sykes. Costei, figlia di un colonnello dell’esercito, è un’ex impiegata della National Security Agency, la “sorella” della CIA nel sistema americano di intelligence, la cui posizione lavorativa era, a detta sua, “un po’ al di sopra del top secret“. La sua patinata biografia ufficiale recita che, mentre si annoiava a a morte coi suoi lavoretti top secret, Wanda Sykes abbia iniziato ad esibirsi nei comedy club, macinando successi su successi fino a sfondare a Hollywood, come in ogni sogno americano che si rispetti.
Anche intorno ai Ring Video Doorbell è stata costruita una bella storia americana: il loro ideatore, Jamie Siminoff, ebbe l’illuminazione mentre lavorava in garage e non riusciva a sentire il suono del campanello. All’epoca, una decina di anni fa, i campanelli erano piuttosto stupidi, e Siminoff decise di renderli “intelligenti” abbinandoli ad una telecamera in grado di inviare in tempo reale immagini ed avvisi agli smartphone. Dopo aver provato invano a raccattare finanziamenti per la sua startup, che all’inizio si chiamava Doorbot, anche attraverso la partecipazione al reality show Shark Tank nel 2009, programma nel quale giovani inventori sottoponevano i loro progetti agli “squali” degli investimenti, Siminoff ha tenuto duro perfezionando il suo prodotto fino a captare l’interesse di danarosi finanziatori quali il patron del marchio Virgin Richard Branson e l’ex cestista Shaquille O’Neal, oltre al più discreto coinvolgimento dei fondi d’investimento legati alla Goldman Sachs, alla DFJ Growth ed alla Kleiner Perkins Caufield & Byers, fino a vedere la sua creatura rilevata da Amazon nel 2018 per una cifra superiore al miliardo di dollari. In questa narrazione c’è tutto: il nerd che si fa da sé, la mitologia del garage, le mille opportunità offerte dal sistema, la meritocrazia, la munificenza dei “filantropi” interessati al progresso delle genti, la “moralità” del capitalismo. Sul piano tecnico, ogni Ring Video Doorbell dispone di una telecamera ad alta definizione, un sensore di movimento, un microfono e un altoparlante, ed è di fatto inutilizzabile senza la già citata app Neighbors. Quest’ultima, lanciata nel 2018 dalla Ring LLC come “social network locale” in grado di garantire il controllo di vicinato in aree ad alta densità criminale condividendo informazioni, permette, attraverso diversi piani di abbonamento, di ricevere notifiche con immagini in diretta sul cellulare ogni qualvolta il campanello “intelligente” viene pigiato oppure percepisce, attraverso il sensore, la presenza di qualcuno che si avvicina alla porta, di conservare le riprese fino ad un determinato limite temporale, di rendere pubbliche le immagini del proprio cortile agli altri adepti della Ring Nation. E dopo i primi successi, la Ring LLC ha aggredito il mercato del securitarismo domestico, mettendo a frutto le trovate di altri nerd: nel 2020 venne presentata la Always Home Cam, una telecamera aerea disposta su un drone in grado di volare su un percorso predefinito all’interno o all’esterno di una casa, nel settembre dell’anno successivo ha fatto invece il suo ingresso in società il robot-guardiano Astro, una guardia di sicurezza collegata ai dispositivi Ring che all’occorrenza può essere attivata e controllata a distanza. Tutti questi marchingegni sono stati diffusi grazie al concorso delle stesse forze dell’ordine: la Ring LLC ha stretto una partnership con 2000 dipartimenti di polizia per mettere a loro disposizione i filmati di Neighbors, ed in certi casi gli agenti sono stati addirittura usati come piazzisti, come a Los Angeles, dove centinaia di poliziotti sono stati incentivati a vendere i dispositivi in cambio di telecamere gratuite per sé e per il dipartimento, o a Lakeland, in Florida, dove i prodotti Ring sono stati donati ai residenti dai poliziotti locali. Nel vuoto legislativo che si è venuto a creare, la polizia ha acquisito, di fatto, la possibilità di attingere alle immagini del circuito Neighbors anche senza il consenso dell’interessato proprietario di campanello “intelligente”, che pure dovrebbe essere richiesto; come diversi utenti hanno già avuto modo di constatare, un eventuale rifiuto, oltre che “sospetto”, sarebbe inutile, visto che la polizia, all’atto della formale richiesta, è già in possesso delle immagini “utili”. Dopo aver riconosciuto di fornire i video alle autorità in caso di “emergenza”, Amazon ha trovato anche una sponda politica, con il sindaco di San Francisco London Breed che ha appoggiato una proposta di legge per rendere accessibili alle forze dell’ordine, senza limitazioni, le riprese di tutte le telecamere di sorveglianza in tempo reale. Questa ossessione per la telesicurezza ha già mietuto le sue prime vittime: è successo l’anno scorso in Inghilterra, dove un uomo precipitatosi a casa dopo aver ricevuto gli avvisi di intrusione tramite Neighbors ha colto sul fatto uno dei ladri accoltellandolo a morte, mentre pochi giorni fa in Florida un uomo e suo figlio adolescente sono stati arrestati dopo aver sparato ad una donna che stazionava in macchina davanti alla loro abitazione: la loro decisione è maturata dopo aver ricevuto il segnale d’allarme dal loro Ring Video Doorbell. In realtà con questi apparecchi i problemi di “sicurezza” aumentano anziché diminuire: la vulnerabilità del sistema Ring agli attacchi hacker era tale che nell’autunno 2019 prese piede un seguitissimo podcast, NulledCast, in cui buontemponi smanettoni prendevano il controllo di campanelli, microfoni e telecamere per giocare qualche brutto tiro agli ignari Ring-nazionalisti, aggiornando così gli scherzi telefonici all’epoca transumanista. A partire dal 2020, la Ring LCC ha reso obbligatoria l’autenticazione a due fattori per arginare i tentativi di hackeraggio, ma il problema resta, con la rete che pullula di tutorial su come intrufolarsi nelle case altrui attraverso qualche facile trucchetto. Ciò nonostante, i campanelli “intelligenti” vanno diffondendosi a macchia d’olio, e diventa difficile persino fare una stima delle telecamere operanti, vista la reticenza dell’azienda su questo punto. Secondo la società di “business intelligence” Strategy Analytics, nel 2021 Ring ha venduto oltre un un milione e quattrocentomila dispositivi, cioè quanto i suoi concorrenti Sky Bell, Nest, Vivint e Remo+ messi insieme. L’indagine più completa sulla dislocazione e sulle potenzialità di interazione delle telecamere del circuito Ring è del sito gizmodo.com, e risale al 2019: in essa viene analizzato il “lavoro” di 20000 apparecchi nel corso di 500 giorni, e a detta degli stessi estensori dell’articolo questo numero rappresenta una parte esigua del totale, ma significativa a livello statistico. Per rendere l’idea, prendendo un’area a caso di circa quindici chilometri quadrati a Nord di Washington, nel suddetto arco temporale sono stati prodotti 4684 messaggi nell’ambito dell’app Neighbors: un “allarme” ogni due ore e mezza.
Attraverso la storia della inesorabile trasformazione degli Stati Uniti in una Ring Nation è possibile anche cogliere la portata del processo di “amazonizzazione” dell’economia, della società, dell’immaginario. Dal punto di vista economico, Amazon si pone come un’azienda totale che non si accontenta di controllare filiere o prevalere in segmenti di mercato, ma coltiva invece il fine di plasmare il mondo a sua immagine e somiglianza, rendendo i cittadini consumatori insaziabili dei suoi prodotti e servizi e al contempo impiegandoli, a loro insaputa, nelle funzioni aziendali, trasformando in occasione di profitto tutte le interazioni sociali. Così, il pretesto attraverso il quale i campanelli “intelligenti” si sono fatti strada nella pionieristica fase di espansione è stato quello della prevenzione dei furti di pacchi Amazon, specie dopo che, nel corso della pandemia, il volume delle consegne era cresciuto a livello esponenziale. Successivamente, il colosso di Jeff Bezos ha adoperato il sistema Ring per affinare il controllo sui fattorini, che ora grava perlopiù sugli stessi clienti, i quali sono ben lieti di monitorare il servizio per conto di Amazon inviando “recensioni” e video che integrano i meccanismi già in essere. Per mettere alla prova gli addetti alle consegne, si è diffusa l’abitudine di sottoporli alle richieste più assurde: nel gennaio di quest’anno è diventato “virale” su Tik Tok il “challenge” in virtù del quale si chiedeva ai fattorini di mettersi a ballare davanti ai campanelli “intelligenti”. Un altro video che ha spopolato mostra invece un fattorino che, per evitare di calpestare le aiuole rispettando le indicazioni del cliente, che seguiva ogni suo passo tramite Neighbors, inciampa più volte rovinosamente. Siamo ben oltre la normalizzazione di uno stato di sorveglianza assoluta: siamo alla sua “gamificazione”, cioè alla trasformazione del controllo e della schiavitù in giochi divertenti. Ring Nation era già in essere quando i campanelli “intelligenti” emettevano i loro primi vagiti: il primo filmato pubblicato sul canale Youtube dell’azienda, con la caratteristica inquadratura “ad occhio di pesce” (o ad anello, se preferite, che è proprio il significato italiano di ring), risale al 2015, mentre nel 2018, dopo l’acquisizione da parte di Amazon, prese forma Ring TV, predecessore diretto di Ring Nation, che alla resa dei conti è solo la punta dell’iceberg: l’hashtag #RingDoorbell su TikTok ha quasi tre miliardi di visualizzazioni, frutto di una campagna pianificata nei minimi dettagli. Il fattore “sicurezza” passa in secondo piano nelle “storie” catturate dagli occhi elettronici e diffuse attraverso la rete con il logo di Ring.com ben evidenziato: fare parte della Ring Nation è diventato cool.
Prendendo in esame quest’ultima deriva post e transumana dell’Occidente, non può non venire in mente lo scenario del celeberrimo 1984 di George Orwell, con gli occhi del Grande Fratello che vedono tutto, scrutando fin negli abissi dell’anima: l’enfasi è posta su ciò che i Ring Video Doorbell “catturano” al di là della porta di casa, ma è chiaro che sono fatti anche per captare ciò che accade al di qua, visto che oltre al dono della vista hanno anche quello dell’udito e sono in grado di registrare suoni fino a sei metri di distanza. Ad ogni modo i campanelli “intelligenti” sono assai meno minacciosi e assai più “divertenti” del Grande Fratello di orwelliana memoria: dialogando con Alexa, con Astro e con gli stessi esseri (post)umani, rende la casa smart e la vita assai più degna di essere vissuta. A qualcuno la Ring Nation potrà ricordare il Panopticon, la prigione assoluta concepita alla fine del XVIII secolo da Jeremy Bentham, l’inferno in cui un unico occhio invisibile controlla tutti i prigionieri. In realtà, per trovare fiction che anticipano la Ring Nation, assolvendo anche la funzione di “educare” il pubblico al cambiamento, bisogna volare basso e guardare alla cinematografia americana degli ultimi anni. The Circle , film del 2017 prodotto e interpretato da Tom Hanks e tratto dall’omonimo romanzo di Dave Eggers, è l’opera più predittiva in tal senso: in essa Hanks, nel ruolo di un Mark Zuckerberg all’ennesima potenza, lancia sul mercato una microtelecamera ad altissima definizione in grado di mimetizzarsi con l’ambiente circostante e di inviare immagini in tempo reale attraverso la rete. Dopo una prima diffusione dei rivoluzionari apparecchi (che in base alle parole del protagonista avrebbero dovuto abbattere le dittature e cose del genere), viene presentato il programma Soul Search, tramite il quale è possibile trovare una qualunque persona nel mondo inserendo una sua immagine nel circuito. A chiudere il cerchio, è il caso di dirlo, le affinità “geometriche” fra il circle cinematografico ed il ring, l’anello che sta conquistando la realtà. Anche nella saga di The Purge (infamemente tradotta in italiano come La notte del giudizio) è possibile avvertire echi della Ring Nation: in un’America caratterizzata dalla purge del titolo (“lo sfogo” nel doppiaggio italiano), una notte nella quale tutti i crimini, incluso l’omicidio, sono promossi dalle autorità, chi può permetterselo si barrica in casa attraverso sistemi di sicurezza ipertecnologici dotati delle immancabili telecamere , gli altri restano in balia dei “patrioti” che si sfogano. Andando ancora più a ritroso, fino a The Truman Show del 1998, si è portati a constatare amaramente che il mondo posticcio di Truman si è allargato oltre il set, che a tutti tocca essere Truman per cinque minuti e che miliardi di individui hanno come massima aspirazione quella di essere Truman per sempre. Nella Ring Nation in cui il produci, consuma e crepa di una volta si trasfigura in consuma, spia e fatti spiare, lo Spettacolo siamo Noi.
Il Contadino dice
Gran pezzo! Offre profondi spunti di riflessione. Mi chiedo: quale può essere l’antidoto a questo modello di controllo e spettacolarizzazione?
Vado a fare una passeggiata nel bosco, nel frattempo ci penso
Bertozzi dice
Mi associo, grande pezzo; in America comunque son sempre più avanti, anche nelle nevrosi, non stanno mica bene, c’è poco da dire.
Marco Remotti dice
Siamo alla cancellazione dell’individuo autonomamente pensante. Ormai siamo marci.